La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 2 settembre 2016

Gli Usa e la minaccia nucleare. Intervista a Mikhail Gorbaciov

Intervista a Mikhail Gorbaciov di Der Spiegel
In una intervista al settimanale tedesco SPIEGEL, l’ex leader sovietico Mikhail Gorbaciov parla della morale e della politica nell’era nucleare, della crisi nelle relazioni russo-americane e della sua paura che un giorno verrà usata un’arma atomica.
SPIEGEL: Mikhail Sergeyevich, durante il suo discorso di insediamento come segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica nel marzo 1985, aveva avvertito della guerra nucleare e aveva domandato la “completa distruzione delle armi nucleari e un bando permanente su queste.” Lo diceva sul serio?
Gorbaciov: La discussione sul disarmo era già andata avanti per troppo tempo, davvero troppo tempo. Volevo finalmente vedere le parole seguite dall’azione perché la corsa agi armamenti non stava soltanto continuando, stava diventando anche più pericolosa in termini del numero di armi e della loro capacità distruttiva. C’erano diecine di migliaia di testate nucleari installate su diversi sistemi di “rilascio” come velivoli, missili e sottomarini.
SPIEGEL: Pensava che negli anni ‘80 l’Unione Sovietica fosse minacciata dalle armi nucleari degli stati membri della NATO?
Gorbaciov: La situazione era che i missili nucleari venivano collocati sempre più vicino ai confini dei nostri avversari. Stavano diventando sempre più precisi e venivano anche mirati a centri decisionali. C’erano progetti concreti per l’uso di queste armi. La guerra nucleare era ormai concepibile, e anche un errore tecnico avrebbe potuto causarla. Contemporaneamente, i colloqui sul disarmo non portavano da nessuna parte. A Ginevra i diplomatici hanno leggevano attentamente montagne di carte, bevevano vino a litri, e anche roba più forte, e tutto è stato inutile.
SPIEGEL: A un incontro delle nazioni del Patto di Varsavia nel 1986, lei dichiarò che la dottrina militare dell’Unione Sovietica non era più quella di pianificare una prossima guerra, ma piuttosto di cercare di evitare un conflitto militare con l’Occidente. Quale era il motivo che era dietro a questo cambiamento di strategia?
Gorbaciov: Per me era chiaro che le relazioni tra l’America e l’Occidente sarebbero state un vicolo cieco duraturo senza il disarmo atomico, con reciproca sfiducia e crescente ostilità. Questo è il motivo per cui il disarmo nucleare ha costituito la più alta priorità per la politica estera sovietica.
SPIEGEL: Non ha fatto pressioni per far progredire il disarmo anche a causa dei guai finanziari ed economici che affrontava l’Unione Sovietica negli anni ’80?
Gorbaciov: Naturalmente avevamo la percezione di quanto fosse grande il peso della corsa agli armamenti per la nostra economia e questo ha avuto davvero un suo ruolo. Era chiaro per noi che uno scontro atomico minacciava non soltanto noi, ma tutta l’umanità. Conoscevamo fin troppo bene le armi di cui si discuteva, la loro forza distruttiva e le conseguenze. La catastrofe nucleare di Chernobyl ci fornì un’idea piuttosto precisa di quali sarebbero le conseguenze di une la guerra nucleare. Furono quindi decisive per noi le considerazioni politiche ed etiche, non quelle economiche.
SPIEGEL: Quale è stata la sua esperienza con il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan che molti consideravano la forza trainante nella Guerra Fredda?
Gorbaciov: Reagan agiva in base a una onesta convinzione e ha e rifiutato sinceramente le armi nucleari. Già durante il mio primo incontro con lui nella guerra nucleare non si può vincere e non deve essere mai combattuta.” Questa frase univa morale e politica, due cose che molti considerano essere inconciliabili. Sfortunatamente, gli Stati Uniti da allora hanno dimenticato il secondo punto importante della nostra dichiarazione congiunta, in base alla quale noi e neanche gli americani cercheremo di diventare superiori in campo militare.
SPIEGEL: E’ deluso dagli americani?
Gorbaciov: Passano tanti decenni, ma sfortunatamente molte cose non cambiano. Già negli anni ’50 il Presidente Dwight D. Eisenhower definì il problema con il suo nome. Il potere del complesso militare industriale continuò a essere enorme con Reagan e con il suo successore George Bush. L’ex Segretario di Stato Americano, George Shultz, pochi anni fa mi disse che soltanto un presidente conservatore come Reagan essere stato nella posizione di far approvare dal Senato il Trattato sulle forze nucleari a medio raggio. Non dimentichiamo che la “Opzione Zero” che Reagan stesso aveva proposto (Nota dei redattori: la proposta di rimuovere dall’Europa tutti i missili sovietici e americani di media gittata) ha avuto molti oppositori in Occidente. Consideravano che fosse un espediente propagandistico e volevano impedire le politiche di Reagan. Dopo il vertice di Reykjavik nel 1986 (Nota dei redattori: l’argomento del vertice tra Reagan e Gorbaciov era il disarmo nucleare), Margaret Thatcher aveva dichiarato che non sarebbero stati in grado di gestire una seconda Reykjavik.
