La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 4 marzo 2017

Le tasse? Sorpresa: ecco chi le paga

di Fabrizio Marcucci
Anche chi è animato dalle migliori intenzioni è solito concentrarsi su chi le tasse non le paga. Combattere l’evasione fiscale, è l’invito. E ci mancherebbe. Però l’evasione fiscale è per definizione un fenomeno oscuro, sfuggente. Digitando su Google “evasione fiscale stimata in Italia”, si ottengono 32.300 risultati: le cifre sono immani, ma grandemente variabili, da 180 a 540 miliardi (per coglierne l’entità basta fare riferimento al fatto che l’ultima legge di stabilità è stata di 24 miliardi). E poi c’è chi l’evasione fiscale addirittura la difende, sostenendo che in questo paese la pressione fiscale è troppo alta e quindi c’è da capire chi i tributi non li paga. Che potrebbe essere anche una considerazione meritevole di attenzione. Solo che quel tipo di ragionamento vale per chi le paga, le tasse, non per chi le evade.
Invece, i paladini della disobbedienza fiscale, in genere, hanno a cuore chi le tasse già non le paga, e la loro spessissimo è una giustificazione ex post: non si pagano le tasse perché…
Allora, per una volta si può provare a ribaltare la questione. E tentare di vedere chi le tasse invece le paga, contribuendo così a mandare avanti asili, scuole, ospedali, infrastrutture; l’Italia, insomma. Le cifre sono sorprendenti, e non si tratta di stime, ma di dati divulgati dal ministero dell’Economia. Il gettito netto dell’imposta sulle persone fisiche (Irpef) nel 2016 è stato di oltre 155 miliardi. A versare la somma sono stati in tutto quasi 31 milioni di contribuenti. Di questi, poco più della metà sono stati lavoratori dipendenti. L’altra fetta consistente di versatori di Irpef è costituita dai pensionati. Insieme, le due categorie rappresentano il 91 per cento della massa di contribuenti che hanno depositato Irpef nelle casse dello stato. E in tutto hanno pagato 146,5 miliardi, il 94 per cento del totale di Irpef versata. I dati sono freschi di uscita e non sono ancora completi, ma per capire come vanno le cose, si può fare riferimento all’anno precedente, il 2015, e scoprire che l’Irpef versata dalle imprese era stata di 20 miliardi.
Certo, le imprese sono assoggettate anche ad altri pagamenti, ma non è difficile comprendere il fenomeno, e le sue pesantissime storture. Ci sono i dati ufficiali. Secondo il Bollettino delle entrate tributarie pubblicato dal ministero dell’Economia, l’Irpef da sola ha garantito nel 2015 il 40,4 per cento del gettito totale: la fetta della torta di gran lunga più consistente, di cui il 94 per cento si deve a lavoratori e pensionati, come detto. Ma non basta. La seconda fonte di entrate fiscali più importante è stata nello stesso anno l’Iva (27,3 per cento). Insieme, Irpef ed Iva garantiscono i due terzi del gettito tributario. Dell’Irpef, si è detto. E l’Iva, invece, chi la paga? Tutti. Cioè, in grandissima parte, e ancora, lavoratori dipendenti e pensionati. Lo fanno, lo facciamo, ogni volta che andiamo al supermercato, al ristorante, al bar; ogni volta che compriamo un disco, un libro o andiamo al cinema o a teatro.

L’incidenza delle varie entrate tributarie in Italia nel 2014 e nel 2015 (fonte: ministero dell’Economia)

Anche nel resto dei capitoli di entrate fiscali ci sono tasse che vengono pagate in gran parte da lavoratori e pensionati: vale per i giochi (gratta&vinci e simili), per i tabacchi, per le accise sui carburanti e altro ancora. Ma le imprese? Quanto pagano? L’Ires (l’imposta sul reddito delle società) ha fruttato 33,5 miliardi (un quinto dell’Irpef) e se si vanno a sommare le altre categorie di entrate fiscali dirette, si arriva al 14,6 per cento. Pochino, rispetto al quasi 70 per cento di Irpef e Iva pagato dai soliti noti.
Insomma, la cosa che emerge guardando bene chi le tasse le paga, è che la grandissima parte del gettito è garantita da persone che hanno avuto nel 2015 un reddito imponibile medio annuo rispettivamente di 22.260 (i lavoratori dipendenti) e 19.290 euro (i pensionati). A entrambi, l’Irpef da sola mangia una quota variabile tra il 24 e il 25 per cento. Significa che per campare, una volta che si sono versati i soldi alla comunità per garantire il funzionamento di asili, scuole, strade, ospedali e quant’altro, restano all’incirca 1.400 euro al mese. Eppure, a sentire la vulgata, sembra che le tasse in questo paese le paghino solo i ricchi. Eppure a lamentarsi e a invocare la disobbedienza fiscale sono altri; dicono di essere strozzati dalle tasse, e per questo scelgono di non pagarle. Scaricando il peso di mandare avanti l’Italia su chi ha spalle meno solide. Forse più che la disobbedienza, serve la rivoluzione fiscale.

Fonte: ribalta.info 

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