La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 8 gennaio 2016

L’anno che verrà: il 2016 fra appuntamenti politici e scadenze internazionali

di Nicolò Carboni 
Il 2016 sarà un anno impegnativo.
Dopo aver evitato il collasso economico e, almeno per il momento, quello culturale, il nostro continente entra nel nuovo anno con più dubbi che certezze: Schengen, la ripresa economica, le relazioni con Russia, America e Medio Oriente, tutti i fattori contribuiscono a creare uno spazio pubblico frammentato, difficile da interpretare.
Nel frattempo attorno a noi la situazione si fa sempre più complessa: Le tensioni siriane si stanno rapidamente estendendo all’intera area del golfo mentre la Cinatrema sotto le avvisaglie di una possibile crisi finanziaria di proporzioni terribili. Al di la dell’Atlantico tutte le attenzioni sono concentrate sulle elezioni negli Stati Uniti, la sfida fra democratici e repubblicani rischia di diventare incendiaria, soprattutto qualora il fronte conservatore scegliesse un candidato incendiario come Trump o Cruz.
Il calendario che abbiamo preparato cerca di tenere conto dei più importanti eventi già fissati, per alcuni, purtroppo, non è stato possibile definire una data esatta ma, in ogni caso, abbiamo indicato i possibili periodi.
1° gennaio – I Paesi Bassi assumono la presidenza della UE
La presidenza uscente, quella del Lusseburgo, ha lavorato molto bene sui temi economici ma – forse per mancanza di interessi diretti – ha cercato di rimandare le dispute riguardo Schengen e il terrorismo, i Paesi Bassi si troveranno a gestire una serie di dossier molto complessi a partire da quello – sensibilissimo – delle frontiere interne. Per quanto riguarda l’Italia avremo sul tavolo il caso ILVA, le norme per la tutela dei risparmiatori post Bail – in e, ovviamente, l’approvazione della finanziaria.
24 gennaio – Elezioni presidenziali in Portogallo
Dopo l’ambiguo risultato delle legislative, il portogallo torna alle urne per eleggere il Presidente della Repubblica. Stando agli ultimi sondaggi il candidato di centrodestra pare in vantaggio a meno di un’inedita coalizione fra la sinistra progressista e quella radicale. Dopo la formazione del governo Costa, però, la situazione è molto fluida e, dunque, potrebbero esserci sorprese.
1° febbraio – Cominciano le primarie presidenziali negli Stati Uniti
Sull’altra sponda dell’Atlantico si comincia a fare sul serio: il voto in Iowa testerà la forza di Hilary Clinton ma pure le ambizioni di Bernie Sanders e, in campo Repubblicano, Donald Trump. Se il magnate/celebrity resisterà all’impatto con i voti reali, magari ampliando il suo consenso sarà pressoché impossibile per il GOP escluderlo dalla corsa, con risultati – a questo punto – imprevedibili.
26 febbraio – Elezioni parlamentari in Iran
Le tensioni con l’Arabia Saudita e le guerre in Siria, Yemen e Iraq stanno riportando l’antica Persia al centro della scena politica. L’alleggerimento delle tensioni con l’occidente hanno fornito un buon margine di manovra al presidente Rouhani ma il braccio di ferro con Riyad potrebbe far crollare la delicatissima tela di accordi e compromessi costruita in questi mesi. Nel paese lo scontro fra radicali e moderati si fa sempre più intenso e non è detto che l’attuale leadership riesca a dominare del tutto le pulsioni della piazza.
26 febbraio – Elezione del nuovo presidente FIFA
Dopo la cacciata di Blatter e la squalifica di Platini l’elezione del nuovo massimo dirigente del calcio mondiale diventa (come se non lo fosse mai stata) una questione geopolitica primaria: il mondo arabo si sta muovendo per eleggere un suo uomo, spingendo ben due candidati, il principe Ali bin Hussein di Giordania e Salman Bin Ebrahim Al Khalifa, presidente della federazione del Bahrain. Mentre l’Europa ha messo in campo Gianni Infantino, già segretario generale UEFA e il francese Jérôme Champagne, un alto dirigente dell’organizzazione nonché diplomatico di carriera. Chiunque vinca gestirà i mondiali del 2018, i primi organizzati in Medio Oriente, e dovrà ripulire l’immagine della federazione.
