La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 9 gennaio 2016

La guerra della Turchia contro i Curdi

di Vijay Prashad
Una guerra verbale è esplosa tra il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il leaderdel partito di sinistra HDP (Partito Democratico del Popolo), Selahattin Demirtas. Il Demirtas è curdo e guida un partito unisce le forze nazionali curde e i gruppi di sinistra della Turchia. Fino a tempi recenti, lui e l’HDP hanno domandato più diritti per la popolazione curda all’interno della Turchia invece di una creazione di uno stato curdo fuori della Turchia. I Curdi in Turchia sono sparsi in tutto il paese, con Istanbul che ne ha la maggiore concentrazione (1 milione). Cionondimeno, la maggioranza della popolazione curda vive nel sud-est del paese che è stato l’epicentro delle richieste di autodeterminazione. Alla fine di dicembre Demirtas ha appoggiato una risoluzione approvata dal Congresso Democratico della Società (DTK) che ha ripetuto una vecchia richiesta di creazione di “regioni autonome” curde e di “organismi di auto-governo”. Erdogan ha definito “tradimento” l’azione di Demirtas.
Demirtas, che ha un atteggiamento politico calmo e attento, è arrivato a questa posizione a causa di una grande disperazione. Fuori dagli sguardi dei media internazionali, il governo della Turchia è andato perseguendo una guerra violenta contro i Curdi. Fin dalla scorsa estate, la Turchia ha iniziato una politica di coprifuoco militari e di severi giri di vite sulle città curde piccole e grandi della Turchia sud-orientale. I carri armati turchi hanno aperto il fuoco a Cizre, vicino al confine siriano, e le operazioni militari a Diyarbakir e Silopi aumentano ogni giorno. La regione, dicono i giornalisti locali, rassomiglia a una zona di guerra. Erdogan ha definito questa violenza una “lotta contro organizzazioni terroristiche separatiste”. Il sindaco di Diyarbakir Gultan Kisanak ha detto: “Carri armati e armamenti pesanti che si usano soltanto nelle guerre convenzionali, vengono usate dalle forze armate turche in zone dove vivono centinaia di migliaia di civili.” La signora Kisanak, ex prigioniera politica e personaggio politico molto popolare, ha coraggiosamente preso posizione, come deputata, contro l’uccisione di 34 civili curdi da parte dell’aviazione militare turca nel massacro di Roboski nel 2011. Non ha peli sulla lingua e non esagera.
Colloqui di pace
Fin dal 2013, la principale ala militare della resistenza curda – il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) – ha avuto colloqui con lo stato turco per un completo accordo di pace. Il capo del PKK, Abdullah Ocalan dal 1999 è nella prigione di Imrali. Il dialogo tra lo stato e il PKK fu definito il processo di Imrali, dal nome dell’isola dove è situata i carcere di Ocalan. I negoziati basati sull’ accordo di Dolmabache, in 10 punti, sono andati avanti fino a questa estate, quando Erdogan ha ripreso i suoi discorsi bellicosi. Ha rifiutato come non plausibili i negoziati tra il PKK – una “organizzazione terrorista,” l’ha chiamata – e il governo. Ha collegato l’HDP al PKK. L’HDP ha risposto che non ha nessun legame “biologico” con il PKK, anche se molti ex guerriglieri hanno ora posizioni di rilievo all’interno dell’HDP. Il Presidente ha rifiutato la dichiarazione dell’HDP durante il suo discorso per il Ramadan in una moschea del distretto periferico Atasehir di Istanbul. Ha detto che l’HDP e il PKK hanno un legame “non biologico”. Voleva la guerra non soltanto contro il PKK, una forza armata, ma anche contro l’HDP un rispettabile partito parlamentare. Entrambi dovevano essere danneggiati.
Perché Erdogan è stato così ansioso di andare in guerra conto l’HDP e il PKK? Ci sono due ragioni: la prima è che i successi politici dell’HDP hanno impedito le sue ambizioni politiche, e la seconda è che l’aiuto del PKK ai Curdi siriani ha sollevato ancora una volta lo spettro di uno stato curdo o dell’autonomia curda.
