La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 6 gennaio 2016

Gratuità senza trasformazione: un’analisi sulla situazione cilena

di Rete della conoscenza
La legge “corta” sulla gratuità dell’Istruzione superiore cilena(Università, Istituti Di Formazione Professionale e i Centri di Formazione Tecnica) ci offre – per i suoi contenuti, le modalità di stesura , il contesto socioeconomico e storico e il ruolo dei movimenti studenteschi –l’occasione di aprire una riflessione su istanze e valori dal carattere internazionale.
Ci sentiamo dunque in dovere di iniziare anche noi un processo di analisi della vicenda cilena che vada ad aggiungersi e ad integrare gli elementi di riflessione e gli obiettivi strategici rispetto all’attuale dibattito in Italia sulla necessità dell’introduzione del principio della gratuità dell’istruzione, parola d’ordine che caratterizza le nostre mobilitazioni da più di un anno e mezzo, e sugli effetti nefasti che al contrario hanno il mercato e le politiche neoliberiste – con tutto l’arsenale retorico della valutazione e del merito – sul sistema formativo.
Per semplicità, abbiamo voluto condurre l’analisi della legge attraverso il ruolo e le opinioni che nel processo di mobilitazione e di discussione parlamentare hanno avuto i movimenti studenteschi e le loro organizzazioni principali.
Il sistema educativo cileno, martire di decenni di sfrenato neoliberismo
La dittatura pinochetista (dal 1973 al 1990) ha lasciato una delle sue più evidenti tracce all’interno del sistema di istruzione cileno. Le leggi in materia di istruzione durante la dittatura hanno definanziato, sotto i dettami della “scuola di Chicago”, il sistema formativo pubblico favorendo sempre di più il proliferarsi e l’adesione a scuole e università private, attraverso l’utilizzo improprio di fondi statali. Non solo dunque il governo dittatoriale ha sedimentato importanti relazioni economiche oltre che politiche con i “proprietari” delle scuole e università private, ma ha anche permesso, attraverso appositi provvedimenti, che queste non avessero alcun controllo/regolazione da parte dello Stato e che una scuola o un’università privata potessero avere la struttura di una azienda, in cui utilizzare l’istruzione in funzione del guadagno del privato. In tutto ciò, naturalmente, vennero azzerati tutti gli organi di rappresentanza studentesca.
La scuola pubblica cilena cadde in ginocchio, con il risultato che anche in epoca post-dittatura per avere un’istruzione media (ovvero fino al diploma) di qualità e con dignitose possibilità di inserimento nel mondo del lavoro, la condizione necessaria era quella di aver frequentato una scuola privata. In questo contesto chi non se la poteva permettere doveva frequentare una scuola pubblica, ampliando così il gap tra il ceto alto e quello bassissimo. La mercificazione del valore emancipatorio della formazione vide scattare altre dinamiche che ancora oggi gli studenti cileni vivono, tra cui i sistemi di prestito di onore per sostenere le ingenti spese necessarie a sostenere l’intero arco dei cicli formativi di un ragazzo. Questa tipologia di debito oltre a determinare la nascita di intere “generazioni indebitate” ha conformato una bolla del debito studentesco di dimensioni ancora oggi preoccupanti per il potenziale impatto sull’economia generale.
Ciononostante, ci troviamo oggi davanti ad un sistema universitario pubblico che, a differenza di quello scolastico prima citato, non ha perso il suo valore cardine sociale e formativo. Vive però anch’esso un costante definanziamento in cui viene mantenuto il retaggio culturale pinochetista per cui il privato, ovvero lo spendere più soldi, significa una formazione di maggiore qualità. Sempre grazie all’ottica di mercato nel mondo dell’istruzione, la totale assenza di controllo da parte dello Stato sulle offerte formative delle singole università private ha prodotto un’enorme quantità di lauree senza esami abilitanti a svolgere il mestiere previsto. Chi dunque si iscrive alle università private, sperando di far valere maggiormente gli enormi sforzi economici, viene ulteriormente truffato proprio sulla qualità e la spendibilità della propria formazione.
I governi successivi alla dittatura, per vent’anni democristiani e poi di destra conservatrice, non hanno dimostrato alcuna volontà politica di cambiare le leggi in materia di istruzione.
