La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 28 gennaio 2016

Lo Stato innovatore: dove va la Cina?

Intervista a Cai Fang di Alessandra Cappelletti 
La Cina è alle prese con un rallentamento della produzione (+6,9% nel 2015, il tasso di crescita più basso degli ultimi 25 anni) che, secondo Pechino, fa parte di una strategia di riconfigurazione del modello economico nazionale, da uno incentrato sugli iper-investimenti e la dipendenza dalle esportazioni, a uno che dovrà fare sempre maggiore affidamento sulla domanda interna (i consumi) e sul terziario.
Questo cambiamento di paradigma avviene però nel contesto di una difficile “ripresa” internazionale. Secondo i pianificatori di Pechino, il 13° Piano quinquennale (2016-2020), che dovrà essere formalmente approvato nel marzo prossimo dall’Assemblea nazionale del popolo, è lo strumento in grado di traghettare il Paese tra i marosi di questa transizione. Delle scelte presenti e del futuro della seconda economia del Pianeta, cinaforum.net ha parlato con il professor Cai Fang, economista e vice presidente dell’Accademia di Scienze Sociali, in questi giorni in Italia nell’ambito di un tour europeo per presentare la politica economica del 13° Piano quinquennale.
Professor Cai Fang, in un mondo che sta attraversando una fase di rapidi cambiamenti, e in un’economia in cui non sembra esserci alternativa al mercato, qual è l’importanza del Piano quinquennale per un Paese come la Cina, così come lo concepisce e applica il governo di Pechino?
"Occorre sottolineare che il Piano quinquennale si attua a partire dal 1953. Prima degli anni Ottanta del XX secolo, si parlava di “piano” in senso vero e proprio, dato che all’epoca la Cina seguiva un sistema di economia pianificata. In seguito, le riforme attuate sono state orientate verso la costruzione di un’economia socialista di mercato. A partire dall’11° Piano quinquennale (2006-2010) il senso della parola “Piano” è cambiato, assumendo quello di layout o blueprint. Quindi, i piani quinquennali, dall’11° in poi, sono completamente diversi rispetto a quelli precedenti. Analizzando le “proposte del Comitato centrale del Partito comunista cinese (PCC) per elaborare il 13° Piano quinquennale sull’Economia nazionale e sullo Sviluppo sociale” (pubblicato), oppure le “linee guida essenziali del 13° Piano quinquennale sull’Economia nazionale e sullo Sviluppo sociale” (in via di pubblicazione il prossimo marzo), è possibile evidenziare una serie di punti.
In primo luogo, nel 1992 la Cina ha definito ufficialmente, come obiettivo primario delle riforme, la costruzione di un’economia socialista di mercato. La terza Sessione plenaria del 18° Comitato centrale del PCC, nel 2013, ha posto l’attenzione su due nuovi assunti. Uno è far sì che il mercato ricopra un ruolo determinante nell’allocazione delle risorse, l’altro consiste nel valorizzare meglio la funzione del governo. Queste due espressioni sono la chiave per comprendere l’importanza che il Piano quinquennale riveste per la Cina.
In secondo luogo, gli obiettivi concreti attuali si suddividono in vincolanti e di previsione. Gli obiettivi vincolanti sono principalmente: (1) la fornitura di servizi pubblici fondamentali da parte del Governo, come l’istruzione obbligatoria, la previdenza sociale, l’assistenza ai poveri, etc.; (2) le questioni di esternalità, come la protezione delle terre coltivabili, il risparmio energetico, il risanamento dell’inquinamento, la riduzione delle emissioni. Il tasso di crescita del PIL, il tasso di crescita del reddito delle famiglie, il cambiamento della struttura industriale, etc., sono invece concepiti come obiettivi di previsione.
In terzo luogo, il piano è indirizzato soprattutto ai vari livelli di governo; per esempio, la fornitura dei beni e dei servizi pubblici, e a come utilizzare il mercato per centrare gli obiettivi. Il piano rispetta il ruolo del mercato e le scelte autonome d’impresa, e soprattutto suggerisce come utilizzare il canale delle politiche industriali ai fini del raggiungimento degli obiettivi.
Insomma, nel momento in cui si cerca di passare da un’economia pianificata a una di mercato, il governo centrale e quelli locali insistono sulla ricerca, il concepimento e l’attuazione del Piano quinquennale considerando l’economia nazionale e lo sviluppo della società. È stato provato come ciò rappresenti uno dei metodi più efficaci per valorizzare la funzione del mercato nell’allocazione delle risorse e per utilizzare al meglio il ruolo del governo, nonché riconosciuto come teoricamente valido e confermato dalla pratica. Questo modus operandi è stato apprezzato da numerosi dirigenti stranieri ed ha attirato l’attenzione di economisti di tutto il mondo."
Professor Cai, a proposito dei problemi relativi all’integrazione di milioni di lavoratori migranti nelle zone urbane e al differente livello di sviluppo tra province/regioni, il governo cinese come sta affrontando concretamente queste questioni?
