La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 9 ottobre 2015

Quella fragile diga alla marea liberista

di Jacopo Rosatelli 
La recente sto­ria tede­sca ed euro­pea può essere fatta comin­ciare da una data che, ai più, non dice asso­lu­ta­mente nulla: l’11 marzo 1999. È il giorno in cui il mini­stro tede­sco delle finanze, non­ché segre­ta­rio della Spd, Oskar Lafon­taine, abban­dona all’improvviso ogni inca­rico dopo appena sei mesi dall’insediamento del nuovo governo della coa­li­zione «rosso-verde» gui­data dal can­cel­liere Gerhard Schrö­der. Un gesto sul quale Lafon­taine non offrì, per molti mesi, alcuna spiegazione.
Ciò che era acca­duto fu chiaro poi: all’interno del governo si era con­su­mata una bat­ta­glia di potere – la bat­ta­glia di potere – che aveva sciolto ogni ambi­guità sull’indirizzo poli­tico da seguire. A vin­cere fu il can­cel­liere con­tro il mini­stro, e cioè la linea che ha con­dotto all’attuale Europa a pre­do­mi­nio ger­ma­nico: pri­mato dell’export tede­sco, ridu­zione dello stato sociale, auste­rità. Senza dimen­ti­care le guerre uma­ni­ta­rie (i bom­bar­da­menti della Ser­bia comin­cia­rono meno di due set­ti­mane dopo). La «grande coa­li­zione» che governa a Bru­xel­les e Ber­lino nac­que, di fatto, già allora: Angela Mer­kel può ben dirsi con­ti­nua­trice dell’opera del predecessore.
Una scon­fitta, non una disfatta
La scon­fitta del Lafon­taine mini­stro e lea­der Spd ha signi­fi­cato la defi­ni­tiva chiu­sura di ogni pos­si­bi­lità che la social­de­mo­cra­zia euro­pea di ini­zio secolo assu­messe, di con­certo con le orga­niz­za­zioni sin­da­cali, un ruolo di con­tra­sto all’affermazione dell’egemonia libe­ri­sta inter­na­zio­nale. Toccò al «movi­mento dei movi­menti», fuori e con­tro le social­de­mo­cra­zie, pro­varci: da Seat­tle a Porto Ale­gre, pas­sando per Genova e Firenze. Un movi­mento che in parte cercò, e tal­volta trovò, sponde nelle forze poli­ti­che isti­tu­zio­nali «a sini­stra della social­de­mo­cra­zia». Delle quali è rima­sto ben poco in Ita­lia, non così altrove: in par­ti­co­lare, in Germania.
Alla vicenda della sini­stra di alter­na­tiva nella Repub­blica fede­rale Ales­san­dro Somma dedica L’altra fac­cia della Ger­ma­nia. Sini­stra e demo­cra­zia eco­no­mica nelle maglie del neo­li­be­ra­li­smo (Derive Approdi, pp. 192, euro 13), un testo assai utile non solo per cono­scere meglio le ori­gini del par­tito Die Linke, ma anche come con­trap­punto alle dif­fuse nar­ra­zioni apo­lo­ge­ti­che del cosid­detto «modello tede­sco». Una sto­ria, quella del prin­ci­pale par­tito di oppo­si­zione nella Ger­ma­nia della grosse Koa­li­tion, che di fatto comin­cia pro­prio quell’11 marzo ‘99: una rot­tura che non signi­ficò una disfatta, ma l’inizio di un per­corso poli­tico ine­dito, che portò all’incontro fra i set­tori cri­tici della Spd e quel par­tito del socia­li­smo demo­cra­tico (Pds) erede del partito-stato della Rdt, la cui pre­senza con­ti­nuava a limi­tarsi alla sola Ger­ma­nia orien­tale. Un incon­tro tutt’altro facile e senza con­trad­di­zioni, come mostra effi­ca­ce­mente l’autore, ma che ha dato i suoi frutti, ponen­dosi quale voce di quella parte di Paese sacri­fi­cata dai governi sull’altare delle «riforme» che hanno «con­so­li­dato e svi­lup­pato una poli­tica di redi­stri­bu­zione delle risorse dal basso verso l’alto».
Fra i meriti del libro illu­strare, in modo chiaro e sin­te­tico, il com­plesso di tali prov­ve­di­menti, dalle ridu­zioni delle ali­quote fiscali all’introduzione dei Mini­job, dalla dra­stica ridu­zione dell’indennità di disoc­cu­pa­zione al nuovo sistema di «red­dito di esi­stenza» fon­dato su con­trollo pater­na­li­stico e disci­pli­na­mento. Ulte­riore virtù del sag­gio sta nel mostrare come al pro­ce­dere di que­ste «riforme» si sia intrec­ciata, fra il 2000 e il 2005, la resi­stenza dei movi­menti anti-liberisti nati su impulso di strut­ture sin­da­cali, atti­vi­sti alter­mon­dia­li­sti e mili­tanti social­de­mo­cra­tici che segui­rono Lafon­taine: un «mosaico di sini­stra» che assunse poi la forma della «Alter­na­tiva elet­to­rale Lavoro e Giu­sti­zia sociale» (Wasg nella sigla in tede­sco), la «gamba occi­den­tale» della Linke, nata for­mal­mente nel giu­gno 2007.
Un mosaico in movimento
La nuova sini­stra tede­sca emerge dun­que da un ciclo di lotte che, pur non essendo stato in grado di bloc­care l’avanzata neo­li­be­ri­sta, ha pro­dotto effetti dura­turi: nel sistema poli­tico della Repub­blica fede­rale – a est e a ovest – esi­ste ora un par­tito che si auto­de­fi­ni­sce «socia­li­sta», si pro­pone di lot­tare per «supe­rare tutti i rap­porti sociali nei quali per­sone ven­gono sfrut­tate e pri­vate dei loro diritti» ed ela­bora la visione di una «demo­cra­zia eco­no­mica» come alter­na­tiva al neo­li­be­ra­li­smo. Dando voce a lavo­ra­tori e disoc­cu­pati, ma anche ai greci in lotta con­tro le poli­ti­che di auste­rità impo­ste da Ber­lino, tenendo viva la con­sa­pe­vo­lezza circa il ruolo sto­rico che deve assu­mere una Ger­ma­nia cosciente del pro­prio debito con il pas­sato. Ben più impor­tante e vin­co­lante dei debiti sovrani con­tratti dalle classi diri­genti degli stati euro­pei periferici.
Il lavoro di Somma aspira anche a essere, espli­ci­ta­mente, «un arric­chi­mento del dibat­tito ita­liano sulla coa­li­zione sociale» e, più in gene­rale, sulla con­fi­gu­ra­zione della (mal­con­cia) sini­stra nel nostro Paese. Cono­scere meglio la Linke, le sue radici e il suo pre­sente, la sua dia­let­tica interna, i dibat­titi e i con­flitti che ne stanno alla base, non può che fare bene: si trova, ad esem­pio, mate­riale utile sul rap­porto fra movi­menti, sin­da­cati, intel­let­tuali e par­titi. C’è da spe­rare che agli attori sulla scena della – spesso deso­lante – sini­stra ita­liana «a sini­stra del Pd» possa inte­res­sare fare tesoro delle espe­rienze di oltre con­fine, quella tede­sca in pri­mis. Qual­che dub­bio, in pro­po­sito, è legittimo.

Fonte: il manifesto 

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