La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 20 gennaio 2016

Chiedo al Partito Democratico: ma perché avete votato Juncker?

di Sergio Cofferati 
Si stanno in questi giorni accentuando e aggravando le polemiche tra il Governo italiano e la Commissione Europea. Ho sostenuto fin dall'inizio che Juncker non era la persona adatta per guidare l'esecutivo comunitario perché la sua storia politica e la sua proposta programmatica non garantivano affatto un reale cambiamento nelle politiche europee. Per questo non l'ho sostenuto e ho votato contro la nomina sua e della Commissione. Il supporto che molti gli hanno dato senza ricevere garanzie sul superamento delle politiche di austerità, com'era evidente dalle priorità da lui indicate, si è rivelato un serio errore.
Ora i nodi stanno drammaticamente venendo al pettine. Il tanto atteso Piano d'investimenti è del tutto inadeguato rispetto al bisogno e la flessibilità di bilancio concessa, nel quadro dei vincoli esistenti, è largamente insufficiente per politiche d'investimento in grado di stimolare la crescita nei singoli paesi.
Di fronte alle polemiche degli ultimi giorni, una domanda, da rivolgere al PD, sorge spontanea, considerando che Juncker e la sua Commissione sono stati eletti anche grazie al loro appoggio: ma perché lo avete fatto?
Il Governo italiano si lamenta oggi di un'Unione Europea ancora troppo orientata ad attuare politiche di austerità e non in grado di rilanciare la crescita. Vero. Però all'indomani delle elezioni europee pretese dalla Commissione impegni più chiari per un reale cambio di rotta.
Non si tratta solamente di una valutazione delle scelte passate, l'intera politica del Governo verso l'Unione Europea resta infatti superficiale, incostante e contraddittoria. Perfino oggi sembra che l'intera polemica sia finalizzata ad ottenere un piccolo spazio aggiuntivo di flessibilità nella prossima finanziaria oppure ad avere una decisione favorevole su uno dei dossier aperti, e che non sia parte di una strategia forte per cambiare, com'è necessario, le politiche europee.
È oggi imprescindibile una battaglia politica per trasformare radicalmente l'Unione Europea. Non ci si può più nascondere dietro la piccola flessibilità insita nelle norme in vigore. Si deve riconoscere che le regole non funzionano, che sono il frutto dell'ideologia conservatrice dell'austerità, che di fronte ai loro drammatici fallimenti vanno accantonate e superate. Bisogna lottare per nuovi trattati in grado di trasferire sovranità ad istituzioni europee più democratiche e per rinegoziare le regole economiche, a partire dal superamento del fiscal compact e dalla revisione del Patto di Stabilità.
Attorno a questa prospettiva va costruita un'iniziativa politica seria, transnazionale, su cui ricercare alleanze e consenso. Un percorso europeista per un'Unione diversa, che garantisca progresso economico, sociale e umano. Questo è il percorso necessario che sostengo da tempo. Invece quale prospettiva e strategia europea persegua il Governo italiano non è dato sapere.

Fonte: Huffington post - blog dell'Autore 

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