La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 3 ottobre 2017

3 ottobre, una data nel segno dell’ipocrisia

di Maurizio Acerbo
Oggi, 3 ottobre, è la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione. Sono passati 4 anni dalla strage, a poche centinaia di metri dalla salvezza, a Lampedusa, in cui morirono 368 migranti. Istituire una giornata per ricordare un punto di non ritorno nella guerra silenziosa che si combatte contro chi cerca di attraversare il Mediterraneo fu una giusta scelta. Ma negli anni a seguire, militarizzazione delle frontiere, accordi illegali per bloccare nei paesi in transito chi fugge, altre infinite stragi dovute non al mare cattivo ma alla scelta di difendere ad ogni costo la Fortezza Europa, hanno cambiato il senso di questa data. 
Se per i governi italiano ed europeo è divenuta la data consolatoria in cui mostrare il volto umano, per Rifondazione Comunista e per chi reclama un mondo diverso, questa è la data della denuncia. Basta menzogne di Stato, si dia vita a corridoi umanitari, si permettano gli ingressi legali delle persone, si eviti di portare la guerra e la miseria nei paesi da cui si fugge. Solo allora potremmo dare dignità e giustizia alle vittime del 3 ottobre, ai tanti morti nel Mediterraneo, nel deserto, nei centri di detenzione libici. 
Malgrado e contro un razzismo di Stato che si vuole estendere a chi in Europa oggi paga scelte economiche che impoveriscono tutti, esiste una parte consistente di popolazione, non solo in Italia, che vuole coniugare accoglienza e inclusione, che rifiuta i respingimenti, consapevole che il nemico non è il migrante ma chi ci domina. Una parte di paese che sarà in piazza a Roma il 21 ottobre per ricordare che la solidarietà non è un reato.

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