La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 2 marzo 2017

La sfida al sindacato: ambiente e lavoro alleati

di Antonia Battaglia e Giuseppe Civati
Nell’intervista pubblicata su MicroMega, Maurizio Landini afferma che sul lavoro bisogna ricostruire un pensiero nel quale il lavoro stesso torni ad essere il perno centrale di un nuovo modello, che punti alla giustizia sociale. Ripartire dal nodo delle diseguaglianze, attuando nel Paese un’operazione di contenuto politico e sindacale, che ipotizzi uno sviluppo nel quale il lavoro riassuma un’importanza centrale assieme ai diritti di cittadinanza.  Ci sembra un progetto bellissimo. Tuttavia vorremmo anche sentire parlare di lavoro in una accezione in cui si coniughi il diritto al lavoro con l’ambiente, la salute, la produzione, mettendo insieme profitto e vita umana. Landini parla di diritti dei lavoratori, ed è giustissimo. Ma se aggiungessimo anche la salvaguardia dei diritti di quei lavoratori che il diritto alla salute non lo hanno mai avuto? 
Taranto è emblema dell’abdicazione della sinistra e del sindacato alla protezione dei diritti primari, come è avvenuto e avviene a Trieste, Vado Ligure, Saline Joniche, Brindisi, in Basilicata, in numerosi centri della Sicilia e della Terra dei Fuochi. 
Perché se è vero che il governo Renzi è arrivato dove si era fermato Berlusconi e si è schierato con gli imprenditori, abbandonando a loro stessi lavoratori e diritti, ci piacerebbe che la FIOM si schierasse con chi, come noi, vuole difendere il diritto al lavoro insieme a quello alla vita e alla salute dei lavoratori dell’ILVA. 
Senza diritti non c’è cittadinanza. E allora per ripartire dai diritti, che la FIOM entri in campo non per dichiararsi soddisfatta dell’accordo sulla cassintegrazione ILVA ma per chiedere al Governo una visione strategica sul futuro dell’ILVA, sul futuro dei suoi operai. 
E’ di pochi giorni fa la dichiarazione che “qualora si prefigurasse, in occasione della prossima presentazione dei piani industriali delle due cordate, un ridimensionamento degli attuali livelli occupazionali e di una mancanza di investimenti per il processo di risanamento ambientale, (la FIOM, ndr) metterà in campo azioni di lotta e mobilitazioni”. 
Ma ci sembra che il processo di risanamento ambientale dell’ILVA appaia molto difficile se non impossibile nelle attuali condizioni (mancanza di fondi, di visione strategica del settore e di chiarezza sul futuro dell’azienda). Come si possono quindi garantire i diritti di tutti e poi accettare un accordo di fatto lesivo di quei diritti stessi? 
Siamo d’accordo con Landini quando parla dell’urgenza di un piano straordinario per il lavoro e a tal fine lo invitiamo a entrare nella schiera di chi vuole innovare, di chi immagina una sinistra del futuro che sappia unire lavoro e salute, ambiente e produzione. 
Se lo stabilimento ILVA è in perdita e produce malattia e morte, esso non può continuare a funzionare al centro di una città in sofferenza come Taranto e parte dei doveri di un sindacato sarebbe anche quella di mobilitarsi prima dell’arrivo dell’ecatombe sanitaria già in atto (che tocca purtroppo anche gli stessi operai), al fine di garantire loro non solo il salario ma anche e soprattutto la sicurezza. 
Un programma politico con il diritto del lavoro al centro, quale forza politica potrebbe farlo proprio e dargli impulso se non una sinistra rinnovata? Una sinistra che crei una nuova cultura del lavoro, che abbia come fondamenta una visione strategica del futuro del Paese, che sappia coniugare innovazione, tecnologia, produzione con il fondamentale rispetto dei diritti umani, di lavoratori e cittadini. 
La sinistra che abbiamo in mente non è quella dei blitz in fabbrica utilizzando slogan perpetui a fini elettorali, come ha fatto Renzi all’ILVA stamane. Chiediamo progettualità sull’ILVA come sulle altre grandi questioni del lavoro. Visione, strategia, e la garanzia della salvaguardia di tutti i diritti. 

Fonte: MicroMega online 

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