di Emanuele Dolce
Il Partito Socialista francese attraversa una crisi dovuta alla sua “mutazione genetica“: così ha detto lo stesso segretariodel PS francese, Jean-Christophe Cambadélis, alle prese con un numero crescente di frondisti in rotta con la linea liberista del primo ministro Valls e del suo ministro dell’economia Macron.
Una mutazione genetica che assomiglia molto a quella da tempo avvenuta nel Partito Democratico italiano.Prima la forzatura della legge sulla decadenza dei diritti di cittadinanza, che ha portato alle dimissioni del ministro della Giustizia Taubira. Oggi la proposta di modificare in senso decisamente liberista il diritto del lavoro francese.
Nella proposta della giovane ministra del lavoro Myriam El Khomri, fra le altre cose, ci sono:
-un tetto alle indennità di licenziamento in assenza di giusta causa (fino a un massimo di 15 mensilità per oltre 20 anni di lavoro in azienda), che trasforma l’efficace minaccia di un ricorso presso i giudici del lavoro in un mero passaggio formale, dai costi certi per l’azienda;
-la possibilità, per l’imprenditore, di derogare ai limiti di ore lavorative settimanali precedentemente fissati per legge e di rinviare o ridurre i tempi di riposo dei propri dipendenti (si potrà lavorare fino a 46 ore settimanali per 16 settimane consecutive);
-un’estensione dell’applicabilità dei contratti di lavoro a forfait-giorni, anche senza accordo collettivo, in tutte le aziende con meno di 50 dipendenti (vanificando di fatto l’applicazione della legge sulle 35 ore);
-la prevalenza dell’accordo aziendale sul contratto di lavoro collettivo e su quello individuale precedentemente firmato: un’azienda potrà “modulare” (si lega: ridurre) la retribuzione oraria dei propri dipendenti, o “adattare” (si legga, dilatare) i tempi di lavoro dei medesimi. Non solo in presenza di eventuali crisi congiunturali, ma anche in virtù di una scelta strategica. Ad esempio per conquistare nuovi mercati, o andare a caccia d’incrementi di produttività;
-un dipendente che si rifiutasse di accettare l’accordo (peggiorativo del suo contratto di lavoro) stipulato dalla metà delle organizzazioni sindacali potrà essere licenziato per “ragioni individuali”.
In buona sostanza, un disegno di legge scritto sotto dettatura del Medef, la Confindustria francese.
La novità di questi giorni – ben più dell’allargamento del dissenso interno al PS, che ricorda un po’ l’infinita serie dipenultimatum della minoranza del PD – è la risposta giovanile e popolare che sta cambiando, forse per sempre, le dinamiche un po’ sclerotizzate della politica francese.
Tutto nasce da singoli cittadini, su internet. Il 17 febbraio escono sui giornali le prime anticipazioni del progetto di legge. Due giorni più tardi, dopo aver creato un grosso buzz mediatico grazie ai suoi tweet, una militante femminista ex-PS, Caroline de Haas, lancia una petizione su change.org. Chiede che il progetto venga ritirato. Una settimana dopo, la petizione ha raccolto già oltre 820mila firme.
Sull’onda della mobilitazione vengono indette manifestazioni spontanee per il 9 marzo – gli appuntamenti fissati sono ormai più di sessanta, in altrettante città.
Un hashtag #OnVautMieuxQueCa (#MeritiamoDiPiù) accompagna migliaia di tweet e decine di video su youtube, raccolti da youtubers esperti, in maniera del tutto volontaria e militante, su una piattaforma creata per l’occasione.
Il governo prova a rispondere sui social media, prima su Facebook, poi su twitter. E’ un disastro: la scelta di comunicazione è vetusta e perdente e ottiene l’effetto opposto, rilanciando la protesta. Una petizione a cui aderisce anche il segretario del Medef si ferma a 7mila firme.
Di fronte alla pressione generazionale e popolare, nata e cresciuta al di fuori degli schemi della rappresentanza politica e sindacale tradizionale, i sindacati sono costretti a superare le differenze di vendute e convocare uno sciopero il 31 marzo. Ma la mobilitazione non può attendere tanto a lungo, e mantiene – anzi moltiplica – gli appuntamenti del 9. Le organizzazioni sindacali tradizionalmente legate alla sinistra (CGT, SUD e FO) finiscono per aderire alla mobilitazione spontanea del 9 marzo.
E’ notizia di ieri il rinvio di quindici giorni della discussione sul progetto di legge. Il governo inizia a fare marcia indietro, o quantomeno finge di farlo per calmare le acque. Ma la mobilitazione prosegue, a oltranza, galvanizzata da questo primo successo e chiedendo il completo ritiro della proposta.
Impossibile dire oggi se questo inatteso, innovativo e spontaneo ciclo di lotte conseguirà il risultato che si è prefissato. Ma è certo che la strada di una nuova autorganizzazione radicale sembra tracciata, e che il fiume in piena della partecipazione “dal basso” rischia di spazzare via usi, costumi e forse – lo speriamo – la regressione culturale che minaccia di uccidere la sinistra europea.
Ecco i motivi per i quali anche il comitato di Parigi di Possibile aderisce alla manifestazione.
Ce n’est qu’un début.
Mettiamoci in marcia.
Fonte: Possibile

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