5 marzo – Elezioni in Slovacchia
Il partito socialdemocratico del premier Fico sembra indirizzato verso una riconferma al governo, nonostante (o proprio grazie a) l’ostracismo del PSE e le prese di posizione riguardo Islam e immigrazione. Il rapporto fra Fico e la sua famiglia politica europea di riferimento è destinato a rimare fonte di grandi mal di testa per la socialdemocrazia europea. Forse dopo aver vinto le elezioni il governo slovacco tornerà su posizioni più moderate ma, per ora, rimane una bomba a orologeria che i dirigenti PSE faranno di tutto per disinnescare.
prima dell’otto aprile – Elezioni parlamentari in Irlanda
L’isola verde, a scanso di grandi sorprese, dovrebbe rimanere saldamente nelle mani dei conservatori. La grande coalizione guidata dal popolare Enda Kenny ha indebolito il Partito Laburista che, oggi, fatica a trovare una sua identità e a distinguersi dall’offerta politica degli oppositori.
6 aprile – referendum Olanda su Ucraina
L’oggetto del referendum olandese di aprile, un accordo commerciale con l’Ucraina, è di mera facciata: nei Paesi Bassi si scontreranno forze di governo e partiti euroscettici trasformando la partita referendaria in un più ampio dibattito sulle politiche europee. Si tratta di una dinamica ormai abbastanza usuale che, probabilmente, vedremo ripetersi anche in Italia con il referendum sulla riforma costituzionale.
28 aprile – L’Austria vota il suo nuovo presidente
Nell’ordinamento austriaco il Presidente della Repubblica ha un ruolo poco più che cerimoniale tuttavia i socialdemocratici, almeno per ora, non sembrano aver trovato il candidato giusto per sostituire Heinz Fischer che, nel 2011, fu eletto al secondo mandato con oltre il 70% dei voti popolari.
In una data tra il 15 aprile e il 15 giugno: Elezioni amministrative in Italia, tra cui Roma, Milano, Torino e Napoli
Le elezioni amministrative in Italia saranno un test politico fondamentale per Matteo Renzi e il suo Partito Democratico. Il voto nelle quattro principali città del paese, al netto delle evidenti note locali, segnerà le direttrici dell’opinione pubblica nella seconda fase della legislatura. Una crescita del M5S, magari coronata dall’elezione di un sindaco a Roma o Napoli, potrebbe fare molto male al governo e indebolire un Partito Democratico non ancora pacificato del tutto.
5 maggio – Elezioni amministrative nel Regno Unito, tra cui Londra, Bristol e Liverpool / Elezioni locali in Galles e Scozia
Le elezioni locali nel Regno Unito rispondono sempre a logiche molto interne, di norma scollegate dalla situazione internazionale. Tuttavia queste amministrative saranno il primo, vero, banco di prova per la leadership di Jeremy Corbyn. Riconquistare Londra e, magari, fermare l’emorragia di voti in Galles e Scozia darebbe un nuovo slancio al leader laburista. Al contrario, un fallimento renderebbe ancora più dura la cavalcata verso il referendum sull’Europa e, in prospettiva, sulla credibilità di Corbyn come capo dell’opposizione di Sua Maestà.
maggio 2016 – Fine del Semestre Europeo
La Commissione Europea pubblicherà i suoi orientamenti riguardo i bilanci degli Stati Membri. L’Italia, portando il deficit al 2,2%, ha dimostrato di voler sfidare i falchi dell’austerità proponendo una finanziaria di natura espansiva, per quanto finanziata in deficit. I negoziati con Bruxelles sono ancora in corso e Renzi pare deciso a dare battaglia. In ogni caso la bocciatura della legge di stabilità, magari in concomitanza con le amministrative, sarebbe un duro colpo per il Partito Democratico e potrebbe condizionare l’intera campagna elettorale.