"Attualmente in Cina il tasso di urbanizzazione calcolato in base ai residenti permanenti è del 55%, ma, se calcolato in base alla popolazione registrata, esso ammonta solamente al 37%. Ciò vuol dire che, in base alle statistiche, il numero di contadini computati oggi tra i residenti permanenti è di 170 milioni di individui; tuttavia, non essendo registrati come residenti urbani, non hanno accesso agli stessi servizi di base di cui beneficiano i cittadini registrati. Ciò impedisce che il flusso della forza lavoro avvenga in maniera ottimale, rende più insicuro l’impiego dei contadini che migrano nelle città e inibisce il potenziale inespresso di questo gruppo in termini di consumo.
Pertanto, il Governo cinese ha stabilito che, nel periodo coperto dal 13° Piano quinquennale, il Paese acceleri i tempi della riforma del sistema di registrazione della popolazione (huji 户籍), elevando così il livello di urbanizzazione calcolato sulla base dei registri. Nel concreto, accresceremo il tasso di urbanizzazione della popolazione registrata dall’attuale 37% al 45% entro il 2045. Ovvero, faremo in modo che un gran numero di contadini che vivono e lavorano nelle aree urbane possa ottenere la registrazione in città e beneficiare degli stessi servizi di base di cui godono i cittadini registrati. In Cina, il metodo migliore per valutare se i contadini migranti siano o meno integrati nelle aree urbane è vedere se essi abbiano o meno ottenuto la registrazione in città.
Tuttavia, la riforma del sistema di registrazione della popolazione e l’integrazione dei contadini migranti all’interno della popolazione urbana necessitano di un certo periodo di tempo per essere portate a termine. Per quei contadini migranti che, per il momento, non hanno ottenuto la registrazione, il governo deve – cominciando dal rendere più equo l’accesso ai servizi di base – fare in modo che ottengano la parità di diritti in termini di garanzie sociali di base, accesso all’istruzione obbligatoria, garanzie di sussistenza e accesso agli alloggi a prezzi agevolati, facendo sì che essi divengano residenti urbani a tutti gli effetti.
La forbice dello sviluppo locale, che si nota in particolare tra le zone costiere e quelle centrali e occidentali, è uno dei sintomi dell’esistenza di elementi di squilibrio, disomogeneità e insostenibilità nello sviluppo cinese.
Negli ultimi tempi, il Paese ha implementato politiche strategiche per sviluppare le regioni occidentali, portare in auge le regioni centrali e rivitalizzare il vecchio distretto industriale della Manciuria. Le regioni centrali e occidentali possono beneficiare di alcuni vantaggi tardivi: esse hanno già superato quelle orientali in termini di velocità nella crescita economica, mentre la forbice dello sviluppo mostra una tendenza alla riduzione.
Nel periodo del 13° Piano quinquennale la Cina affronterà le problematiche relative alle disparità di sviluppo e quelle sociali.
A questo proposito il Governo sta prendendo in considerazione le seguenti politiche e procedure: 1) attuare politiche «inclinate», ovvero, da una parte uniformare i servizi pubblici di base, dall’altra «ribilanciare» verso la parte occidentale del Paese in termini di costruzione delle infrastrutture di base e, ancora, combattere la povertà ed eliminare le situazioni di indigenza complessiva; 3) accelerare la ricollocazione delle attività industriali dalla zona costiera alle regioni centro-occidentali, in particolare intorno agli snodi della Via della Seta marittima del ventunesimo Secolo e della Cintura Economica della Via della Seta, trasferendo le industrie e promuovendo l’apertura delle regioni centro-occidentali verso i paesi confinanti e situati lungo la Cintura e la Via; 4) attuare il risanamento ecologico, ovvero, poiché le regioni centro-occidentali sono delicate dal punto di vista ambientale – tanto che in alcuni casi, trattandosi di «rifugi ecologici», le si è considerate regioni a sviluppo limitato – lo Stato e le regioni più sviluppate condurranno opere di risanamento ecologico."
Quali misure saranno portate avanti dal governo cinese per sostenere l’innovazione – così come stabilito nel 13° Piano quinquennale – nel contesto di una crescita economica rallentata?
"Con il rallentamento della crescita economica, la possibilità di mantenere livelli di crescita medio-alti dipende in gran parte dallo sviluppo della creatività. Lo Stato deve sostenere – se vediamo la cosa dal punto di vista del governo, del mercato e dell’impresa – la strategia dell’imprenditorialità e dell’innovazione di massa, creando le condizioni necessarie per favorire lo sviluppo della creatività. Innanzitutto, si deve accelerare la riforma dell’apparato tecnologico, guidando la creazione di una lega dell’innovazione tecnologica a livello industriale, promuovendo un’innovazione condivisa tra settori e ambiti di impresa, e favorendo una profonda integrazione tra tecnologia e mercato.
Inoltre, è necessario attuare una serie di progetti di sviluppo tecnologico su scala nazionale, costruendo centri di sperimentazione finalizzata all’innovazione, finanziati dallo Stato (come i centri di ricerca statali di Argonne, Los Angeles e Lawrence Berkeley negli Stati Uniti, oppure Heimholz, in Germania), così come proporre e guidare attivamente programmi tecnologici e di ingegneria scientifica di larga scale e a livello internazionale.
