La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 29 febbraio 2016

Olof Palme, 30 anni dopo. Un caso sempre aperto

di Bruno Amoroso
30 anni fa, il 28 febbraio 1986, poco prima della mezzanotte Olof Palme fu assassinato nel centro di Stoccolma con un colpo di pistola. I primi commenti a quel triste evento - scritti tra gli altri anche da me in varie riviste italiane - colsero quello che i tre decenni successivi hanno confermato. La polizia svedese non ha cavato un ragno dal buco e i 275 metri di scaffali che accolgono i materiali delle indagini non hanno fornito il nome dell'assassino, il motivo e l'arma del delitto.
Palme fu liquidato per eliminare quei gruppi dirigenti delle socialdemocrazie scandinave che stavano introducendo una vera rivoluzione nei loro paesi: porre fine all'eredità di simpatie naziste delle classi alte della società, della stessa socialdemocrazia e dei corpi di polizia e dell'esercito. 
Inoltre la loro opposizione alla strategia volta al "crollo del muro", basandosi sul dialogo e la coesistenza tra Est e Ovest e sulla solidarietà con i movimenti di liberazione (Africa, Vietnam, etc.) costituiva un ostacolo da rimuovere per le politiche statunitensi, perché si potesse poi montare la retorica della democrazia e dei diritti che portò al 1989, cioè all'inizio incontrastato del trionfo del neoliberismo in Europa.
Queste due forze - l'orientamento nazista tuttora presente nei corpi di polizia e sicurezza dello Stato, e gli interessi statunitensi in Europa che tradizionalmente si sono alleati con queste forze - sono dietro il progetto di eliminazione di Olof Palme e di numerosi dirigenti socialdemocratici in Norvegia e Danimarca negli anni successivi al crollo del Muro di Berlino.
Un libro pubblicato in questi giorni in Danimarca (Thomas Ladegaard, Palmemordet, Nyt Nordisk Forlag), illustra bene ed in modo coraggioso questi aspetti. 
Olof Palme nacque nel 1927 in una famiglia nobile di orientamento di destra, anti-socialdemocratica, simpatizzante per la Germania. Seguì negli anni giovanili queste tradizioni e collaborò col quotidiano di destraSvenska Dagbladet con toni moto aggressivi verso il governo socialdemocratico. La svolta della sua vita avvenne dopo un soggiorno negli Stati Uniti (1947) durante il quale aderì con entusiasmo agli ambienti democratici di quel paese e trasse forti ispirazioni dalle politiche del presidente Franklin D. Roosevelt e dell'economista John Maynard Keynes. Al ritorno in patria Palme divenne segretario della sezione internazionale dell'organizzazione studentesca (SFS), che aveva un passato pro-nazista, un indirizzo di destra e si batteva perché la Svezia chiudesse la frontiera per gli ebrei in fuga dalla Germania nazista.
A Palme spettò il compito di contrastare questo orientamento con una nuova generazione di giovani con un indirizzo internazionalista. Questo approccio fu da lui seguito durante la Guerra fredda nella rissa tra organizzazioni studentesche comuniste ed anticomuniste. Dopo i fatti di Praga (1948), Palme fu tra i fondatori di una nuova organizzazione studentesca internazionale. Questo gli creò grande imbarazzo quando nel 1966 una rivista americana rivelò che le spese per la segreteria internazionale di questo movimento erano sostenute dalla CIA a sua insaputa. Nel suo ruolo di presidente degli studenti svedesi, come disse nel suo discorso di saluto alla fine dell'incarico, fece caldamente appello all'impegno internazionalista della Svezia e al bisogno di ricostruire l'onore svedese attraverso l'aiuto umanitario, l'appoggio ai movimenti democratici e l'aiuto concreto ai rifugiati. 
Da ciò la sua dura opposizione nel ruolo di primo ministro del paese al regime dell'apartheid in Sud Africa, ai bombardamenti USA nel Vietnam del nord, alle politiche di riarmo internazionale e alla dittatura cilena. Questa politica causò la forte opposizione degli USA e della destra svedese, che riuscirono tuttavia a imporre al paese una collaborazione segreta tra la Svezia e la NATO e accordi segreti delle industrie militari svedesi.
Questo suo muoversi in avanti e con una posizione pacifista ed internazionalista fece nascere alle sue spalle numerosi nemici che iniziarono ad augurarsi una sua rapida rimozione (Sud Africa, Cile, USA, etc.).
L'assassinio di Palme è stato spesso associato a quello di Kennedy sia per l'«incompetenza» delle rispettive polizie nelle indagini sia per la ridicola pretesa di scaricare la colpe su un singolo autore, spesso uno spostato mentale (in USA Lee Harvey Oswald ed in Svezia Christer Pettersson).
Le distrazioni della efficiente polizia svedese nelle ore immediatamente successive all'assassinio sono numerose e documentate e danno l'impressione di una rete protettiva per far sparire le tracce dell'assassino e le prove del fatto. Si creò confusione dall'inizio additando i curdi (PKK) come responsabili.
Sia il capo delle indagini (proveniente dai servizi segreti SAPO) che i successivi capi della polizia di Stato furono in seguito rimossi, ma ormai l'operazione depistaggio era riuscita in pieno. Poi si ripiegò su un singolo uomo, alcolizzato, nonostante le testimonianze e le prove contraddicessero questa scelta. Anche questa scelta si rivelò inutile e il caso Palme resta così tra gli omicidi politici senza soluzione.
Le indagini hanno messo in evidenza ciò che era noto: la vicinanza politica dei capi della polizia di Stoccolma con ambienti nazisti e il loro odio per Olof Palme. Il libro qui citato descrive nei dettagli numerosi episodi che illustrano l'entusiasmo di questi ambienti nei giorni successivi alla liquidazione di Palme.

Fonte: Megachip Globalist

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