La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 4 febbraio 2016

Cose che capitano

di Maria G. Di Rienzo
Quando la violenza contro le donne, in Italia come altrove, diventa troppo visibile (cioè ci sono troppi fatti di cronaca che non possono essere ignorati dai media)quotidiani e televisioni a diffusione nazionale non sanno che pesci prendere. Al massimo ingaggiano un sedicente “esperto” – di preferenza maschio e psichiatra, ma va bene anche un ragioniere, purché predicatore estremista religioso – e gli offrono soldi e spazio per pontificare sul nulla. Perché, di fatto, nulla sa della questione come fenomeno sociale e tanto meno si preoccupa di informarsi, ma direttori e conduttori e presentatori – di preferenza maschi – gli pongono accorati la domanda: “Per quali ragioni capitano queste cose? Non riusciamo a capire.” Le “cose” che sembrano uscire dal nulla sono pestaggi, stupri, omicidi. E il principale motivo per cui capitano non è la presenza di oscuri meandri nella mente umana ne’ l’invenzione del femminismo da parte di Satana, bensì la volontà dei loro perpetratori: costoro operano una scelta (Se non credete a me, chiedetelo a uno qualsiasi di quei professionisti di polizia chiamati “profiler”, il cui lavoro è tracciare il profilo psicologico e comportamentale degli autori di crimini).
Questa dimensione manca al completo nei reportage giornalistici, che sono invece zeppi di giustificazioni e scuse per chi picchia, violenta e uccide. L’intero discorso mediatico sulle scelte concerne spudoratamente le vittime, donne (e bambine/i) che avrebbero dovuto tenere un comportamento diverso per evitare gli abusi. Istanze di potere e controllo, donne e bambine/i ritratte e vissute come “proprietà” degli uomini, donne e bambine oggettificate e sessualizzate, socializzazione per genere, responsabilità personali di chi vende e propaganda violenza, responsabilità personali di chi usa violenza: tutto questo viene accuratamente evitato negli articoli di cronaca e in quelli di approfondimento.
Nessuno riesce a fare questo semplice collegamento logico: se a partire da quando vanno all’asilo noi diciamo ai bambini (maschi) che la violenza è non solo un’interazione normale nelle loro relazioni, ma un ingrediente fondamentale della loro mascolinità, cosa abbiamo da stupirci quando la usano a venti, trenta, quaranta, cinquant’anni e così via? Se continuiamo a dire esplicitamente e a suggerire in mille modi a bambini e ragazzi che in virtù di tale mascolinità hanno diritto all’attenzione delle donne, al tempo delle donne, al sostegno emotivo delle donne e al corpo delle donne, e che le loro necessità in materia soppiantano le necessità di chiunque altro, cosa abbiamo da stupirci quando le soddisfano a costo delle vite altrui?
Il sociologo Michael Kimmel, fondatore di un Centro universitario di studi su uomini e mascolinità, sostiene che “La cosa peggiore che puoi dire a un bambino o un ragazzo è questa: sii uomo”. (Non mostrare sentimenti, non piangere, imponiti, sii un duro, fagliela vedere, tieni la zoccola al suo posto ecc.)
Kimmel aggiunge che gli uomini devono riconoscere i ruoli che giocano in un mondo violento, così come le loro responsabilità nel cambiarlo: “La violenza contro donne e bambine/i non è una “questione femminile”, non quando la stragrande maggioranza dei perpetratori sono uomini. Gli uomini devono fare questo ragionamento per poter capire che un mondo femminista è un mondo migliore per tutti. Il modo in cui la mascolinità viene costruita e forzata ferisce tutti, uomini, donne e bambine/i.”
Ormai solo i fulminati complottisti-gender e chi è in malafede può sostenere che gli uomini sono “naturalmente” più violenti delle donne. Gli studi scientifici sul cervello smentiscono totalmente questa idea. Gli studi antropologici hanno quintali di testimonianze su gruppi etnici che vivono – in questo momento, su questo pianeta – in eguaglianza fra i generi, gruppi ove le qualità della “persona notevole” sono identiche per ambo i sessi e dove la violenza e l’aggressività sono stigmatizzate e rare, da parte degli uomini come da parte delle donne.
Il 2 febbraio 2016 è stato, per il nostro Paese, uno di quei giorni in cui la violenza contro le donne ha accumulato un po’ troppe notizie da piazzare in cronaca: forse è per questo che se ne sono occupati solo incompetenti e/o conniventi.
“Brescia, uccide la moglie a coltellate poi va a schiantarsi contromano in autostrada: morto.”