L’ascesa dell’HDP in Turchia ha ridotto le personali ambizioni di Erdogan di spostare il processo politico turco dalla guida parlamentare a quella presidenziale. Erdogan, stranamente ha citato la Germania di Hitler, come esempio di sistema presidenziale ben riuscito. Le vittorie dell’HDP in entrambe le elezioni parlamentari del 2015, hanno impedito al Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, di Erdogan, di ottenere una maggioranza assoluta in parlamento, cosa che avrebbe dato la forza per cambiare il sistema. La guerra di Erdogan contro l’HDP e contro i media ha origine dalla frustrazione politica. Il suo tentativo di collegare l’HDP al PKK era designato a spaventare la sua base di sostenitori. Le uccisioni e gli arresti di politici e giornalisti favorevoli all’HDP, cominciarono per davvero. L’uccisione dell’avvocato per i diritti umani Tahir Elci alla fine di novembre dello scorso anno, ha avuto un effetto raggelante. Ha anche suscitato in Demirtas questo sentimento: “Ciò che ha ucciso Tahir non è lo stato ma la mancanza di uno stato.” La mancanza di fiducia nell’impegno della Turchia per la sua minoranza e per la democrazia multipartitica ha portato persone influenti come Demirtas a riconsiderare l’autonomia e l’auto-governo delle zone curde.
La creazione delle Unità di Protezione del popolo
Gran parte della spiegazione dell’assalto contro i Curdi va trovata nella fallita politica della Turchia in Siria.I combattenti del PKK temprati dalle lotte cominciarono ad aiutare i combattenti curdi siriani nel 2011, dopo che il governo della Siria di Bashar al-Assad si era ritirato dalle regioni curde nel nord del paese. Il risultato di questo aiuto fu la creazione delle Unità di Protezione del Popolo (YPG). Le YPK e il PKK sono state feroci combattenti contro lo Stato Islamico (IS) da quando è entrato nella zona nel 2012. I progressi sul campo di battaglia dei Curdi siriani con il PKK hanno sollevato il loro morale, ottenuto l’attenzione internazionale e ha fatto ottenere loro degli aderenti tra la popolazione non curda della Turchia. E’ stata l’intensità del loro modo di combattere e la loro politica sociale progressista che hanno dato positività all’HDP nelle recenti elezioni. La dichiarazione dell’autonomia curda siriana insieme a quella dell’autonomia curda irachena (fin dal 1991) hanno messo pressione ai Curdi della Turchia per fare lo stesso. Questo è stato esattamente ciò che disprezzano Erdogan e gli ultra-nazionalisti turchi.
Fin da ottobre, le forze armate turche hanno colpito non soltanto le città curde nella Turchia sud-orientale, ma anche i combattenti del PKK e delle YPG in Siria. Il capo del PKK, Cemil Bayik, ha accusato lo stato turco di attaccare il PKK per “fermare l’avanzata dei Curdi contro l’ISIS.” Questa è un’accusa che è diventata usuale nella regione – che l’AKP è implicato nell’istituzione dell’ISIS. Il confine della Turchia con la Siria è “permeabile” all’entrata degli jihadisti dell’ISIS e al petrolio dell’IS. Questo ultimo attira il figlio del Signor Erdogan, Bilal, che è uno dei direttori del gruppo BMZ, l’impresa marittima che ha avuto un ruolo per il trasporto via mare del petrolio dell’IS a Malta e poi a Israele. Si considera molto importante ciò che ha detto Mr Bayik, ma qualsiasi prova esista, appoggia la sua asserzione. L’ambivalenza della Turchia verso l’IS assilla anche gli Stati Uniti che usano la base turca a Incirlik per bombardare l’IS e che osservano le navi turche attaccare le forze curde che sono le principali truppe di terra contro l’IS.
La Turchia corre il rischio di una guerra civile, come ha avvertito Demirtas in settembre. Erdogan crede di potere cavalcare la tigre della guerra contro i Curdi. E’ più probabile che perderà il controllo della situazione e farà precipitare la Turchia in una situazione di danno irreparabile. Il governo turco crede di poter ottenere una vittoria militare contro il PKK, che è il motivo per cui ha colpito i campi del PKK in Turchia, in Iraq e in Siria. Prima che il PKK venga distrutto, le forze turche dovranno radere al suolo le città grandi e piccole della Turchia sud-orientale. Stanno per farlo –con scarsa condanna internazionale delle loro azioni.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Originale: The Hindu
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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