SPIEGEL: All’epoca, lei credeva realmente di poter realizzare un mondo privo di armi nucleari?
Gorbaciov: Non soltanto abbiamo proclamato un mondo senza armi nucleari come obiettivo principale, abbiamo indicato concreti obiettivi provvisori. Inoltre aspiravamo alla distruzione delle armi chimiche e ora siamo prossimi al raggiungimento di quell’obiettivo. Nel nostro piano di azione c’era anche limitare le armi convenzionali ed era tutto inestricabilmente legato a una normalizzazione delle nostre relazioni. Volevamo passare dallo scontro alla collaborazione. Abbiamo realizzato molto e questo dimostra che il mio approccio era completamente realistico.
SPIEGEL: Molti la hanno accusata di usare la sua richiesta come tattica per presentare l’Unione Sovietica come paese amante della pace.
Gorbaciov: No, non c’era propaganda in gioco e non si trattava di tattica. Era importante scappare dall’abisso nucleare verso il quale stavano marciando le nostre nazioni quando collocavano in Europa centinaia di missili nucleari a raggio intermedio.
SPIEGEL: Perché i negoziati per i missili balistici intercontinentali sono stati tanto più difficili di quelli per i missili a raggio intermedio?
Gorbaciov: A Reykjavik, Islanda, a ottobre 1986, Reagan ed io non soltanto abbiamo stabilito la struttura per eliminare i missili a medio raggio, ma anche per dimezzare il numero dei missili intercontinentali. Ma Reagan, si trovava davanti una forte resistenza negativa da parte dei “falchi” della amministrazione statunitense. Questo [ continuato con Bush e quindi, alla fine, abbiamo firmati il trattato nella estate del 1991. Con le armi strategiche a lungo raggio ci erano anche problemi tecnici. E poi avemmo anche quello per i missili di difesa.
SPIEGEL: Lei non è stato in grado di convincere Reagan ad abbandonare il suo progetto SDI (Strategic Defense Initiative) che aveva l’obiettivo di creare uno scudo difensivo contro i missili balistici intercontinentali. Questo lo ha sconvolto?
Gorbaciov: Reagan lo voleva in qualsiasi modo. Ecco il motivo per cui a Reykjavik non siamo stati capaci di trasformare in trattati i nostri accordi sui missili intercontinentali e su quelli a medio raggio. Per interrompere lo stallo, offrimmo agli americani delle concessioni e abbiamo separato il pacchetto negoziale. Ci mettemmo d’accordo su un trattato separato che prendeva in esame i missili a raggio intermedio. Reagan ed io lo abbiamo firmato a Washington nel dicembre 1987.
SPIEGEL: La collocazione dei missili americani a medio raggio provocò dimostrazioni di massa organizzate dal movimento pacifista in Germania….
Gorbaciov:…ed Helmut Kohl svolsero allora un ruolo molto positivo nello stabilire un trattato per l’eliminazione dei missili Pershing 1A
SPIEGEL: Le testate nucleari appartenevano agli americani, ma i missili erano tedeschi. Kohl dichiarò che i missili potevano essere distrutti se gli Stati Uniti e la Russia arrivavano a un accordo sulla distruzione dei missili a medio raggio.
Gorbaciov: Se Khol non ne avesse fatto a meno, non avremmo firmato.
SPIEGEL: C’era davvero opposizione alle sue politiche di disarmo nell’ambito dell’élite sovietica governante?
Gorbaciov: Ogni membro della dirigenza in quel tempo comprendeva l’importanza del disarmo. Tutti i principali politici avevano esperienza e un modo sobrio di vedere le cose. Pensi soltanto ad Andrei Gromyko …
SPIEGEL: … che in Occidente aveva il soprannome di “Mr. Nyet” (Signor No) a causa delle su tattiche negoziali inflessibili…
Gorbaciov: …ma come tutti gli altri capiva quanto era pericolosa la corsa agli armamenti. Al vertice, in quell’epoca eravamo uniti circa il mettervi fine.
SPIEGEL: Come si concretizzarono i trattati per il disarmo quando lei era il leader?
Gorbaciov: L’Unione Sovietica aveva un sistema severo e chiaro per la preparazione delle decisioni del politburo. Avvenivano attraverso i cosiddetti Cinque, un comitato formato dai rappresentanti di agenzie importanti e da esperti. Prendevamo in considerazione le posizioni dei nostri partner nei negoziati senza mettere a rischio lo stato della sicurezza dell’Unione Sovietica. Il politburo ponderava le proposte e poi emetteva direttive alle nostre delegazioni per il negoziato e anche a me, segretario generale e poi presidente, per gli incontri al vertice. Questo accadeva prima di Reykjavik nel1986, di Washington nel 1987 e di altri incontri. Il politburo, a sua volta, faceva affidamento sulle proposte degli esperti che poi esaminava e discuteva.
SPIEGEL: Oggi si può ancora raggiungere l’obiettivo di un mondo senza il nucleare?