Citazioni integrali: “I vicini di casa descrivono i due come “una coppia tranquilla e molto discreta”. La donna lavorava come impiegata, mentre l’uomo era il titolare di una pizzeria da asporto in provincia e, secondo alcuni parenti, ultimamentestava affrontando un periodo di depressione legata ad alcuni problemi di salute. (…) Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, la coppia avrebbe avuto una lite furibonda che l’uomo – Paolo Piraccini – ha tragicamente concluso impugnando il coltello e uccidendo la moglie. Piraccini ha poi chiamato il cognato: “Ho ucciso Marinella e adesso vado ad ammazzarmi” e così ha fatto imboccando contromano con la sua auto il casello autostradale e andando a schiantarsi contro un tir.”
L’omicida-suicida era depresso e aveva problemi di salute, cose che inevitabilmente conducono a “concludere” a coltellate i litigi. A casa mia preferiamo negoziare anche quando, come ora, siamo depressi e uno con il raffreddore e l’altra con la tosse, ma forse non facciamo testo. Comunque, cosa ci dice l’articolo della vittima? Cosa sappiamo del suo stato di salute, mentale e fisico, visto che quello del suo assassino è così importante? Nulla, nell’articolo “Marinella” non ha neppure un cognome.
“Prete arrestato per abusi sessuali su tre minori – Il sacerdote, di 40 anni, avrebbe commesso le violenze mentre era parroco a Palermo”
Citazioni integrali: “Le indagini avrebbero fatto emergere che due fratelli di 13 e di 15 anni erano stati vittime di violenza sessuale da parte del parroco della Chiesa di Palermo che frequentavano. Gli episodi sarebbero cominciati in occasione di un pellegrinaggio e sarebbero poi continuati in periodi successivi anche nell’abitazione dei due ragazzi. (…) Le indagini, coordinate dalla Procura, si sono avvalse di alcune testimonianze ed hanno permesso di ricostruire un’altra vicenda, avvenuta qualche tempo prima, di abusi sessuali ai danni di una terza vittima, oggi maggiorenne. Gli agenti hanno acquisito anche la conversazione, via chat, che il sacerdote aveva intrattenuto con una parrocchiana, nella quale lo stesso le confessava quanto aveva fatto in un momento di debolezza, durante un pellegrinaggio.”
Ci vuole una gran faccia tosta per presentare la tesi del sacerdote senza un battito di ciglio, legittimandola: poiché gli episodi di abuso di minori erano costanti, ripetuti nel tempo, quanti momenti di debolezza colpivano a tradimento questo poverino? Tre pater, due ave, e via a strapazzarne a un altro?
“Palermo, molestò due impiegate in ufficio, assolto direttore: Era immaturo, agì per scherzo”
Citazioni integrali (è per questo che quasi tutti gli accenti sono sbagliati): “Se il capo palpeggia la collega, non è detto che sia una molestia sessuale. Può essere infatti che lo faccia perchè mai cresciuto, nonostante i 65 anni di età. Se lo fa per scherzo, cioè, può essere un gesto “inopportuno e prevaricatore”, segno di “immaturità”, ma il reato non c’è. Così ha stabilito il tribunale di Palermo, nell’assolvere (…) l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate Palermo 1, Domenico Lipari, accusato proprio di avere molestato due impiegate del suo ufficio: a una diede una lieve pacca sul sedere, all’altra mise il dito sul bottoncino della camicetta, proprio all’altezza del seno, sfiorandole in un’altra circostanza la zona genitale. (…) La sentenza da’ comunque atto che Lipari fece effettivamente quel che gli viene contestato. Ma lo fece per gioco e senza trarne alcun piacere: le vittime, peraltro, non sarebbero state “danneggiate” ne’ limitate nella loro libera autodeterminazione, perche’ quegli atti – secondo i giudici e nonostante le osservazioni delle due donne – erano “privi di connotato sessuale”. (…) Non si deve cioe’ fare riferimento alle parti anatomiche aggredite e al grado di intensita’ fisica del contatto instaurato – prosegue infatti la sentenza – ma si deve tenere conto dell’intero contesto. Nel comportamento del Lipari non era ravvisabile alcun fine di concupiscenza o di soddisfacimento dell’impulso sessuale”.
Questo è un esempio preclaro di Italia che ha perso la bussola. Da quando in qua le intenzioni di un individuo rendono la violazione dello spazio personale e dell’integrità corporea di un altro individuo un semplice “scherzo”? La legge non deve misurare quanti orgasmi e di che qualità il molestatore ha avuto, deve punirne le molestie. I corpi delle donne non sono le panchine pubbliche alla stazione dei treni. Il signore, solo perché è maschio, non è titolato a toccarli, intensamente o meno, per gioco o meno, soddisfacendo o meno impulsi sessuali, o perché gerarchicamente ha un posto superiore in ufficio.
“Strangola per gelosia l’ex compagna a Misterbianco, aveva già ucciso in passato”