Tali normative sono inoltre state votate durante il Governo Pinochet come integrazione alla Costituzione Cilena, la cui modifica richiede una maggioranza qualificata, 5/7 del Parlamento: numeri che in un sistema elettorale binominale per municipalità sono difficili da ottenere democraticamente da una maggioranza eletta e che dunque per qualsiasi iniziativa legislativa in quel campo dovrà scendere necessariamente a patti con l’opposizione.La destra conservatrice e neoliberista cilena da sempre difende il privato e il lucro, rivendicando un pari trattamento da parte dello Stato di enti pubblici e privati.
Inoltre, durante la dittatura e anche successivamente venne rafforzato e modificato il CRUCH, Consiglio dei Rettori delle Università Cilene, che attualmente comprende 25 Atenei con fondazione antecedente al 1981, pubblici e privati, e sono le uniche Università ad avere diritto ai finanziamenti diretti dallo Stato. Inoltre il Ministero dell’Istruzione delega al CRUCH la selezione degli studenti nei singoli corsi di laurea direttamente dalla scuola superiore: partecipano in maniera determinante alla stesura e alla valutazione della prova di maturità alla fine del ciclo scolastico, il cui punteggio è utilizzato come parametro di selezione. In questa maniera sicuramente una scuola privata otterrà punteggi più alti nella prova nazionale che viene redatta anche da rettori di università private che sono tuttora prive di alcun controllo da parte dello Stato. Il processo di selezione è dunque un elemento centrale nell’allargamento della forbice sociale e nello stratificarsi delle classi sociali, creando fenomeni di dispersione ed esclusione sociale per chi finisce gli studi.
La distribuzione dei fondi alle università del CRUCH, inoltre, si basa su di una logica competitiva di ranking tra gli Atenei, che non può essere equa nei parametri a causa di una regolazione assente nelle università private. Di conseguenza, da decenni la classifica è pressoché immobile, lasciando soprattutto le ultime tre Università (tre statali di regioni decentrate) in un costante e progressivo definanziamento.
I movimenti studenteschi cileni: decenni di battaglie sociali
Le mobilitazioni studentesche cilene, mai state silenti né durante la dittatura – a costo di tanti compagni e compagne desaparecidos – né successivamente, hanno da sempre rivendicato la costruzione di un sistema di educazione pubblico diverso, che vedesse gli studenti come interlocutori primari. Le liste di rappresentanza universitarie hanno inoltre sempre avuto un ruolo da protagoniste nel mobilitare gli studenti, per cui in Cile la divisione tra rappresentanza e movimento è praticamente inesistente. Un valore politico forte che ha caratterizzato il movimento studentesco cileno è l’aver saputo tenere unite le singole rivendicazioni e vertenze all’interno di una cornice che richiedesse ai Governi una trasformazione, oltre che un rifinanziamento, del sistema di formazione. Le strade, le scuole e le università di Santiago e altre città del Paese hanno visto incessantemente nei decenni dibattere, occupare, manifestare e marciare insieme masse di studenti universitari e medi sotto le tre parole d’ordine: un’educazione di qualità, pubblica e gratuita.
Di qualità in quanto il bisogno di un rafforzamento finanziario e qualitativo dell’istruzione pubblica deve tornare a essere una priorità dello Stato e deve vedere un ripensamento degli interi cicli di formazione. Gli studenti chiedono la stesura di un Piano di Sviluppo Nazionale in cui il Governo insieme agli actores sociales stabilisca che tipo di professionisti ha bisogno il Paese, quale orizzonte sociale e culturale si vuole raggiungere con i futuri lavoratori e lavoratrici cileni.
Un’istruzione pubblica, perché gli studenti pretendono con forza l’espulsione del mercato dalla formazione, eliminando tutte le forme di profitto, i fondi statali e l’assenza di regolazione da parte delle private. Successivamente, chiedono l’eliminazione di tutti i meccanismi classici figli di un neoliberismo sfrenato perpetuato per decenni sulla società cilena, come l’indebitamento per il sistema di prestiti d’onore e la mancanza di valore del titolo di studio.
Un’ istruzione gratuita, invece, per un accesso libero alla formazione, senza barriere economiche, cosa possibile solo in un sistema profondamente diverso.
