La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 2 settembre 2016

Poche storie: in Italia non si fanno figli perché le donne non lavorano

di Francesco Cancellato 
Proviamo ad astrarci per qualche minuto dalla polemica sul fertility day e a considerare il problema per quel che è: l’Italia ha un problema demografico. Nel 2015 sono state registrate circa 488mila nascite, quindicimila in meno rispetto al 2014. Si tratta del minimo storico mai raggiunto dallo Stato italiano. Per trovare dati simili bisogna tornare al 1917-18, quando una buona fetta di popolazione maschile in età fertile era al fronte, nelle trincee. È vero anche che l’età del concepimento si sposta sempre più avanti: l’Italia è il Paese con le mamme più vecchie d’Europa. Per dire: in Romania le neo-mamme over 35 sono il 10,9%, in Italia il 34,7%. In Liguria, Lazio, Sardegna un bambino su dieci nasce da mamme ultraquarantenni.
Tutto vero. Però ora tocca chiederci perché. E la risposta, spiace per gli esegeti della società edonista, della confusione dei ruoli, della fine della famiglia tradizionale, è una sola: da noi le donne lavorano troppo poco. E quando lo fanno devono scegliere tra la professione e la procreazione.
I numeri non mentono e vanno tutti nella stessa direzione: l’Italia è il terzultimo Paese europeo per numero di donne occupate, davanti alle sole Grecia e Macedonia. Lavora solo il 57% delle donne tra i 25 e i 54 anni, da noi, e la media è di 1,3 figli per donna. In Svezia le donne che lavorano sono l’83% e la media-figli sale a 1,9. Il motivo è piuttosto semplice: il lavoro della donna porta alla coppia uno stipendio in più. E se lavori e decidi di fare un figlio è perché hai un sistema di welfare che ti permette di conciliare i tempi della famiglia con quelli della professione. In Italia in politiche e servizi alla famiglia si spende solo il 2,3% della spesa nazionale. In Danimarca, è l’8,6%.



La prova ultima di questa conclamata auto-evidenza la fornisce proprio il tanto contestato “Piano nazionale per la fertilità” del Ministero della Salute. Che ricorda come il tasso di fecondità attesa - il numero di figli che le donne vorrebbero fare - è di 2,29. Altro che «ripiegamento narcisistico» dei giovani e delle donne che studiano (orrore!), come si legge in altre pagine del Piano.Il problema è che l’Italia potrebbe avere molti più figli di quelli che ha, ma chi potrebbe dargliene è abbandonato a se stesso, senza lavoro, welfare, incentivi e sgravi fiscali. Forse, al ministro Lorenzin converrebbe organizzare il prossimo Fertility Day a Palazzo Chigi, quando incontra i suoi colleghi. Un consiglio: dica loro che fare figli fa bene all’economia. È vero.

Fonte: Linkiesta.it 

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