La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 2 marzo 2017

Il ritorno delle leggi razziali americane

di Chris Hedges
L’attività di “riscaldamento” in preparazione a un fascismo americano conclamato e una guerra razziale, sta avvenendo in comunità di immigrati ed emarginate in tutti gli Stati Uniti: la schedatura in base alla razza, persone fermate casualmente della polizia, incursioni nelle case e nei luoghi di lavoro, persone di colore fatte uscire dai veicoli ai posti di blocco. Sequestri di persone senza alcun precedente penale o che non hanno mai commesso alcun reato grave. Detenzione senza processo. Udienze accelerate per l’espulsione e procedimenti di allontanamento che violano i diritti umani.
L’arresto di un beneficiario del programma Deferred Action for Childhood Arrivals – DACA (Azione differita per gli arrivi dei minori) – cioè Daniel Ramirez Medina, di 23 anni, che insieme ad altri 750.000 che hanno fatto richiesta con successo, aveva rivelato la storia personale al governo quando ha fatto domanda per lo status DACA. Genitori separati, forse per sempre, dai loro figli. I perseguitati che entrano in clandestinità. La fine dello stato di diritto. L’abbandono del bene comune. La cancellazione di uno stato sociale in cui le istituzioni e i programmi di assistenza – dall’istruzione pubblica al sistema previdenziale e ai sussidi pubblici – rendono possibili la giustizia, l’uguaglianza e la dignità.
Gli europei bianchi privi di documenti non vengono presi di mira. Gli ordini esecutivi del presidente Trump sono diretti verso le persone di colore. Cominciano dalla premessa che i bianchi americani sono le vere vittime del neoliberalismo, della deindustrializzazione e degli standard di vita in calo. Gli ordini di Trump sono scritti non per fare di nuovo grande l’America ma per renderla bianca. Sono una versione aggiornata delle leggi razziali dei nazisti di Norimberga, delle leggi Jim Crow, della Legge di esclusione dei cinesi e la Legge di naturalizzazione del 1870. Sono intesi a istituzionalizzare una manifesta gerarchia razziale negli Stati Uniti, già sviluppata dagli stati di polizia in miniatura in cui si trovano le comunità marginali di colore. In queste enclave povere non c’è nessun diritto a un giudizio o a un regolare processo. La polizia militarizzata uccide con impunità, e i tribunali rinchiudono in prigione la gente spesso per tutta la vita. I diritti sono trattati come privilegi che possono essere revocati all’istante. I poveri, specialmente le persone di colore povere, sono state esonerate da considerazioni morali. Sono considerati un impedimento alla coesione sociale. E questi impedimenti devono essere eliminati. Questo è il modello di quello che verrà. Gli ebrei – i loro centri comunitari sono sotto minaccia di violenza e i loro cimiteri vengono profanati – saranno perseguitati. Il fascismo americano sarà consolidato da squadre paramilitari in uniforme e armate pesantemente che tengono stretta la bandiera e la croce, che pronunciano il giuramento di fedeltà e che recitano il Padrenostro.
“Una prospettiva scarsa o nulla di riscossa dall’indolenza o dall’impotenza individuale, ci si può aspettare che arrivi da uno stato politico che non è e che si rifiuta di essere, uno stato sociale.” Il sociologo Zygmunt Bauman ha avvertito nel libro: “Collateral Damage: Social Inequalities in a Global Age (Danni collaterali. Diseguaglianze sociali nell’età globale, Laterza 2013): “Senza diritti sociali per tutti, un grande numero di persone, con tutta probabilità in aumento, troverà i propri diritti politici di scarsa utilità e non meritevoli della loro attenzione. Se i diritti politici sono necessari per mettere al loro posto i diritti sociali, questi sono indispensabili per rendere ‘reali’ i diritti politici e per tenerli in funzione. I due diritti hanno bisogno l’uno dell’altro per sopravvivere e la loro sopravvivenza può essere soltanto la loro conquista congiunta.”