È stata anche particolarmente forte la rivendicazione del mondo della formazione come importante settore sociale in cui opporsi più che a singole politiche specifiche, a un sistema economico e un modello di sviluppo escludente. Infatti, a differenza delle ultime fasi dei movimenti europei, gli studenti sono stati perno di grosse coalizioni mobilitative che comprendevano professori e ricercatori, fino ad arrivare a uno sciopero nazionale che ha bloccato l’intero Paese nel 2012. Erano coinvolte scuole, università, porti e miniere, aggregando lavoratori e studenti, e includendo nelle piattaforme anche rivendicazioni politiche in termini culturali e di welfare, come quelle contro la violenza di genere, la discriminazione sessuale, per il diritto all’aborto e alla contraccezione, la laicità nelle scuole; e in termini di nuovi modelli di sviluppo per la tutela dell’ambiente. La legittimità politica e sociale delle rivendicazioni ha fortemente influenzato le ultime elezioni, permettendo alla coalizione di sinistra di vincere per la prima volta dopo la dittatura. Infatti la campagna elettorale di Michel Bachelet si è molto concentrata sul mondo della formazione e sul settore primario. La maggioranza di centro sinistra eletta ha infatti incluso anche i maggiori partiti di sinistra e candidato anche esponenti dei movimenti studenteschi, come Camila Vallejo, attuale Presidente della Commissione Istruzione del Parlamento Cileno.
La legge sulla gratuità dell’Università
Durante il governo Bachelet, sono stati due i provvedimenti presi in materia di formazione prima dell’ultima legge sulla gratuità: la legge sull’inclusione scolastica e la legge sulla professione docente. Durante entrambe gli studenti e professori si sono mobilitati non tanto in contrapposizione, ma chiedendo una radicalità di intervento maggiore oltre ad una maggiore inclusione degli attori sociali del mondo della conoscenza.
La gratuità era però il provvedimento più atteso, in quanto era il primo che poteva intaccare in maniera sostanziale l’attuale sistema. Purtroppo, seppur si tratti del primo intervento reale e massiccio a favore del sistema educativo, leggendo il testo e viste le premesse sopracitate, ci troviamo d’accordo con le critiche mosse dagli studenti al Governo sul merito della legge. La maggioranza ha dovuto per forza trattare con parte dell’opposizione di destra nella stesura del testo, con il risultato di una mediazione al ribasso rispetto alle aspettative del mobilitazioni studentesche. È importante considerare comunque che è recente il processo di riaffermazione, sempre da parte degli studenti, dell’idea dell’accesso ad una formazione di qualità come parte integrante del welfare. Si tratta,infatti, di un provvedimento su base annuale che, in termini semplicistici, finanzia le singole università appartenenti al CRUCH (dunque sia pubbliche che private), oltreché università private accreditate da almeno 4 anni che volessero entrare nel progetto, Istituti Professionali (IP) e Centri di Formazione Tecnica (CFT) affinché gli studenti meno abbienti possano frequentarle grazie ad un alleggerimento del costo che esse comportano: in Italia diremmo che lo Stato sta finanziando delle borse di studio.
Gli studenti che potranno accedervi saranno quelli appartenenti ai primi cinque decili della popolazione cilena in base a un indicatore di ricchezza calcolato come la quantità di entrate in termini di stipendio di un nucleo abitativo (e dunque non per forza familiare) diviso il numero di abitanti. Inizialmente il testo prevedeva anche un investimento di 2,5 miliardi di pesos sui sistemi di istruzione pubblici.
La prima critica che il movimento studentesco ha mosso al Governo è stata di metodo, ovvero “all’improvvisazione” del Governo: il provvedimento è stato steso e proposto in tempi davvero brevi e dunque senza coinvolgere gli studenti nella discussione, oltre a presentare “errori” nella prima stesura. Secondo i parametri inizialmente stabiliti per l’assegnazione dei fondi, molto simili a quelli del ranking interno alle Università del CRUCH, venivano lasciate fuori dai finanziamenti proprio le tre università in fondo alla classifica, pubbliche e non centrali. Tale errore è stato subito utilizzato dalla destra – da sempre contraria a qualsiasi attacco al sistema di lucro sulla formazione e da sempre favorevole a un pari trattamento da parte dello Stato verso privato e pubblico – per portare il provvedimento al Tribunale Costituzionale Cileno (TC), accusando con populismo, ma a ragione, il provvedimento di essere discriminatorio nei confronti delle università. Naturalmente l’obiettivo, subito raggiunto, è stato causare il ritardo del provvedimento rispetto alle immatricolazioni di gennaio (in Cile l’anno accademico e scolastico inizia a gennaio e finisce a dicembre). Non essendo ben specificate le proporzioni dei contributi e quali università avrebbero beneficiato del provvedimento, c’è stata anche forte confusione tra gli studenti che si trovavano a dover scegliere per quale l’università concorrere all’accesso.