26-27 maggio – G7 in Giappone
Il G7 avrà un’agenda complessa. L’economia globale sembra sulla strada della ripresa ma i recenti tonfi delle borse cinesi nonché le tensioni nel Golfo Persico potrebbero colpire proprio nel momento peggiore. I sette grandi dovranno ridiscutere le relazioni con la Russia nonché elaborare una strategia comune nei confronti di terrorismo e Medio Oriente.
giugno – Referendum sulla Brexit
Secondo i recenti rumour riportati dal Financial Times David Cameron vorrebbe andare al voto entro il mese di giugno. Nel segreto dell’urna può succedere di tutto: il partito conservatore è profondamente diviso, una parte del governo ha già dichiarato che farà campagna per l’uscita dalla UE mentre il Primo Ministro ha assicurato il suo impegno europeista. I laburisti sono schierati a favore della permanenza nell’Unione ma, anche qui, senza troppa passione. Galles, Scozia e Irlanda del Nord hanno manifestato più di una perplessità, aprendo addirittura a ipotesi secessioniste qualora il fronte del no all’Europa dovesse prevalere.
10 giugno-10 luglio – Europei di calcio in Francia
In una Francia impaurita e segnata dal terrorismo, il calcio europeo metterà in scena la sua kermesse più importante, giocando la finale proprio in quello Stade de France che a Gennaio ha visto la furia e il sangue dei terroristi. La Francia dovrà garantire la massima sicurezza possibile senza però dare l’idea di essere un paese in stato d’assedio.
30 giugno – Elezioni presidenziali in Islanda
L’Isola scandinava, dopo essersi ripresa dalla crisi del 2008, appare sempre più lontana dall’Europa. Il governo ha confermato di non voler riprendere i negoziati di adesione e, almeno per ora, i cittadini paiono desiderosi di continuare a usare la loro Corona. Le presidenziali di giugno sono importanti perché, per la prima volta dal 1996, il Presidente uscente Olafur Grimsson ha dichiarato di non volersi ripresentare.
1° luglio – La Slovacchia assume la presidenza della UE
La presidenza Slovacca potrebbe essere delicata quasi quanto quella Ungherese di qualche anno fa. Le posizioni di Robert Fico, se verrà riconfermato premier, hanno causato più di una tensione nel PSE. Il gruppo S&D al Parlamento Europeo potrebbe trovarsi in grande imbarazzo, soprattutto se Fico decidesse di spostare alcune battaglie domestiche (come quella contro l’immigrazione) sul palcoscenico europeo.
17 luglio – Ottantesimo anniversario dall’inizio della Guerra Civile in Spagna
Forse entro luglio la Spagna avrà un governo ma, in ogni caso, la situazione nel paese rimane molto complessa: la Catalogna sembra aver archiviato le velleità indipendentiste ma la crescita di vari movimenti territoriali e di Podemos costringerà i partiti tradizionali a un cambio netto di strategia. Il PSOE pare voler cercare alleanze a sinistra, smarcandosi da una potenzialmente letale grande alleanza con il PP. A ottant’anni dall’inizio degli scontri fra Repubblicani e fascisti, la Spagna rimane una delle zone calde d’Europa ma, per fortuna, oggi i grandi scontri sono combattuti con le armi della democrazia.
5 agosto-21 agosto – Olimpiadi di Rio de Janeiro
Il Brasile inaugura i Giochi Olimpici con un’economia in rallentamento e una presidente, Dilma Rousseff, sempre più in difficoltà. Il PIL carioca è sceso del 4,9% su base annua e l’inflazione non riesce a scendere sotto il 9,9%, come se non bastasse alcuni scandali hanno visto coinvolti membri del governo e alti funzionari pericolosamente vicini alla Presidenta. Il Brasile, fino a pochi anni fa predestinato all’ingresso nel salotto buono del capitalismo globale, sembra aver rallentato la sua corsa, le Olimpiadi potranno sancire l’inizio della ripresa o il tracollo definitivo del gigante sudamericano.
