La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 22 gennaio 2016

Piano B per l'Europa

di Susan George, Yanis Varoufakis, Ada Colau, Zoe Kostantopoulou, Ken Loach, Noam Chomsky e altri
Nel luglio del 2015 abbiamo assistito a un colpo di stato finanziario condotto dall’Unione Europea e dalle sue istituzioni contro il governo greco che ha condannato il popolo greco a continuare a subire le politiche di austerità che erano state respinte alle urne in due occasioni. Questo colpo di stato ha intensificato il dibattito sul potere della UE e, per estensione, delle sue istituzioni, sulla sua incompatibilità con la democrazia e sul suo ruolo di garante dei diritti umani fondamentali pretesi dai cittadini europei.
Sappiamo che esistono alternative all’austerità. Manifesti come “For a Plan B in Europe”, Austerexit o DiEM25 (Movimento 2025 per la democrazia in Europa) denunciano il ricatto del terzo memorandum d’intesa imposto alla Grecia, la catastrofe che provocherà e la natura antidemocratica della UE. Nientemeno che il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, ha affermato: “Non possono esserci decisioni democratiche contro i trattati europei”.
Siamo anche testimoni della reazione non solidale, e a volte xenofoba, dei membri della UE e delle loro istituzioni all’arrivo di profughi dal Medio Oriente e dall’Africa e al dramma umano che comporta. A sottolineare l’ipocrisia del dibattito all’interno della UE riguardo ai disastri umanitari vi è il modo indiretto in cui, attraverso la vendita di armi o promuovendo le proprie politiche commerciali, la UE è stata una protagonista chiave dei conflitti che a loro volta hanno provocato la recente crisi umanitaria.
La soluzione della UE alla crisi, iniziata otto anni fa e basata sull’austerità, privatizza i beni comuni e distrugge i diritti sociali e del lavoro invece di affrontare le cause alla radice della crisi, la liberalizzazione del sistema finanziario e il sequestro da parte dell’industria delle istituzioni della UE mediante l’impiego di lobby potenti e politiche di porte girevoli. La UE promuove false soluzioni negoziando trattati sugli scambi e gli investimenti che scarsissima trasparenza o controllo democratico, quali TTIP, CETA o TISA, che eliminano quelle che sono considerate barriere al commercio: i diritti e le regole che proteggono i cittadini, i lavoratori o l’ambiente. E’ il colpo finale alle nostre democrazie e allo stato di diritto, specialmente riguardo alle procedure poste in essere per la cosiddetta protezione degli investitori.
La UE attuale è governata da una tecnocrazia di fatto al servizio degli interessi di una minoranza piccola ma potente di poteri economici e finanziari. Ciò ha provocato un rigurgito della retorica della destra e di fazioni xenofobe e nazionaliste in molti paesi europei. Abbiamo la responsabilità di reagire contro questa minaccia e di impedire ai fascisti di capitalizzare il dolore e l’infelicità dei cittadini che, a dispetto di tutto, hanno mostrato solidarietà nei confronti delle centinaia di migliaia di profughi che stanno soffrendo questa tragedia umanitaria.
La società ha oggi cominciato a lavorare per un cambiamento radicale delle politiche della UE. Movimenti sociali come Blockupy, l’attuale campagna contro il TTIP (Accordo Transatlantico su Commercio e Investimenti tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti), l’Alter Summit, lo sciopero generale europeo del 2012, le euro marce o la grande quantità di lavoro condotto da numerosi gruppi di cittadini e ONG costituiscono un prezioso capitale umano, intellettuale e ideologico a difesa dei diritti umani, del rispetto del pianeta e della dignità delle persone prima degli interessi politici ed economici e sopra di essi. Tuttavia noi riteniamo che siano necessari un miglior coordinamento e una migliore collaborazione al fine di una mobilitazione di livello europeo.
Ci sono molte proposte sul tavolo in grado di eliminare l’austerità: una politica fiscale equa e la chiusura dei paradisi fiscali, sistemi di scambi complementari, rimunicipalizzazione dei servizi pubblici, distribuzione uguale di tutti i posti di lavoro che onorino condizioni eque e con un impegno a un modello produttivo basato sulle energie rinnovabili e riforma o abolizione dei trattati fiscali UE, formalmente noti come il Trattato sulla Stabilità, il Coordinamento e il Governo dell’Unione Monetaria ed Economica. L’esempio della Grecia ci ha dimostrato che per affrontare la situazione attuale dobbiamo unire le forze, tutti gli stati membri e da tutte le loro sfere: politica, intellettuale e della società civile. La nostra visione è onnicomprensiva e internazionale. Per mettere in atto tutte queste proposte al fine di ridefinire e rifondare le istituzioni e i trattati europei, la società civile deve essere riorganizzata, dobbiamo ideare nostre strategie comuni e pensare a come articolarle. Sappiamo che queste trasformazioni non possono essere realizzate isolatamente da ciascuno dei paesi europei. La nostra visione è solidale e internazionalista.
Per questo motivo vogliamo creare una convergenza di tutte le persone, movimenti e organizzazioni che si oppongono all’attuale modello della UE e concordare un programma comune di obiettivi, progetti e iniziativecon lo scopo di spezzare il sistema dell’austerità a livello europeo e di democratizzare radicalmente le istituzioni europee, mettendole al servizio dei cittadini.
Con questa idea in mente proponiamo di convocare una conferenza europea il 19, 20 e 21 febbraio a Madrid e vi invitiamo a partecipare ai dibattiti, ai seminari e alle discussioni che vi avranno luogo.

Per una lista completa dei firmatari, per aggiungere il vostro nome e per trovare altro sulla conferenza proposta visitate Plan B Europa.

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: Links.org
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

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