La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 4 dicembre 2015

Mauricio Macri: nessun trionfo per la repubblica

di Ezequiel Adamovsky
L’elezione di Mauricio Macri come nuovo presidente dell’Argentina, è stata accolta come un trionfo della Repubblica, sia all’interno del paese che sui media internazionali. Molti di coloro che hanno votato per lui lo hanno fatto come modo per domandare istituzioni migliori, meno corruzione, più pluralismo e la fine dello stile aggressivo di Cristina Kirchner. Tra gli altri periodici internazionali, The Economist ha accolto l’elezione come “la fine del populismo” e l’inizio di “una democrazia più affidabile”. Se, come The Economist e altri media internazionali vi interessa principalmente avere in Sudamerica governi favorevoli al mercato, di destra, amici degli Stati Uniti, allora avete buone ragioni per essere contenti delle elezioni. Ma se siete realmente interessati alla salute della repubblica, alla divisione dei poteri, e alla trasparenza, allora l’elezione di Mauricio Macri è una brutta notizia.
In effetti, le credenziali di Macri di essere un buon repubblicano, sono estremamente deboli. La sua carriera, prima come uomo d’affari e recentemente come sindaco di Buenos Aires, è contaminata da vari casi di corruzione. Tanto per cominciare, la sua fortuna economica – Macri è uno degli uomini più ricchi dell’Argentina – deriva da quella di suo padre, il magnate Franco Macri che divenne un milionario durante l’ultima dittatura militare grazie a proficui contratti per fornire servizi allo stato dittatoriale. Come funzionario della compagnia di suo padre, Mauricio fu personalmente coinvolto nella formidabile corruzione, rivelata nel 1989. E ‘ stato uno dei più famosi casi di corruzione nella storia dell’Argentina, che portò all’accusa di cattiva condotta del leader peronista Juan Carlos Rousselot e alla fine della sua carriera politica. I Macri, buoni amici di Carlos Menem riuscirono a restare impuniti. Nel 1993, come amministratore delegato della sua personale società, Mauricio Macri fu coinvolto in un altro episodio di corruzione, un caso di evasione fiscale per mezzo di contrabbando di macchine. Fu processato dal giudice incaricato dell’indagine, ma il caso fu annullato per l’intervento della Corte Suprema altamente corrotta che era stata nominata da Menem. Questi sono soltanto i due casi più famosi delle varie situazioni sospette in cui Macri è stato coinvolto come uomo d’affari in quegli anni. Nel 2010 il suo stesso padre lo accusò di avergli rubato una delle sue società.
Dopo aver assunto la carica di sindaco di Buenos Aires nel 2007, le denunce di corruzione si moltiplicarono. Macri è attualmente incriminato in 214 casi giudiziari (sì, 214) di tutti i tipi, compresi atti di corruzione e di abuso di autorità. Uno di questi è un atto di spionaggio illegale ai danni di rivali politici e della sua famiglia, per il quale presumibilmente aveva usato l’intelligence della polizia locale. Per questo caso Macri sta venendo esaminato ed è sotto processo per conferma della Corte d’Appello. (Tra parentesi, il pubblico ministero che ha presentato la causa contro Macri non è altro che Alberto Nisman, che è morto all’inizio di quest’anno in circostanze ancora non chiare). Altri rinvii a giudizio riguardavano enormi contratti per opere pubbliche. La protezione messa in atto dai media riguardo a questo scandalo è tale che a Macri è stato permesso di mentire apertamente durante una delle principali interviste che ha concesso proprio prima delle elezioni. Quando gli hanno fatto domande su questo caso, ha giurato che non aveva mai concesso alcun contratto alla “Caputo Inc,” eludendo allegramente il fatto che il suo amico è il proprietario legale di altre società che hanno tratto vantaggi da enormi contratti.
