
di John Wight
E’ sempre una sorpresa ascoltare un primo ministro britannico che emette dei diktat ad altri paesi sul destino dei loro governi, specialmente di un governo che negli scorsi 4 anni e mezzo si è posizionato sui bastioni della civiltà contro le orde barbariche dell’ISIS e di movimenti simili.
Forse come succede con l’opinione che ha dei lavoratori e dei poveri della Gran Bretagna, il problema di David Cameron quando si tratta di politica estera, è che il suo cervello è bloccato in qualche parte del 19° secolo. Se è così, è necessario che si porti nel 21° secolo il prima possibile, perché l’Impero Britannico non c’è più e il governo della Siria è una faccenda riguardo alla quale i siriani devono decidere e non un primo ministro britannico che ha fissazioni di splendore coloniale.
In rapporto ai recenti avvenimenti in Siria, la decisione della Russia di fornire sostegno militare alla Siria, può soltanto essere considerata controversa o sbagliata, se si crede che esista un’equivalenza morale tra l’ISIS e il governo di Assad.
Il prolungarsi del conflitto in Siria e le sofferenze dei siriani, sono una conseguenza diretta della falsità e della perfidia che caratterizza la posizione dell’Occidente riguardo alla regione. In effetti, la mancanza di qualsiasi chiarezza morale, di dirigenza e di competenza da parte dei governi occidentali, è stata semplicemente criminale, con scarse prove che questo cambi presto. Soltanto in un mondo alla rovescia si potrebbe dedurre una qualsiasi equivalenza tra l’ISIS in Siria e il governo di Assad. Tuttavia questa è esattamente l’equivalenza che l’Occidente continua a fare, ostacolando quindi gli sforzi di distruggere un movimento che è deciso a rimettere indietro l’orologio in Siria al settimo secolo, adottando livelli disumani di massacro e di barbarie.
L’ISIS sono i Khmer Rossi del nostro tempo, che si attengono all’analogo obiettivo di trasformare un’intera nazione in un deserto culturale, umano e fisico. L’ISIS rivela la sua crudeltà e bestialità. Rende schiave e violenta le donne “in grande”, e gli è stato permesso di crescere al punto che ora costituisce una minaccia diretta a secoli di progresso umano. Parliamo quindi di un’organizzazione che non ha alcun programma che si potrebbe negoziare, nulla da offrire tranne carneficine e caos, rendendo la sua completa e totale distruzione una condizione non negoziabile per salvare milioni di persone da un destino orribile.
Al contrario all’ISIS, il governo di Assad è laico, crede nella modernità e sostiene i diritti delle minoranze, sia musulmane che non musulmane. Fatto ancora più essenziale, indipendentemente dall’enorme campagna di demonizzazione che gli è stata scatenata contro, il governo siriano conserva il rispetto del suo popolo che comprende di più che qualsiasi diplomatico, politico o ideologo, la natura della lotta in cui sono stati inghiottiti in questi quattro anni e mezzo passati.
Tuttavia, proprio come quando si trattava di Saddam Hussein e di Muammar Gheddafi in Libia, veniamo bombardati con la deduzione che la Siria consiste di un solo uomo, nella persona del suo leader. Questo tipo di discorso è impiegato per condizionare e modellare l’opinione pubblica interna quando si tratta di ottenere l’appoggio per vedere la destituzione di un certo leader, anche se la prova empiriche della discesa di Iraq e Libia in un abisso di violenza settaria, caos e collasso della società, è innegabile a questo riguardo.
Il reato di Assad non quello di essere un dittatore o che opprimendo il suo popolo, come suoi detrattori vorrebbero farci credere – altrimenti perché mai l’Occidente conterebbe tra i suoi più stretti alleati regionali l’Arabia Saudita, presumibilmente il regime più corrotto, venale e barbaro che c’è oggi nel mondo? Il problema del governo di Assad in Siria è che è stato da lungo tempo evidenziato per un cambiamento di regime come polo di opposizione a un’agenda statunitense egemonica che risale all’amministrazione Bush. E’ un’agenda attualmente spinta molto vigorosamente dagli alleati degli Stati Uniti nella regione: Israele, i summenzionati Sauditi, e la Turchia, che perseguono tutti i loro interessi, che sono nemici della stabilità.
Non c’è e non c’è mai stata alcuna democrazia liberale che aspetta dietro le quinte di prendere il potere in Siria, proprio come non c’era in Iraq o in Libia quando si è trattato o di Saddam Hussein o di Muammar Gheddafi. Ma anche così, come un cieco che si muove a tentoni e che sbanda in un negozio di porcellane, l’Occidente rimane attaccato a una strategia ottusa che riesce soltanto a seminare caos a ogni passo che per perseguirla.
L’alternativa razionale e coerente della Russia è in notevole contrasto. Il presidente Putin ha continuato a chiedere una coalizione internazionale per combattere il terrorismo e l’estremismo oramai da alcuni anni, ed è stato di continuo rifiutato. Ha anche chiesto una soluzione politica e diplomatica per il conflitto in Siria, ma di nuovo questi sforzi sono stati di continuo neutralizzati dai leader occidentali la cui ostinazione sta letteralmente uccidendo le persone, oltre a creare la peggior crisi di rifugiati che il mondo ha visto fin dalla Seconda Guerra mondiale.
Il rifiuto della Russia di rinunciare a dare il suo appoggio alla Siria, malgrado il fatto di essere sotto enorme pressione per agire così, e di incrementare invece quel sostegno, dimostra principi e coraggio ammirevoli dati i rischi che esso implica. Avrà indubbiamente un impatto significativo sul terreno, sollevando il morale dell’Esercito arabo siriano e del popolo siriano, il cui coraggio e tenacia sono stati straordinari. Non soltanto si sono opposti a un’invasione del paese da parte di estremisti stranieri e di jihadisti, ma lo hanno fatto malgrado una massiccia pressione esterna da ogni parte dell’Occidente.
I barbari sono alle porte e soltanto la Russia sta prestando attenzione alla richiesta di intervenire per salvare non soltanto il governo siriano o la Siria, ma la civiltà stessa.
John Wight è autore di un memoriale su Hollywood politicamente scorretto e irriverente – Dreams That Die[Sogni che muoiono], pubblicato da Zero Books. Ha anche scritto cinque romanzi che sono disponibili come Kindle eBooks. Potete seguirlo su Twitter: @JohnWight 1.
Fonte: Counterpunch
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
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