La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 3 settembre 2016

Il piano diabolico delle migranti incinte

di Alessandro Gilioli
Ieri il racconto bugiardo sui migranti - in questo caso, vergognosamente e grottescamente bugiardo - ha fatto un nuovo passo in avanti. Lo dobbiamo al 'Giornale' che in prima pagina titola: «"Ci invadono con le donne incinte", il piano degli scafisti senza scrupoli». Sempre in prima pagina si spiega, testuale: «Non è un caso che tra le migliaia di disperati che stanno sbarcando in questi giorni sulle coste siciliane ci sono tantissimi neonati e tantissime donne incinte: il piano è colonizzare l'Occidente con nuovi bambini islamici».
Il messaggio fa leva e soffia sulla paura ancestrale più brandita - quella dell'«invasione» - e l'appesantisce con la componente demografico-religiosa. Li vedete quei neonati disidratati che scendono dai barconi in braccio alle loro madri? Non abbiate verso di loro alcuna empatia, perché sono parte di unpiano. Un piano per invaderci e distruggere la nostra civiltà.
L'articolo da cui sono tratti questo titolo e questo richiamo in prima pagina è a pagina 15.
Lì si riporta un virgolettato («Sono violentate non solo per mero passatempo ma perché porteranno in grembo un figlio libico, magari islamico, per partorirlo in Occidente. È il disegno di un'invasione») senza tuttavia attribuirlo a nessuno. Non c'è traccia di una persona che abbia pronunciato questa frase, almeno una persona con nome e cognome: 'il Giornale' dice solo che «ne sono convinti alcuni poliziotti che operano a stretto contatto con i migranti». Il resto dell'articolo parla d'altro, elencando gli sbarchi avvenuti, descrivendo la situazione anegli hot spot di Pozzallo e Lampedusa etc.
Consiglio alla collega che ha scritto il pezzo, se vuole approfondire l'argomento, di andare a parlarne direttamente con le donne migranti. Arabe e non, musulmane e non.
Scoprirebbe che ha in parte ragione: «non è un caso» se dai barconi scendono così tante donne incinte al settimo mese o più, e altre con neonati infagottati sul petto. Non è proprio un caso.
Avviene infatti che nelle comunità disastrate da cui queste donne partono la notizia dell'altissimo rischio di stupro lungo il viaggio circola ormai da anni, insomma è assodata. Lo sanno tutte, proprio come noi sappiamo che imboccando la Cisa d'inverno rischiamo di dover mettere le catene alle gomme.
Così come sanno che questo rischio - ad esempio, per chi proviene dal Corno d'Africa - scatta una volta superato il Sudan, quando si entra in terra libica e si diventa prigionieri delle diverse bande che in qualche mese ti porteranno a Misurata o in altri porti controllati dagli scafisti - se si è fortunati e se a casa c'è qualcuno che paga via Western union, s'intende.
Ma c'è un'altra notizia di cui le ragazze somale, eritree ed etiopi sono a conoscenza: e cioè che l'unica possibile difesa da questi stupratori è arrivare in Libia già incinte.
È questo infatti l'unico tabù che quei maschi ridotti a bestie, in Libia, quasi sempre rispettano. Insomma non violentano le donne incinte, o lo fanno più raramente.
Ed è questo il motivo per cui arrivano a Lampedusa di nove mesi o con il pargolo in braccio. Perché partono quando sono già incinte, diminuendo così il rischio di essere violentate nel deserto.
Ecco, è questo «il piano diabolico». È questa «l'invasione», la «colonizzazione». Donne che affrontano un viaggio d'inferno e che cercano di ridurne, un po', l'orrore.
Tra l'altro, spesso non sono musulmane. Specie quelle del Corno d'Africa. Dove circa metà della popolazione è cristiana.
Quindi queste donne cresceranno i figli cristiani, molto più cristiani di quelli che crescono nelle secolarizzate famiglie italiane. E questo anche se in grembo portano il frutto di una violenza, anziché un bambino concepito prima di partire.
Chissà se al 'Giornale' lo sanno.

Fonte: L'Espresso - blog Piovono Rane

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