Oltre a questo caso, il candidato che concorre in primo luogo per il Congresso per conto del partito di Macri, cioè Fernando Niembro, è stato costretto ad abbandonare nel bel mezzo della campagna elettorale, poiché è emerso che gli erano stati dati milioni di fondi della città in contratti per lavori inesistenti eseguiti da finte società.
L’indagine è soltanto all’inizio ma sembra che sia la punta dell’iceberg di una rete di corruzione che usi i fondi della città.
La settimana scorsa Mauricio ha annunciato i nomi dei ministri e dei segretari di stato che lo accompagneranno nel suo primo gabinetto. La storia di corruzione e di comportamento immorale di alcuni di loro è ugualmente sconvolgente. Il ministro delle Finanze, Alfonso Prat Gay amministra un conto bancario non dichiarato tramite il quale la donna più ricca dell’Argentina evade le tasse. Federico Sturzenegger che deve diventare il capo della Banca Centrale era implicato nella più grossa frode finanziaria della storia dell’Argentina. Questi sono soltanto due tra molti esempi. Anche la moglie del presidente è stata accusata per aver prodotto i capi di abbigliamento della sua marca in fabbriche illegali che sfruttano i lavoratori (il caso alla fine è stato rigettato da un giudice immediatamente dopo è diventato ministro di Macri nella città di Buenos Aires). Per passare a una nota più comica, nel 2009 la polizia trovò Patricia Bullrich che beveva mentre guidava; malgrado questo, diventerà ministro della Sicurezza del governo Macri. Sì, della sicurezza.
Se la trasparenza non è il suo punto di forza, la sua storia riguardo alla divisione dei poteri e al pluralismo è ugualmente orribile. Quando era sindaco della città, Mauricio Macri ha posto il veto a oltre 130 leggi approvate dal consiglio comunale. Nella vasta maggioranza dei casi erano leggi per problemi futili che non compromettevano in nessun modo e forma il suo governo. Metteva semplicemente il veto a qualsiasi legge che non gli piaceva. Questa scarsa disposizione per le
procedure democratiche è particolarmente scioccante, dato che oltre 80 di quelle leggi erano state approvate dai consiglieri del suo partito. Inoltre, il nuovo governo ha già annunciato che governerà su delibera, evitando le procedure formali se lo troverà necessario.
In quanto al rispetto per l’indipendenza della magistratura, neanche lo notizie al riguardo invitano all’ottimismo. Macri sta già chiedendo le dimissioni del Procuratore Generale Alejandra Gils Carbó che, come i giudici della Corte Suprema è un funzionario indipendente nominato dal congresso con mandato a vita. Macri chiede le sue dimissioni con la motivazione che è una sostenitrice del governo precedente (non importa il fatto che lui abbia nominato un ex consigliere del suo partito come Procuratore generale della città di Buenos Aires). Inoltre, l’anno scorso ha fatto un’alleanza con i partiti di opposizione per bloccare la nomina di nuovi giudici per la Corte Suprema, dopo che uno questi morì e un altro andò in pensione, lasciando quell’organismo giudiziario con soltanto tre membri. Così facendo ha creato illegalmente una situazione tale da avere la possibilità di nominare i suoi propri candidati, ottenendo così la maggioranza. Inoltre si sa che ha fatto pressione sulla magistratura locale di Buenos Aires per condizionare il suo operato. Macri sta ora facendo lo stesso con la magistratura federale così intensamente che Elisa Carrio – sua principale alleata nelle elezioni che ha appena vinto – gli ha chiesto pubblicamente di smetterla. Non molto tempo fa, un altro membro della sua alleanza politica, ha fatto notare che Macri stava usando la magistratura locale per intimidire i cittadini e le ONG che si sono opposte ad alcune delle sue misure.
Tutte queste informazioni sono perfettamente pubbliche e note. Il fatto che coloro che festeggiano la vittoria di Macri come se fosse un trionfo per la repubblica, abbiano deciso di non farci caso, fa pensare che il benessere della repubblica non costituisca il loro vero programma.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: teleSUR English
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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