Stephen Bannon, stratega capo presidenziale, nelle sue osservazioni pubbliche e nei suoi film, come “Generation Zero”, ha abbracciato un determinismo storico degno di Karl Marx. Ipotizza che la cultura occidentale sia stata contaminata e che stia venendo distrutta da razze più scure, da religioni barbare e da sistemi dottrinali. La sua visione cospirativa della storia e della società vede una guerra globale tra la razza bianca e le razze minori della terra come non soltanto inevitabile, ma come una guerra che rafforzerà e purificherà l’America.
Razzisti e teorici della cospirazione come Bannon, Michael Anton, Stephen Miller e Sebastian Gorka, costituiscono il team ideologico di consulenti di Trump. Gorka arriva ad affermare che il non riuscire a comprendere il male dell’Islam radicale, nasce da un “sovvertimento sistematico dell’establishment della sicurezza nazionale sotto la bandiera dell’inclusività, della consapevolezza culturale e della correttezza politica.”
In un discorso del 2014, Bannon ha detto: “Credo che negli anni seguiti alla caduta dell’Unione Sovietica siamo andati in parte fuori strada e stiamo cominciando adesso, nel 21° secolo con quella che credo fortemente sia una crisi della nostra chiesa, una crisi della nostra fede, una crisi dell’Occidente, una crisi del capitalismo.” (Aveva fatto questo discorso via Skype a un gruppo di Cattolici di destra riuniti in Vaticano. La trascrizione è su BuzzFeed) (1).
“Si sta preparando una guerra importante, una guerra che è già globale,” ha detto Bannon. “Sarà di portata mondiale, e le tecnologia odierna, i media odierni, la possibilità di accedere alle armi di distruzione di massa, porteranno a un conflitto globale che è un problema che penso oggi vada affrontato. Ogni giorno che ci rifiuteremo di guardare questo fatto, la sua portata, e la sua brutalità, sarà un giorno in cui ci si pentirà di non avere agito.”
Bannon, come Micah L. Sifry fa notare su The Nation, è il proponente della teoria divulgata dagli autori William Strauss and Neil Howe nei loro libri:“Generations: The History of America’s Future, 1584 to 2069” (1991) and “The Fourth Turning: An American Prophecy—What the Cycles of History Tell Us About America’s Next Rendezvous With Destiny” (1997). Questa teoria sostiene che grosso modo ogni 80 anni, che è circa la durata di una generazione, il paese attraversa una crisi catastrofica. Questa crisi scatena genocidio e altre uccisioni che durano un decennio o più. Nel periodo successivo l’ordine sociale viene rinnovato. Strauss and Howe evidenziano la Rivoluzione Americana del 1775-83, Guerra Civile, la Grande Depressione e la II Guerra Mondiale, come esempi del modo in cui funziona il ciclo.
Sifry scrive: “In ogni spazio di 80 anni, sostengono Howe e Strauss, ci sono quattro svolte, ognuna della durata di una generazione e ognuno inevitabile come l’arrivo delle stagioni.” “Nella prima svolta, per la generazione che sopravvive alla catastrofe precedente, la società di recente risanata raggiunge un apice di ordine sociale e di potere economico. Pensate all’America del boom del dopo guerra, dal 1945 al 1965. Poi arriva la consapevolezza, quando la prima nuova generazione dei bambini del periodo seguito alla catastrofe entra nell’età adulta e, al contrario dei loro genitori traumatizzati, si lasciano andare alle loro emozioni e corrono i rischi che i loro antenati non avrebbero mai immaginato. Salute ai lunghi anni ’60!
Poi arriva il disfacimento quando un ordine una volta robusto comincia ad andare in pezzi, la gente mette in dubbio le verità eterne, e le istituzioni si indeboliscono. La quarta è punteggiata da crisi continue dalle quali è nato un nuovo ordine.
Pseudo-intellettuali come Strauss and Howe svolgono il ruolo che Paul de Lagarde, Julius Langbehn, Arthur Moeller van den Bruck e Alfred Rosenberg svolsero per il Partito Nazista. Danno una patina intellettuale alle teorie di cospirazione razzista, a un nazionalismo virulento, a un odio per la cultura e alla bramosia per il dominio tramite la violenza.
