La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 28 gennaio 2016

Politica e vita. Rovesciamo tutto

di Donatella Donati
Leggo e ascolto sempre più spesso la parola: impotenza. Impotenza rispetto a che cosa, rispetto a chi?
Non mi piace questa parola, è troppo affine, anche se per contrasto, alla parola potere, e io vorrei che cercassimo altri punti di riferimento per orientare il nostro cammino e che pur cercando di avere presente, se ci riusciamo, il mondo intero, dessimo più valore alle nostre persone, alle singole ore delle nostre giornate, alle mille piccole cose che possiamo fare o non fare.
Non ho le idee chiare ma sento e sono convinta che non basta tenersi informati e informate sulla politica nazionale e internazionale e confrontarsi nel tentativo di delineare un abbozzo di analisi e di percorso comune, o partecipare a convegni, scioperi, riunioni, cortei, perché è proprio a questo punto che lo sconforto ci prende e avvertiamo la sproporzione di forze tra noi e il potere in tutte le sue forme: dunque non dobbiamo inseguire sempre il potere, o almeno non solo e non soprattutto, altrimenti saremo sempre più sulla difensiva.
Voglio dire: il terreno strettamente politico è importante e certo non va trascurato, ma dobbiamo pur ammettere che per la maggior parte delle persone e a volte anche per noi è noioso e respingente e ci fa sentire appunto impotenti, ci fa venir voglia di fuggire su un altro pianeta, il che poi si traduce magari nello spegnere radio e Tv o anche Facebook e andare a fare una passeggiata, o una torta di mele, o a rileggere i romanzi più amati, o a cercare qualcuno o qualcuna per una chiacchierata o per mangiare insieme, perché in queste cose possiamo esprimere e incontrare qualche forma di eros quando nella politica non riusciamo a trovarlo più.
Ecco, io vorrei proporre un rovesciamento di prospettiva: invece di continuare a predicare una maggiore partecipazione alla vita politica, predica che come tutte le prediche è inutile e ogni volta dobbiamo riconstatare che per la maggior parte delle persone e in misura minore anche per parte di noi politica e vita sono separate, perché non proviamo a spostare il centro della politica dentro la nostra vita, perché non siamo noi per primi e prime a dare più importanza, più valore e più peso ai nostri pensieri, alle nostre parole, alle nostre azioni quotidiane? Per esempio tra lasciare un bambino o una bambina davanti alla Tv oppure ai videogiochi e invece giocare o passeggiare con lui o con lei, può esserci una differenza il cui peso politico forse supera il valore del voto, tanto più che il nostro voto conta sempre meno (a un “rovesciamento di prospettiva” e alla possibilità di un cambiamento radicale, profondo, che sorge dal basso e per questo è spesso nascosto ha dedicato molte attenzioni soprattutto John Holloway, autore di “Cambiare il mondo senza prendere il potere” per Carta/Intra Moenia, leggi ad esempio Mettiamo in comune, ndr). E questa è una scelta che dipende da noi, è un agire politico che non ci leva nessuno e se proprio vogliamo parlare in termini di forme del potere, forse anche questa lo è.
Qui mi fermo, senza pretese, sono idee poco chiare lo so, in sostanza è un invito a cercare insieme nuove forme di lotta e di eros, per vivere una politica calda, quotidiana, attraente, faticosa magari ma noiosa no.

Fonte: comune-info.net 

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