Gorbaciov: E l’obiettivo giusto in ogni caso. Le armi nucleari sono inaccettabili. Il fatto che possano eliminare la totalità della civiltà le rende particolarmente disumane. Armi come questa non sono mai esistite prima nella storia e non si può permettere che esistano. Se non ce ne liberiamo, prima o poi verranno usate.
SPIEGEL: In anni recenti, sono comparse molte nuove potenze nucleari.
Gorbaciov: Per questo non dovremmo dimenticare che l’eliminazione delle armi nucleari è un obbligo di ogni nazione che ha firmato il Trattato di Non Proliferazione, e anche se l’America e la Russia hanno di gran lunga i più vasti arsenali a loro disposizione.
SPIEGEL: Che cosa pensa delle teoria spesso citata che la distruzione reciproca assicurata impedisce le guerre nucleari?
Gorbaciov: In questo c’è una logica pericolosa. Ecco un’altra domanda: se ha 5 o a 10 paesi è permesso avere le armi nucleari, allora perché non possono averle altri 20 o 30? Oggi poche diecine di paesi hanno i prerequisiti tecnici per costruire armi nucleari. L’alternativa è chiara: o andiamo verso un mondo privo di nucleare o dobbiamo accettare che le armi nucleari continuino a diffondersi, gradualmente, in tutto il globo. E possiamo realmente immaginarci un mondo senza armi nucleari se una singola nazione accumula così tante armi convenzionali che il suo bilancio militare supera quasi quello di tutti gli altri paesi messi insieme? Questo paese godrebbe di una totale supremazia militare se venissero abolite le armi nucleari.
SPIEGEL: Sta parlando degli Stati Uniti?
Gorbaciov: Lei l’ha detto. E’ un ostacolo insormontabile sulla strada per un mondo privo di nucleare. Ecco perché abbiamo messo di nuovo la demilitarizzazione nell’agenda della politica internazionale. Questa comprende una riduzione dei bilanci militari, una moratoria sullo sviluppo di nuovi tipi di armi e la proibizione di militarizzare lo spazio, altrimenti i colloqui per arrivare a un mondo privo di nucleare, saranno poco più che parole vuote. Il mondo diventerebbe allora meno sicuro, più instabile imprevedibile. Ognuno perderà, compresi quelli che ora cercano di dominare il mondo.
SPIEGEL: C’è il rischio di una guerra tra la Russia e l’Occidente per la crisi in Ucraina?
Gorbaciov: Siamo arrivati a un bivio nelle relazioni tra America e Russia. Molti stanno già parlando di una nuova Guerra Fredda. I colloqui tra entrambe le potenze riguardo a importanti problemi globali sono stati praticamente : tra questi c’è anche la questione del disarmo nucleare. La fiducia, proprio il capitale per la cui costruzione abbiamo lavorato così duramente, è stata distrutta
SPIEGEL: Lei pensa che ci sia un pericolo di guerra nucleare?
Gorbaciov: Sono molto preoccupato. Lo stato attuale delle cose fa paura. Le potenze nucleari hanno ancora migliaia di testate nucleari. Le armi nucleari sono ancora piazzate in Europa. Il ritmo della riduzione delle scorte è rallentato notevolmente. Stiamo assistendo all’inizio di una nuova corsa agli armamenti. La militarizzazione dello spazio è un reale pericolo. Il rischio di una proliferazione nucleare è maggiore di quanto sia mai stato prima. Il Trattato sul Bando Totale degli Esperimenti Nucleari
non è ancora entrato in vigore, soprattutto perché gli americani non lo hanno ratificato. Sarebbe stato estremamente importante.
SPIEGEL: Lei pensa che la Russia comincerà ancora una volta a usare il suo potenziale nucleare come merce di scambio nelle relazioni internazionali?
Gorbaciov: Dobbiamo esaminare tutto in un contesto. Sfortunatamente, sono ricomparse le formulazioni nelle dottrine militari delle potenze nucleari che rappresentano una ricaduta nel linguaggio che ha preceduto la dichiarazione sovietico-americana del 1985. E’ necessaria una nuova dichiarazione, forse dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che asserisca di nuovo la guerra nucleare come inammissibile – non conosce vincitori.
SPIEGEL: Un mondo senza armi nucleari non è soltanto un bel sogno?
Gorbaciov: Indipendentemente da quanto è difficile la situazione, non dobbiamo cadere nella rassegnazione e nel panico. A metà degli anni ’80, non mancavano certo le persone che pensavano che il treno per l’inferno atomico non poteva essere fermato, ma poi abbiamo realizzato molto in un brevissimo spazio di tempo. Migliaia di testate nucleari sono state distrutte e parecchi tipi di armi nucleari, come i missili a medio raggio sono stati eliminati. Possiamo essere orgogliosi di questo. Lo abbiamo ottenuto insieme. Dovrebbe essere una lezione per i leader di oggi: per Obama, Putin e la Merkel.
SPIEGEL: Signor Gorbaciov, la ringraziamo per questa intervista.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: Spiegelonline
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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