Condivido l’avversione di Bannon per la globalizzazione, per gli accordi di libero commercio, per il fatto di non essere riusciti a mettere in galera i banchieri di Wall Street, per i salvataggi delle banche e per il capitalismo clientelare e ammetterei anche che gli americani sguazzano nella palude morale di una cultura del narcisismo. Ha ragione quando attacca i due principali partiti politici definendoli l’unico “partito di Davos.” Ma la soluzione di Bannon per la presunta crisi, cioè guerra totale fatta dalla razza bianca per riguadagnare il suo ascendente – è folle, come lo sono le cause che menziona: un New Deal che ha trasformato i cittadini in dipendenti lamentosi; il permissivismo degli anni ’60; il senso di colpa dei bianchi che ha fatto sì che il paese soddisfi irresponsabilmente i bisogni degli afro-americani, dando loro programmi di servizio sociale e di mutui immeritati che hanno provocato il tracollo finanziario del 2008; una classe intellettuale liberale, composta essenzialmente da traditori, e la “nuova barbarie” del “fascismo jihadista islamico.”
Il razzismo, la misoginia, la crudeltà connaturata del capitalismo e dei crimini dell’impero, da Wounded Knee al Vietnam e all’Iraq, semplicemente non esistono nella mistica visione nazionalistica del mondo che ha Bannon. Insiste che le élite maschili bianche aristocratiche che avevano formato una repubblica che aveva ridotto in schiavitù gli afro-americani, che aveva sterminato i nativi americani e che aveva negato il voto alle donne e gli uomini bianchi senza proprietà, avevano creato “una chiesa e ina civiltà che è davvero il fiore dell’umanità.” Questo è ciò che Bannon vuole recuperare.i
Fritz Stern, nel suo libro: “The Politics of Cultural Despair: A Study in the Rise of the Germanic Ideology,” ha scritto, a proposito dei primi fascisti in Germania: “Il movimento rappresentava un paradosso: i suoi seguaci cercavano di distruggere il presente che disprezzavano, per riprendersi un passato idealizzato in un futuro immaginario. Erano conservatori diseredati che non avevano nulla da conservare, perché i valori spirituali del passato erano stati in gran parte sepolti e i resti materiali del potere conservatore non li interessavano. Cercavano una svolta verso il passato e desideravano fortemente una nuova comunità in cui le vecchie idee ed istituzioni avrebbero ancora una volta suscitato una fedeltà universale.
Bannon condivide questi desideri fascisti. Stronca le persone di sinistra e le élite liberali perché presumibilmente avvelenano le menti dei giovani, una cosa importante che dice in maniera scioccante nel suo film “Occupy Unmasked” (Occupy smascherato) (2012). Dice che una nuova generazione ha subito il lavaggio del cervello affinché consideri l’America come il male e lo status quo come repressivo. Il suo passato mitico ritornerà per mezzo di una crociata sia nazionale che internazionale. Tutte le forme di coercizione, dalla tortura all’omicidio, sono giustificate. Qualsiasi sofferenza lungo il percorso è il prezzo che va pagato per questo paradiso bianco e cristiano.
Il principio fondamentale del fascismo è sempre che la guerra pulisce la società e che le “virtù” che la guerra inculca nei suoi combattenti e sopravvissuti, forniscono un nuovo vigore morale. Bannon non sa nulla di più sulla realtà della guerra che ho sopportato per due decenni, seguendo, come corrispondente, i conflitti in America centrale, in Medio Oriente, in Africa e nei Balcani, di quello che vede nei film di Hollywood. Però, per lui, la guerra che avverrà in uno scontro con il mondo islamico e forse con la Cina, non può arrivare troppo presto.
Questo scontro di civiltà, verrà perseguito anche in patria. Negli Stati Uniti l’oscurità endemica di tutte le guerre – sadismo, iper-mascolinità, obbedienza cieca all’autorità, fiducia nell’efficacia della violenza sfrenata, razzismo, reati di odio e l’uso degli organi di sicurezza interna e di sorveglianza totale per reprimere ogni tipo di dissenso e di debellare i gruppi considerati oppositori dell’autorità. Coloro che orchestrano queste crociate, in sostanza sacrificano loro stessi e le loro nazioni sugli altari degli idoli che venerano. Il conflitto desiderato da Bannon e da coloro che sono attorno a lui, potrebbe significare la fine della razza umana.
