La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 24 dicembre 2015

Le mani di Renzi sulla Rai

di Pancho Pardi
Con un militante della prima ora alla Leopolda posto con ampliati poteri al vertice della Rai si verificherà presto il nuovo carattere delle reti televisive pubbliche, che già da tempo si erano prodotte in sbrodolanti servizi sul presidente del consiglio.
Renzi ha mantenuto a modo suo la promessa: fuori i partiti dalla Rai. Si era dimenticato di dire: dentro la Rai solo Palazzo Chigi.
Così il premierato assoluto preparato dalle riforme istituzionali potrà pretendere pieno e incontrastato dominio sulla principale fonte pubblica di comunicazione e informazione.
Al tempo di Berlusconi, che nessuno rimpiange, c'era il proprietario della maggiore emittente televisiva privata che aveva costretto la Rai a rinunciare al ruolo di servizio pubblico per farle esercitare un imbarazzante servizio privato a suo stretto vantaggio.
Ora abbiamo il massimo detentore del potere politico che, privo di emittenti proprie, fa semplicemente proprie quelle pubbliche.
Ci ridurremo a cercare col lanternino gli spazi residui di autonomia professionale praticabili in Rai? I giornalisti con la schiena diritta riusciranno ad evitare di essere coinvolti nella nauseante prassi dell'elogio a tempo pieno?
E per di più ci toccherà mantenere la melassa renziana col pagamento obbligato del canone. Come rispondere? Il pagamento del canone è giusto se remunera il servizio pubblico, non se foraggia il servizio privato. Ma ligi alla Repubblica fino all'autolesionismo, proclamiamo: pagare il canone è un dovere civico, smettere di guardare la Rai un piacere ineguagliabile.

Fonte: MicroMega online - blog dell'Autore 

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