La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 23 gennaio 2016

Il mondo è andato avanti, il Pd arranca dietro

di Nadia Urbinati 
La proposta di legge che dovrebbe regolare lo stato civile delle coppie omosessuali, e che comincerà il suo iter parlamentare quasi in contemporanea con il raduno del Family day al Circo Massimo, mette a nudo l'identità complessa del Partito democratico e la tensione che divide il paese tra una cultura liberale matura e una cultura liberale che fatica a conciliare i diritti individuali con la tradizione religiosa. Come ha scritto Albero Melloni su Repubblica, la decisione in materia di unioni civili coinvolge direttamente la Chiesa e pertanto anche la cultura diffusa e quella politica. Il Pd porta nei suoi fondamenti il seme di questo dissenso, diviso tra demo-cattolici e demo-liberali su molti dei temi legati alla procreazione e alla sessualità.
La decisione sullo statuto delle unioni omosessuali mette in luce la difficoltà del nostro paese a riconoscere al matrimonio civile un'identità autonoma rispetto al matrimonio religioso, un sacramento che inizia con l'unione di un uomo e una donna per concretizzarsi nella famiglia. Nonostante i tentativi di tenere la questione delle adozioni e della genitorialità separata da quella delle unioni civili, è evidente che questo è il nodo difficile da sciogliere. E la decisione dei cattolici del Pd di proporre un emendamento che preveda pene fino a dodici anni di reclusione a chi ricorre alla maternità surrogata, alza la tensione e rischia di esacerbare i toni. Torna alla mente la discussione lacerante e durissima che accompagnò l'approvazione della legge 194 sull'interruzione volontaria della gravidanza.
Chi osteggia la proposta di riconscere le unioni civili delle coppie omosessuali si appella all'intenzione dei costituenti, al fatto che essi avessero in mente un'idea di matrimonio che prevedeva che i coniugi fossero persone di sesso diverso. Il contesto storico e la matrice etico-religiosa comune a molti dei costituenti che contribuirono alla scrittura degli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione sembrerebbero confermare questa interpretazione. Tuttavia, in nessuno di quegli articoli si fa esplicito e diretto riferimento ai sessi diversi dei coniugi. Inoltre è legittimo chiedersi se la Costituzione vada interpretata cercando di entrare nella testa dei costituenti e restando ancorati al loro contesto culturale oppure se non ci si debba affidare ai criteri di coerenza interna al testo e di attenzione al nostro contesto, alla nostra vita qui e ora.
E' innegabile che l'Italia è un paese cattolico come lo era nel 1947, che una comune cultura unisca noi e i costituenti. Tuttavia, è anche innegabile che si puó essere e si è cattolici in modi diversi. La Chiesa dei laici e dei pastori è una comunità articolata e plurale, e la stessa lettura della libertà individuale e dei suoi limiti non è al suo interno omogenea. Il movimento cattolico ha del resto conosciuto importanti stagioni liberali e di dissenso, ha innervato tante importanti battaglie per i diritti civili. La separazione tra identità religiosa e identità politica è stata il portato di quelle battaglie formative di spirito civico e costituzionale.
La divisione interna al parlamento e al Pd mostra un'ulteriore discrepanza, ovvero come la società e la giurisprudenza procedano più velocemente della politica: le persone fanno scelte e le unioni omosessuali sono un fatto che il diritto, interpellato, deve e cerca di interpretare alla luce dei diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione. La vita e il diritto si sostengono a vicenda e tendono a procedere quasi alla stessa andatura. La politica, invece, resta indietro, litigiosa e spesso cinica, incapace di rappresentare i bisogni, di ascoltare con senso di responsabilità la richiesta di diritto che viene dalla società. E resterebbe ancora latitante se la Corte di Strasburgo nel luglio scorso non avesse condanno l'Italia per violazione dell'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo sulla tutela della vita familiare, anche omosessuale.
In una sentenza del 2010, la Corte costituzionale ha tracciato le condizioni per una possibile mediazione (alla quale la proposta Cirinnà si riallaccia) quando ha sganciato la questione sulla legittimità costituzionale del matrimonio tra persone dello stesso sesso dall'art. 29 per riferirlo all'art. 2. Si tratta di una linea di condotta ad un tempo moderata e realistica (prospettando unioni civili non matrimonio) e rispettosa dell'eguaglianza dei diritti. L'articolo 2 recita: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità...» -- cioè anche in unioni omosessuali.

Fonte: Huffington post 

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