Le forze paramilitari dell’Ufficio immigrazione e delle Applicazioni delle normative Doganali, che assumeranno altri 10.000 agenti, e la Polizia di frontiera che ne assumerà altri 5.000, insieme all’unità per le Indagini per la Sicurezza nazionale del Dipartimento della Sicurezza Interna, hanno delegato la polizia locale e la polizia di stato a operare come loro ausiliari. Queste forze paramilitari non smobiliteranno dopo aver finito di terrorizzare e di espellere alcuno degli 11 milioni di immigrati entrati negli Stati Uniti senza documenti. Andranno contro le loro prossime vittime: i musulmani, gli afro-americani, gli asiatici e i dissidenti.
I paramilitari godono del loro potere di buttare giù le porte indossando il giubbotto antiproiettile e puntano le armi contro donne e bambini terrorizzati. Non sono guerrieri, come immaginano, ma degli sgherri. Hanno poche abilità effettive, e intendono restare costantemente impiegati dallo stato. Le prigioni che danno profitto, riaperte per fare affari dal Procuratore generale Jefferson Beauregrad della III Sessione, un uomo considerato non come un solo traditore Confederato, ma due, intendono restare piene. Lo stato renderà l’America e la comunità globale inospitale per le persone di colore e per tutti coloro che tentano di stare dalla loro parte.
Trump sta alimentando le tensioni più oscure e più distruttive della psiche americana. Il Congresso, controllato dai Repubblicani, è improbabile che usi il suoi poteri di impeachment per fermarlo. Le corti sono organismi sussidiari senza spina dorsale dello stato delle grosse aziende, della sicurezza e della sorveglianza. Le élite non ci salveranno. Se non riusciremo a costruire massicci movimenti di protesta che paralizzino la capacità di governare, saremo ridotti in schiavitù.
Sebastian Haffner (1907-1999) nel suo libro, “Defying Hitler”, descrive che cosa significava essere un assistente legale alla Corte Suprema prussiana. Il palazzo di giustizia fu attaccato nel marzo 1933 da malviventi nazisti che afferrarono i giudici e gli avvocati ebrei e li trascinarono fuori; questi uomini di legge non sarebbero mai ritornati ai loro incarichi. Un procuratore ebreo, ex capitano dell’esercito che era stato ferito cinque volte e che aveva perduto un occhio combattendo durante la I Guerra mondiale, si oppose. Fu picchiato. “Probabilmente è stata la sua sfortuna il fatto che ancora ricordasse il tono da usare con gli ammutinati,” ha scritto Haffner.
“Ho chinato il capo sul mio lavoro,” continuò Haffner. Lessi poche frasi meccanicamente: ‘La richiesta dell’imputato che… è falsa, ma irrilevante…’ Non prendetene proprio nota”!
Una camicia scura si avvicinò a lui e chiese: “Sei ariano?”
Haffner replicò: “Sì.”
“Troppo tardi provai la vergogna, la sconfitta,” scrisse. “Se avessi detto ‘Sì! Ebbene, in nome di Dio, ero davvero un ‘Ariano’. Non avevo mentito, avevo lasciato che accadesse qualcosa di molto peggiore. Che umiliazione aver risposto alla domanda ingiustificata così facilmente alla domanda se ero ‘Ariano’, anche se il fatto per me non era di nessuna importanza! Che vergogna, comprare, con una risposta, il diritto a stare tranquillo con i miei documenti! Ero stato preso di sorpresa, anche allora. Avevo fallito la mia prima prova.”
Haffner lasciò la Kammergericht, il più importante tribunale statale e restò fuori.
“Non c’era nulla per dimostrare che, in quanto istituzione, era proprio crollata,“ scrisse. “Non c’era nulla neanche circa il mio aspetto per mostrare che avevo appena subito un terribile rovescio, una sconfitta che sarebbe stato quasi impossibile espiare. Un giovanotto ben vestito camminava lungo Postdamer Strasse. Non c’era nulla di deplorevole nella scena. Tutto come al solito, ma nell’aria c’era il tuono imminente di eventi futuri.”


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: Truthdig
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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