In terzo luogo, rafforzando il ruolo delle imprese in quanto principali soggetti e guide dell’innovazione. In primis, favorendo la formazione di grandi imprese innovative che siano competitive a livello internazionale, facendo sì che queste si facciano carico dei programmi di sviluppo tecnologico patrocinati dallo Stato e si occupino della costruzione dei centri di ricerca statali; poi, sostenendo l’innovazione a livello di piccole e medie imprese, sostenendo piattaforme quali incubatori per le imprese, per la tutela della proprietà intellettuale, etc.; terzo, inaugurando programmi di innovazione tecnologica, finanziamento e valutazione dei risultati, valutati in base al mercato; infine, con il sostegno del governo ai programmi di ricerca e sviluppo delle imprese, attraverso il supporto alle vendite e vantaggi fiscali.
In ultimo luogo, favorendo l’innovazione delle competenze in materia di gestione delle risorse umane e lo sviluppo dei poteri decisionali nell’individuazione della linea di sviluppo tecnologico; completando la trasformazione dell’apparato tecnologico; favorendo la capitalizzazione e la resa industriale dei risultati dello sviluppo tecnologico; implementando politiche di allocazione che si articolino in direzione di un incremento del valore intellettuale e aumentando l’entità dei benefici di cui potranno usufruire coloro che sono impegnati nella ricerca scientifica, in base ai risultati ottenuti."
Come riuscirà la Cina a portare avanti il suo processo di apertura proprio mentre la crisi non sembra avere fine?
"L’economia mondiale sta vivendo un rallentamento della crescita, e nel commercio internazionale si registrano addirittura indici di crescita negativi. Tuttavia, non possiamo ancora dire di trovarci nel mezzo di una crisi globale. Se si verificasse una crisi, l’opzione necessaria per farvi fronte, per arrestare la depressione e per risollevare l’economia mondiale, sarebbe ancora una volta fermare il protezionismo e proseguire nelle politiche di apertura. La Cina, uno dei principali beneficiari del processo di globalizzazione economica, continuerà a prestare il suo contributo per portare avanti questo processo.
Nell’ambito dell’attuale congiuntura, la Cina amplierà il proprio grado di apertura a partire da questi cinque aspetti: primo, considerata la depressione delle trattative commerciali, il Paese promuoverà la propria partecipazione nell’ambito delle trattative sulla liberalizzazione del commercio regionale e bilaterale, costruendo una rete di libero scambio autorevole e di alto livello; secondo, considerando l’esperienza accumulata con le quattro zone di libero scambio sperimentali di Shanghai, del Guangdong, di Tianjing e del Fujian, che hanno permesso di sperimentare un modello di scambi aperti e ad alto livello negli ambiti del commercio e degli investimenti, e sulla base degli accordi e trattati sinora stretti sul libero scambio di beni, servizi e capitali, tale modello sarà applicato in tutti il paese; terzo, promuoverà lo sviluppo industriale e l’interconnessione a livello infrastrutturale di base nell’ambito della Via della Seta marittima del ventunesimo Secolo e della Cintura economica della Via della Seta, aumentando il livello di integrazione tra la Cina e gli altri Paesi del mondo, confinanti o meno con essa, e supportando l’inclusività a livello industriale. Quarto, promuoverà la reciproca apertura delle attività finanziarie e, tenendo ferma la necessità di garantire la stabilità finanziaria, realizzerà, nell’ordine, la piena convertibilità del renminbi (la valuta nazionale, ndr) e la sua internazionalizzazione."
Crescita verde e innovazione: quali opportunità per gli scambi tra la Cina e un Paese come l’Italia?
"Dal punto di vista della crescita verde e dell’innovazione esiste un grande potenziale inespresso per la cooperazione tra la Cina e un paese come l’Italia. L’Italia è soprannominata «il regno delle piccole e medie imprese», possedendo un sistema idoneo alla sopravvivenza e allo sviluppo di tali imprese. Ciò è degno dell’apprezzamento da parte di una Cina che intende incoraggiare l’imprenditoria e l’innovazione di massa. L’Italia possiede una base manifatturiera avanzata e una solida base tecnologica, e può attuare un tipo di cooperazione immediata con la Cina nei settori industriale e tecnologico, oltre ad avere la possibilità di favorire con gli investimenti nelle due direzioni lo sviluppo tecnologico della Cina. L’Italia ha un’esperienza matura nella gestione dei marchi e del design creativo, ed è in grado di fornire tali servizi alle aziende cinesi più attive nell’innovazione.
Oltre a ciò, l’Italia può vantare tecnologie per la tutela dell’ambiente piuttosto avanzate, e la Cina che attuerà uno sviluppo verde rappresenta un enorme mercato, considerando che si sta formando una enorme domanda per gli investimenti e per la produzione di tali tecnologie. Pertanto, esistono ampli margini per la cooperazione in settori legati alla tutela dell’ambiente, come il controllo ambientale, la gestione delle acque, le energie rinnovabili, etc, così come per gli investimenti diretti e la cooperazione con imprese italiane in ambito commerciale e di ricerca e sviluppo."

Fonte: cinaforum.net

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