La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 2 settembre 2016

Libia: si spara ai soccorritori di migranti

di Flore Murard-Yovanovitch 
Dal 24 agosto scorso, la Guardia costiera libica è ormai addestrata da agenti europei dell'operazione militare Eunavfor Med (Operation Sophia) attiva dal 2015 nel Mediterraneo, con navi e pattugliamenti militari. Ufficialmente operazione di contrasto alle reti di trafficanti, si potrebbe rivelare per quello che è: un'operazione anti-migranti. Intanto, a fornire la prova che la Guardia Costiera libica usa armi da fuoco contro i profughi, è stata prima Amnesty che sulla base di testimonianze raccolte in Italia, ricostruiva episodi di pestaggi, abusi e uso delle armi da fuoco da parte dei libici.
Il fuoco aperto sulle barche. Peggio, accerchiate, messe a rischio di affondare con loro tributo di persone, come testimonia un ragazzo nella video di Human Rights Watch; o migranti respinti e riaccompagnati forzatamente nei centri di detenzione libici, dove marciscono sotto altri corpi o, nelle celle delle dittature da cui erano scappati, grazie ai nuovi accordi di riammissioni dell'Ue con Sudan, Eritrea, noti stati genocidari e accusati di crimini contro l'umanità dalle Nazione Unite.
La prova che la guardia costiera alleata della "forza europea", fa uso del fuoco, è oggi doppiamente accertata dalla recente sparatoria compiuta il 17 agosto scorso contro una nave di soccorso, di Medici Senza Frontiera la Bourbon Argos, (che insieme alla Dignity I e Aquarius, dal 21 aprile 2016, hanno salvato 11.365 persone durante 85 diverse operazioni in mare). L'Ong umanitaria denuncia che "l'attacco, da uomini non identificati, è avvenuto in acque internazionali, a 24 miglia nautiche a nord della costa libica. Uomini armati a bordo del motoscafo hanno sparato da una distanza di 400-500 metri verso la Bourbon Argos e poi sono saliti a bordo". Brig Ayoub Qassim, portavoce della Guardia Costiera libica riconosce lo scontro con la nave umanitaria di Msf, ma nega di averla sparato e assalita (The Guardian).
L'episodio non è unico, un'altra nave umanitaria dell'Ong tedesca Sea-Watch, ad aprile scorso, e fuori dalle acque territoriali, aveva subito un similare assalto da parte della guardia costiera libica che aveva allora sparato in aria; l'Ong ha temporaneamente sospeso le operazioni di soccorsi SAR per motivi di sicurezza.
Intanto, in un'intervista al Libyan Observer, al portavoce della guardia costiera libica è scappato questa frase rivelatrice "i migranti hanno bisogno di cura e protezione, non di personale militare armato da pistole", riconoscendo implicitamente la prassi ormai consolidata di sparatorie a imbarcazioni in alto mare, poco importa se colme o no di persone.
La prassi di speronamenti in alto mare di barche migranti, in realtà non è nuova, uomini mascherati non meglio identificati e unità speciali della guardia costiera greca, seminavano già terrore nel 2014-15 tra Turchia e Grecia, sequestrando motori e benzina e sventrando i gommoni, abbandonavano i profughi alla deriva: a rischio di capovolgimenti letali. Tanti gli episodi nell'Egeo di pirati e fascisti a mare documentati dall'Osservatorio Watch-The-Med, Amnesty e HRW, e la prassi potrebbe essere in realtà oggi replicata sulle coste libiche.
Nell'offuscamento delle notizie e della Verità, solo le centinaia di corpi riaffiorati ogni settimane sulle coste libiche parlano, svelando l'oscuro scenario Mediterraneo: l'ufficiale "guerra ai trafficanti", in realtà potrebbe essere solo la foglia di fico per mascherare rimpatri di massa di profughi in Africa e una vera e propria guerra ai profughi a mare e a terra.
Al recente Summit di Ventotene sono state martellate le parole "sicurezza", "confini", fatto passi ulteriori nell'Europa dei Rimpatri e lanciato il progetto di Guardia frontiera comune europea, un'altra Frontex, per meglio respingere, e rilanciati i Migration Compact per l'Africa, ingenti fondi previsti a 16 regimi africani, per bloccare i migranti all'interno delle dittature di partenze.
All'indomani dello show occorre però rileggere i documenti "riservati" rilasciati a maggio 2015 da Wikileaks. "Il Piano dei capi della difesa Ue per un intervento militare contro le barche di profughi in Libia e nel Mediterraneo", specificava che l'Ue avrebbe usato "la forza" contro le barche di migranti (fonte il Comitato militare dell'Unione Europea (EUMC)); recentemente l'operazione è stata estesa fino a luglio 2017. Tra le righe di un linguaggio burocratico-militare, pieno di sigle enigmatiche che ne ricordano altre storiche (dei comandi nazisti), si svelava l'innominabile: lo scontro bellico a mare e il potenziale sterminio di migranti in transito che nessun vuole vedere.
Nel "Piano", si parlava di "contrasto alle reti di traffico/trasporti illegali di migranti ma in realtà si trattava di lanciare (allora nel 2015) "un'operazione militare della durata di (almeno) un anno contro le reti di trasporto di profughi e relative infrastrutture, compresa la distruzione d'imbarcazioni ormeggiate" ... Il metodo era chiaro: "abbordaggio e neutralizzazione delle imbarcazioni " - non è specificato se in rada o in mare, e apparentemente non importa al Comitato militare, se siano colme di persone - cosa molto probabile visto l'incremento delle partenze dalla Libia in frantumo. L'obiettivo militare strategico - è quello di frenare a tutti costi il "flusso". La fase operativa 3, probabilmente in corso (non si sa se è scattata o se siamo ancora in fase 2B visto il secreto militare), prevedeva di portare anche a distruggere "infrastrutture civili in Libia per frenare i flussi di profughi", all'interno dell'area sovrana libica e l'escalation militare prelude ad una vera e propria occupazione del territorio libico da parte dei paesi Ue. Il Commando italiano dell'Operazione Ue, è qua a due passi da casa, a Centocelle-Roma.
Lungimirante e degno d'interesse il paragrafo sulla "Strategia informativa" dove si identificava un rischio per la reputazione dell'Ue e un "potenziale impatto negativo (sull'opinione pubblica) nel caso perdite di vite siano attribuite ad azioni o inerzia della forza Ue". In caso di turbamento dell'opinione pubblica occidentale, si raccomandava, quindi di agevolare "la gestione delle aspettative" con "operazioni di informazione militare" - ovvero propaganda e giornalismo embedded (quello che avviene da ormai più di un anno, con la diffusione di notizie arresti di scafisti e salvataggi per meglio oscurare gli speronamenti e le vere vittime della vera guerra in corso).
Ai profughi quindi l'Ue prospetta tranquillamente, con un linguaggio burocratico-razionale, respingimenti o sparatorie a mare. In un precipizio paranoico-militare dell'Europa senza precedenza in chiave migrante.

Fonte: Huffington Post - blog dell'Autrice 

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