18 settembre – Elezioni in Russia, si vota per la Duma
Putin non si preoccupa mai troppo delle elezioni. La Duma è interamente controllata dal suo partito e il Presidente, stando ai sondaggi, è stabile attorno all’80% dei consensi. All’orizzonte non si vedono grandi sconvolgimenti politici tuttavia la politica di potenza putiniana ha luci e ombre. Il Presidente ha riportato la Russia al centro della geopolitica mondiale, accreditandosi come vero ago della bilancio in Siria e Yemen ma la guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni hanno messo a dura prova la resistenza economica di Mosca. Le elezioni, in questo senso, sono una mera formalità, Putin non ha nemici interni e finché riuscirà a mantenersi al centro della scena diplomatica mondiale il suo dominio in Russia è più che al sicuro.
ottobre – In Italia si dovrebbe tenere il referendum sulla riforma della Costituzione
Dopo le amministrative di maggio/giugno l’Italia torna alle urne per approvare o respingere la riforma del bicameralismo perfetto proposta dal Partito Democratico. Renzi con questo referendum si gioca tutto, il governo, la segreteria del partito e il suo futuro come leader politico. Una vittoria cementerebbe consenso attorno all’ex sindaco di Firenze che, a questo punto, potrebbe guardare con serenità al congresso 2017 e, soprattutto, alle politiche del 2018. La sconfitta, invece, segnerebbe un vero e proprio terremoto, con il governo probabilmente costretto alle dimissioni e lo spettro del voto anticipato.
9 ottobre – Elezioni in Lituania
Dopo cinque anni di governo socialdemocratico la Lituania torna alle urne e, con tutta probabilità, confermerà l’attuale premier. Il piccolo stato baltico non sembra aver sofferto troppo la crisi economica e l’LSDP potrà capitalizzare i buoni risultati amministrativi.
ottobre – Elezioni in Romania
Dopo i fallimenti del governo Ponta e gli scandali conseguenti alle presidenziali del 2014, i socialdemocratici rumeni rimangono in corsa per il governo tuttavia la campagna elettorale si preannuncia impegnativa.
8 novembre – Elezioni presidenziali negli Stati Uniti
L’elezione più importante del mondo vedrà i democratici alla ricerca del terzo mandato consecutivo mentre i repubblicani decideranno definitivamente se farsi egemonizzare dal Tea Party o se ritrovare l’antico spirito liberario dei padri fondatori. Hilary Clinton è la favorita ma sia Cruz che Trump potrebbero sferrare più di un colpo a sorpresa qualora fossero i candidati repubblicani. Nel frattempo Obama intende chiudere la sua presidenza cercando di regolamentare il possesso di armi e uscendo da vari fronti di guerra. I dieci anni appena trascorsi non sono stati semplici ma la figura di Barack Obama è già scolpita nella storia degli Stati Uniti e rappresenta un esempio per qualsiasi progressista.
20 novembre – Chiusura del Giubileo straordinario
Aperto con la paura degli attentati e le polemiche per la scarsa affluenza di fedeli, il Giubileo della Misericordia fa parte di una più vasta operazione studiata da Bergoglio per rilanciare una chiesa azzoppata dagli scandali e sempre meno influente sulla scena globale. L’infatuazione italiana per Francesco non pare condivisa al di la delle Alpi e, non a caso, il Pontefice si sta concentrando su “altri mondi”, l’Africa, il Sud America, alcune zone dell’Asia. Il successore di Benedetto XVI immagina una chiesa globale, impegnata sui grandi temi del nostro tempo ma sempre rivolta agli ultimi, a chi rimane tagliato fuori dalla globalizzazione. Vedremo nel corso dell’anno le declinazioni di questo approccio “francescano”.
31 dicembre – Le ultime truppe statunitensi, australiane e britanniche dovrebbero ritirarsi dall’Afghanistan
Dopo quindici anni di guerra, l’Afghanistan appare tutto tranne che pacificato. Gli americani e la comunità internazionale, però, oggi hanno altre preoccupazioni: il paese centrasiatico, per quanto lacerato, non è più la centrale operativa del terrorismo internazionale e le milizie talebane non paiono avere connessioni dirette con Daesh anzi, secondo alcuni report, sono in lotta con lo Stato Islamico per mantenere l’egemonia in Afghanistan/Pakistan. Al netto delle considerazioni geopolitiche, però, il governo di Kabul rimane del tutto incapace di garantire la sicurezza nel paese e tantomeno in grado di immaginare qualsiasi prospettiva di pacificazione.

Fonte: Pandora Rivista di teoria e politica 

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