Citazioni integrali: “Hanno pochi dubbi gli investigatori dei carabinieri che ieri sera hanno scoperto il corpo senza vita di Luana Finocchiaro 41 anni, separata e mamma di tre bambini: era riversa sul pavimento della camera da letto, con ecchimosi sul collo. Dopo una notte di interrogatori, questa mattina è stato fermato Vincenzo Di Mauro, l’ex convivente di 37 anni che Luana aveva più volte denunciato perché la picchiava, il padre del terzo figlio di appena 4 anni. (…) Secondo gli investigatori, a spingerlo a uccidere sarebbe stata la gelosia e i diverbi per la gestione del figlio. Di Mauro nel 2000 aveva ucciso un vicino di casa per le avance fatte alla sua fidanzata ed era stato condannato a 11 anni di reclusione. Scontò la pena ma nel 2012 fu di nuovo arrestato dai carabinieri della tenenza di Misterbianco per lesioni personali nei confronti di Luana Finocchiaro.”
Geloso e in più papà separato insoddisfatto: indovinate di chi è la colpa se Luana Finocchiaro è morta, l’articolo ve lo dice neanche tanto sommessamente.
“Lei mi tradiva, ho perso la testa. Confessa l’uomo che ha dato fuoco alla compagna incinta”
Citazioni integrali: “Il folle gesto di Pozzuoli. Carla Ilenia Caiazzo ancora gravissima, sta bene la piccola Giulia Pia che i medici hanno fatto nascere. Domani udienza di convalida: a Paolo Pietropaolo contestato il tentato omicidio con l’aggravante della premeditazione.”
Notevole: in quattro righe stanno insieme il “folle gesto” e la “premeditazione” senza che nessuno fiati. Presto arriveremo al “raptus premeditato causato dalla vittima”. Ma il meglio deve ancora venire. Il pezzo, infatti, comincia così:
Ha perso la sua bellezza e ora lotta per non perdere la vita e abbracciare la piccola Giulia Pia, che non ha ancora visto. (…) Il primario della terapia intensiva grandi ustionati dell’ospedale Cardarelli di Napoli, Gennaro Savoia dice Carla che lotta tra la vita e la morte: “Ha il 50 per cento di possibilità di vivere”. C’è poi, un aspetto che rende la vicenda ancora più brutta: le ustioni hanno colpito Carla al volto, al collo, al torace e alla schiena. E difficilmente potrà riavere, dopo innumerevoli interventi chirurgici, di nuovo il suo viso. (…)”
Per cosa dobbiamo compatire questa donna, se non per la perdita dell’unica e sola e imprescindibile qualità che dà valore a una donna? Ha perso la bellezza! Come diamine farà, se sopravvive e nessuno vuol più scoparla (“bellezza” attualmente questo significa)? Ahinoi, piangiamo, ha smarrito per strada il suo sex appeal, che peccato (per gli uomini) e come sarà successo?! E la grammatica, la sintassi, la coerenza nell’esposizione – esimio signor “giornalista” – sono andate perdute in un mare di virgole e accenti messe/i a caso, assieme alla bellezza e al suo senno?
“Pietropaolo ha detto agli inquirenti che la povera Carla “lo tradiva da tempo, ma voleva un figlio da lui”. L’uomo è descritto come una persona instabile, fortemente stressato. Secondo la zia della ragazza, lei lo aveva lasciato ma nessuno si aspettava una simile reazione. (…) Nell’interrogatorio di ieri sera, Pietropaolo ha ammesso le proprie responsabilità sostenendo, tuttavia di non avere avuto l’intenzione di uccidere e sostenendo che il suo è stato un gesto d’impeto. (…) “Ho visto che lui la riempiva di pugni. Sono intervenuto per cercare di salvarla e l’ho spinto verso un muro. Carla mi ringraziava: ‘Ci hai salvati’ mi diceva riferendosi al fatto che aspettava un figlio. Poi però lui è andato a prendere una bottiglia dalla macchina, dall’odore ho capito che era alcol. Ho cercato di prenderla ma non ci sono riuscito e poi ho visto lei tra le fiamme”. Così, in lacrime, Gennaro Tassieri, racconta come ha cercato di salvare la donna da Paolo Pietrapolo a Pozzuoli.”
Si erano lasciati, però lei lo tradiva. Si erano lasciati, però lei voleva un figlio da lui. Ci credo, come no. Lei, anche se ti manda sull’ostia, continua a essere tua in eterno, è chiaro. Sei così attraente e sveglio e amorevole che anche se ti ha mandato sull’ostia (quando era già incinta, ma di te non ne poteva più) desidera avere figli con te. Tu, come tutti già sanno da articoli precedenti, eri stressato e instabile e hai preso psicofarmaci evolevi morire e una volta hai persino visto uno psicologo;inoltre, hai agito d’impeto. E, pensa un po’, resti un farabuttoanche se nutrito, allevato, giustificato, legittimato, scusato da una marea di farabutti tuoi simili.

Immagine tratta da https://mcfcrandall.files.wordpress.com

Fonte: comune-info.net 

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