La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 10 ottobre 2015

Incursioni in un mondo in perenne transizione

di Benedetto Vecchi
Sei parole chiave per acce­dere alla com­pren­sione del reale. Non alla sua tota­lità, sia ben chiaro, bensì agli aspetti con­trad­dit­tori, meglio ambi­va­lenti di un mondo che appare, sostiene la reto­rica domi­nante, inin­tel­li­gi­bile, per­ché segnato da una eterna tran­si­zione verso un «nuovo» sem­pre annun­ciato ma mai dav­vero dive­nuto realtà. La rivi­sta «Alfa­beta 2» non vuole quindi offrire una inter­pre­ta­zione tota­liz­zante del mondo, ma si pro­pone, appunto, di sce­gliere campi tema­tici dove con­vi­vono istanze di libertà, ma anche dispo­si­tivi — vec­chi e nuovi — di oppres­sione. Per que­sto ha scelto sei verbi decli­nati all’infinito per fare incur­sioni in campi dove si mesco­lano, oltre alla cop­pia libertà e oppres­sione, anche la ten­sione tra sin­go­lare e col­let­tivo. «Amare, Spen­dere, Gio­care, Com­bat­tere, Usare e Creare» sono que­sti i lemmi scelti dalla rivi­sta che andranno a scan­dire sei pun­tate tele­vi­sive che occu­pe­ranno una parte del palin­se­sto serale del canale Rai 5 tra­smesso sul digi­tale ter­re­ste (l’inizio è pre­vi­sto per dome­nica 11 otto­bre, alle 22.30). Le tra­smis­sioni tele­vi­sive saranno con­dotte da Andrea Cor­tel­lessa, cri­tico let­te­ra­rio e uno degli agit prop di «Alfa­beta 2», ma vedranno la par­te­ci­pa­zione di gran parte della reda­zione della rivi­sta, da Nanni Bale­strini a Maria Teresa Car­bone, Nico­las Mar­tino che inter­vi­ste­ranno filo­sofi, scrit­tori, poeti, gior­na­li­sti che hanno affron­tato, ognuno dal pro­prio osser­va­to­rio, il tema della puntata.
Uno degli ele­menti che emerge dai mate­riali — su carta, audio e girati — è che ognuno dei temi può essere scan­dito dagli altri. Den­tro l’amore, infatti, ci si spende, si gioca, si com­batte, si usa e si crea. Amare, infatti, signi­fica spen­dere le pro­prie ener­gie, il pro­prio tempo. Ma si gioca, anche, il com­plesso e sem­pre avvin­cente duello dove desi­de­rio, rico­no­sci­mento, iden­tità sono le armi indi­spen­sa­bili per quell’incontro con l’altro o l’altra, cioè l’unica misura della pro­pria sin­go­la­rità. Dun­que si può anche com­bat­tere, oppure usare l’altro. Oppure creare una rela­zione, un figlio o una figlia.
E solo un esem­pio di come ogni ter­mine rac­chiuda gli altri. L’operazione però non è solo meta­lin­gui­stica. Gli autori delle pun­tate voglio anche regi­strare cosa è cam­biato in ognuno dei campi individuati.
Sull’amore il punto di par­tenza è la crisi della cop­pia tra­di­zio­nale, meglio dei tra­di­zio­nali ruoli che vede un maschio domi­nante e una donna subal­terna. E se Luisa Muraro può illu­strare gli effetti di lunga durata dell’affermazione della libertà fem­mi­nile, Mas­simo Recal­cati non può che regi­strare e nar­rare come l’implosione della cop­pia alterna gioia, ma anche sof­fe­renza. E di come l’amore sia anche una com­po­nente del rap­porto tra madri e figli e padri e figlio. E se la cro­naca non fosse impre­gnata anche di bana­lità, un fat­tore è emerso final­mente dalla clan­de­sti­nità è che amore non è legato solo alla dimen­sione ete­ro­ses­suale, bensì vede pro­ta­go­ni­sti due maschi o due donne. A par­lare di tutto ciò gli scrit­tori e scrit­trici Wal­ter Siti, Aldo Nove, Ros­sana Campo, Gilda Poli­ca­stro, oltre i già ricor­dati Luisa Muraro e Mas­simo Recalcati.
La pun­tata sullo «spen­dere» prende invece atto della pul­sione più o meno indotta al con­sumo. E di come la crisi eco­no­mica abbia com­presso sicu­ra­mente i con­sumi, ma ali­men­tato invece almeno tre vie di fuga dal pro­gres­sivo impo­ve­ri­mento indi­vi­duale e col­let­tivo, almeno nel Nord del pia­neta. Da una parte, la scelta dell’indebitamento. Per man­te­nere lo stesso stile di vita, uomini e donne hanno accu­mu­lato debiti, facendo deli­neare all’orizzonte la strana, ricat­ta­bile figura dell’«uomo inde­bi­tato». Di que­sto par­le­ranno sicu­ra­mente gli eco­no­mi­sti Andrea Fuma­galli, Lelio Demi­che­lis e la filo­sofa Elet­tra Sti­milli. L’altra via di fuga sono forme anti­che e moder­nis­sime di mutuo soc­corso. E dalla loro dif­fu­sione che la rifles­sione di Toni Negri parte per affron­tare che la crisi mette al cen­tro della scena quel «comune» pro­dotto da uomini e donne dive­nuto un rovello poli­tico visto che il potere costi­tuito punta, in una dina­mica just in time, a creare le con­di­zioni per una sua espro­pria­zione da parte delle imprese.
La terza pun­tata, quella sul «gio­care», ha una matassa da dipa­nare molto ingar­bu­gliata. Ci sono molti risvolti, che vanno da chi pro­pone una con­ce­zione del lavoro come gioco a chi guarda all’industria del gioco come un set­tore eco­no­mico che fa leva sui desi­deri di affer­ma­zioni, di riscatto, ma anche di fuga da un’esistenza sem­pre più scan­dita dalla precarietà.
Il lavoro come gioco è parte inte­grante dell’attitudine hac­ker in Rete. La dimen­sione ludica dell’essere con­nessi, di coo­pe­rare, di svi­lup­pare un buon soft­ware — o una facile app — viene con­trap­po­sta al lavoro di rou­tine, stan­dar­diz­zato che carat­te­riz­zava la società indu­striale. Il risvolto gio­ioso emerge anche, ad esem­pio, nella pro­get­ta­zione dei tem­pli del gioco (i casinò) o le mac­chi­nette man­gia soldi che ormai sono diven­tate pre­senza fami­liare anche in Ita­lia. Chi pro­getta gli spazi, ma anche le inter­facce gra­fi­che delle mac­chi­nette, fa di tutto per ren­dere gli ambienti con­for­te­voli, al fine di non stan­care i gio­ca­tori o a distrarli. Gio­care deve rima­nere un’attività pia­ce­vole, anche quando si per­dono soldi con la con­se­guente cre­scita dell’indebitamento individuale.

Fonte: il manifesto 

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