di Michele Bocchiola
Dalle rivelazioni di Wikileaks, sappiamo oggi che il governo degli Stati Uniti d’America ascoltava le telefonate di Silvio Berlusconi quando era Presidente del Consiglio dei Ministri. Non è la prima volta che succede: i leader politici di Germania e Francia sono nel mirino della Special Collection Service da tempo. Stupisce però che gli USA tenessero sotto controllo Berlusconi proprio nel 2011, nel pieno della crisi economica. Agli attuali Ministri della Repubblica e alla Magistratura italiana, questa è parsa un’ingiustificabile violazione della sovranità nazionale: è vero che Berlusconi all’epoca era più attento all’organizzazione di cene eleganti che non ai problemi del Paese, ma uno Stato straniero non deve entrare negli affari interni, specialmente in quelli di un Paese alleato e da sempre considerato amico. E anche Barack Obama è corso ai ripari, promulgando il Judicial Redress Act – una legge che permette a cittadini non americani di adire a vie legali negli Usa nei casi di violazione della privacy da parte di un’organizzazione americana.
Il problema però rimane: perché gli USA ascoltano le telefonate di Berlusconi (e chissà di quante altre persone)? Chi può legittimamente ascoltare le conversazioni telefoniche? E, infine, che cosa succede al materiale raccolto? Vorrei provare a dare una risposta a queste domande.
La prima domanda riguarda la pratica dello spionaggio. Il fatto che il governo americano ascolti le telefonate dei leader politici o di altri ignari cittadini non dovrebbe stupire. La Special Collection Service è attiva sin dagli anni ’70, e lo spionaggio è uno dei mestieri più antichi del mondo. Anche l’Italia spia altri Stati: l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna – il servizio segreto per l’estero – raccoglie informazioni per la difesa del nostro Paese anche al di fuori del territorio nazionale. Di che stupirsi, quindi?
La seconda domanda è più complessa perché riguarda i limiti dello spionaggio e, in generale, del controllo delle comunicazioni. La Costituzione italiana tutela la segretezza delle comunicazioni (art. 15). Ci sono però dei limiti: se un magistrato lo dispone, tutte le conversazioni possono essere ascoltate. Ovviamente, ci deve essere una ragione, come il sospetto di un grave crimine. Ma a livello internazionale non c’è una Costituzione che tutela le persone, né accordi o convenzioni. Questo vuole dire che tutto è possibile? Per rispondere a questa difficile domanda, possiamo fare un esempio.
Immaginiamo di avere due vicini di casa. Il primo è curioso e vuole sapere tutto quello che facciamo. Il secondo è sospettoso e ha paura di noi. Se il primo ascoltasse le nostre conversazioni appoggiando un bicchiere al muro, lo riterremmo giustamente un gran maleducato. Nell’altro caso, il giudizio dipende dal nostro comportamento. Se, per esempio, fossimo molto distratti – lasciamo spesso l’acqua aperta o i fornelli accessi prima di uscire di casa –, il suo comportamento apparirebbe sicuramente meno problematico. Ora, se il governo di un Paese straniero, per negligenza o incapacità, stesse per danneggiare gli interessi dei cittadini americani, l’ascolto delle telefonate sarebbe dettata da curiosità o sospetto? Penso che, nel caso in cui il sospetto fosse fondato, l’ascolto delle conversazioni sarebbe giustificato.
Infine, che cosa succede ai file contenenti le conversazioni telefoniche? Le telefonate contengono molti aspetti della vita di una persona. E possiamo solo immaginare lo stupore degli addetti del Special Collection Service nel vedere con quanta disinvoltura Berlusconi passasse da Putin a una soubrette, dal confronto con un ministro sui dati della crisi ai dettagli sulbunga bunga. Bisognerebbe forse chiedersi perché il secondo insieme di informazioni (sulla vita privata di Berlusconi) e non il primo (di contenuto eminentemente politico) finisce sui giornali. Non voglio dire che i servizi segreti americani abbiano passato ai giornali italiani i file delle telefonate di Berlusconi. Quei file vanno distrutti se non servono a tutelare gli interessi dei cittadini americani. E se la vita privata di Berlusconi è più interessante della sua manifesta incapacità di comprendere e risolve la crisi economica, questa è un problema degli Italiani, non del governo americano.
Per concludere, tutti sanno oramai che i servizi segreti o altri organi dello Stato possono ascoltare le telefonate. In alcuni casi, ci sono delle ragioni per farlo. Altra faccenda, invece, è la conservazione dei dati raccolti, che vanno sempre distrutti quando non sono importanti. C’è qualcosa di più fondamentale, che va al di là delle leggi, dei trattati internazionali e delle Costituzioni: è la tutela dei dati personali, che rientra nei diritti della persona, e che va sempre messa in atto, anche quando certi dati servono per proteggere altre persone o altri valori fondamentali per le istituzioni sociali e politiche di uno Stato.
Fonte: Le parole e le cose
Originale: http://www.leparoleelecose.it/?p=22172

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