La seconda critica è invece sostanziale: gratuità per gli studenti non significa solo finanziamento. Prima di tutto, in una visione aziendalizzata delle università, il dibattito ha assunto una forte impronta corporativista, incentrando la discussione principalmente tra i “titolari” delle università rispetto a chi riceve quanti fondi. Inoltre il provvedimento vede aumentare le borse di studio per una platea che già risultava beneficiaria e che si era mobilitata per un cambio del sistema della formazione, non solamente per ricevere ulteriori fondi. Il sistema comprensivo di università pubbliche e private del CRUCH non viene cambiato, per cui, siccome l’erogazione delle borse avverrà direttamente da parte delle singole università, verranno dati fondi in mano a persone che da quasi mezzo secolo lucrano grazie al sistema privato privo di alcuna regolazione.
Non viene nemmeno risolto il problema del valore delle lauree, per cui rimarrà invariato quel 57% di giovani cileni che oggi non lavorano nel l’occupazione per cui hanno studiato, ma che invece, sia in università pubbliche che private, si sono fortemente indebitati per riuscire a pagare le rette.
Viene inoltre criticata la retorica del governo secondo cui grazie a tali fondi gli studenti potranno scegliere liberamente il tipo di università che vogliono frequentare, visto che la scuola in cui il ragazzo ha studiato e la preparazione che ha avuto condizionano fortemente la possibilità di scelta e il punteggio che otterrà nella prova di maturità.Gli studenti inoltre contestano la poca chiarezza del Governo sulla continuità del provvedimento, che, senza modifiche aggiuntive, avrebbe una validità meramente annuale.
La terza critica riguarda una questione di concetto: secondo gli studenti è assurdo intervenire sulle università senza una riforma della scuola superiore, prevista poco dopo l’approvazione della legge sulla gratuità universitaria. Senza tale riforma, non si possono conoscere il numero di studenti, le durate dei corsi di laurea e gli altri elementi necessari ad un piano di sviluppo nazionale sulla missione dell’Università Cilena (vedi sopra). Gli studenti chiedono infatti un ritardo della presentazione del testo sulla scuola e che dunque il Governo non ragioni con gli studenti e i professori a conti fatti. Essi pretendono l’espulsione di logiche di mercato anche dal mondo della scuola, un rafforzamento della qualità del sistema pubblico e che il privato, laddove interagisca con lo stato, abbia chiari limiti e regolazioni.
L’assenza di affermazioni e prese di posizione da parte di Camila Vallejo e altri deputati provenienti dal movimento studentesco ha suscitato maggiore durezza nella richiesta di responsabilità da parte del Governo.
Per tutti questi motivi il 22 dicembre è stata chiamata un’enorme manifestazione dal titolo: “Neanche un peso in più al mercato: marcia per un’educazione pubblica, gratuita e di qualità“(Ni un peso más al mercado, marcha para una educación pública, gratuita y de calidad).
E con lo slogan: “Gratuità senza Trasformazione non è Andare Avanti” (Gratuidad sin Transformación no es Avanzar).
Dalla mobilitazione il Governo ha duplicato a 5 miliardi di pesos sul pubblico, oltre a rettificare il problema dei parametri e così includendo le 3 Università Statali lasciate fuori. Gli studenti chiedono ancora una gratuità reale, in assenza di sistemi di tassazione incontaminati da inequità e prestiti di onore, puntando il dito sulla responsabilità che ha lo Stato nel garantire al suo popolo l’emancipazione e la dignità sociale attraverso qualunque tipo di formazione.
Di certo la legge è fortemente criticabile. Camila Rojas, presidente della FECH (insieme dei rappresentanti dell’Università Statale del Cile, che si trova a Santiago, e principale voce politica nel coordinare la mobilitazione) l’ha definita un “mettere soldi in un sacco rotto“, ma in termini di conquiste ottenute in tempo così breve da parte delle lotte del movimento studentesco cileno possiamo constatare che il dibattito è di altissimo livello.
Dovremmo dunque ricordare in Italia al Partito Democratico e al Governo che la valutazione in serie A e serie B degli Atenei, il rifinanziamento in briciole del sistema di formazione pubblico e in genere tutte le politiche di neoliberismo e mercato sull’istruzione hanno già prodotto grosse emergenze e ferite sociali in Sud America e sta facendo lo stesso in Europa e in Italia. Dobbiamo però ricordare a noi stessi di quanto sia importante unire le battaglie sia nelle università che nelle strade, allargare il nostro fronte di actores sociales e puntare proprio sulla trasversalità delle lotta per ottenere delle vittorie storiche necessarie a cambiare il senso della storia e riscattare dalla subalternità e dalla marginalità milioni di persone.

Fonte: ilcorsaro.info 

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