di Angelo Cannatà
Non ci sono dubbi, il preside che caccia un gay dall’aula andrebbe accompagnato fuori dall’Istituto. Per sempre. Invece, nella “Buona scuola” che rende onnipotenti tutti i dirigenti – anche gli imbecilli – accade l’indicibile: un adolescente di 16 anni viene discriminato per la sua omosessualità. È accaduto giorni fa a Monza all’Ecfop, scuola di formazione di matrice cattolica. Le motivazioni: “Le decisioni adottate sono state prese nell’esclusivo interesse del ragazzo.” Di più: “non è stato tenuto in corridoio” – dice l’esimio preside – “ma in uno spazio apposito.” Come se la precisazione fosse un’attenuante.
Insomma. L’idea dello spazio apposito (come per le scimmie) è assurda se non fosse reale, ridicola se non fosse tragica. “Chi è” il signore che l’ha concepita? Chi l’ha nominato preside di una scuola? Che accada ciò e il responsabile resti al suo posto, dice dei rapporti di forza sbilanciati a favore dei presidi nella scuola di Renzi. Della subalternità di docenti, genitori e sindacati che non hanno la forza per ribellarsi a simili idiozie. Ormai, se un preside dispone (“l’alunno sia allontanato”) nessuno obietta, siamo all’annichilimento di ogni capacità di reazione: effetti della riforma.
Sembra che, dopo la denuncia della madre, qualcosa si muova. C’è una reazione. L’Arcigay protesta. Ma non è questo il punto. È la ministra Giannini che deve attivarsi: quel preside va allontanato per manifesta incompetenza; perché ricopre una funzione superiore alle sue capacità; perché offende l’idea d’istruzione; perché, infine, non sa che Foucault, Gide, Pasolini, Proust, Rimbaud, Shakespeare, Tasso, Platone, Garcìa Lorca, Wilde, Visconti, Verlaine… e qui mi fermo perché l’elenco è infinito, erano gay. E non sono stati cacciati dalla scuola. Hanno fatto scuola. Intendiamoci. Si può anche non sapere; avere un’insensibilità radicale verso i gay. Eccetera. Si può, ma non dalla postazione di dirigente scolastico.
Papa Francesco ha detto: “Chi sono io per giudicare un gay?” Ecco: dovrebbe ricordarle, queste parole, la ministra della pubblica istruzione e ripeterle in faccia al preside della scuola cattolica di Monza. Tra i motivi della sua azione ha incluso questa perla: il ragazzo è omosessuale e potrebbe influenzare l’educazione dei compagni. In effetti, chissà quanti compagni hanno influenzato Pasolini e Proust. Ministro, un preside così può restare al suo posto? Faccia qualcosa. Attendiamo.
Infine. L’omofobia dilaga ovunque. Torna in mente il libro di Fruttero e Lucentini – “La prevalenza del cretino” – di fronte all’aggressione di un giovane gay picchiato in strada e umiliato, tempo fa, in ospedale. Sembra che un infermiere gli abbia detto: “Ti consiglio uno psicologo. Con una cura di ormoni puoi guarire”. È quest’idea, che l’omosessualità sia una malattia, a generare violenza. Ma dice qualcosa di diverso l’onorevole Giovanardi ogni volta che in Parlamento arringa contro l’omosessualità? Voglio dire: ci sono responsabilità politiche quando si indica l’altro come “diverso”, “anormale”. La risposta va cercata nelle certezze “ideologico-religiose” che – con lo sguardo a una presunta “natura umana” –, veicolano anatemi, divieti, ostracismi.
Dietro il gesto degli energumeni omofobi di ieri di oggi (e ahimè di domani) c’è il peso della Storia e della religione. Papa Francesco vuole innovare. Ce la farà? La strada è accidentata. La Chiesa dimentica spesso il suo messaggio centrale: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Possibile che non si veda come – inevitabilmente – certe posizioni finiscano per fungere da alibi all’ottusità perbenista e violenta che dilaga nelle nostre strade? Non molti anni fa – su “Repubblica” – apparve un editoriale titolato: “Chi non ama i diversi non è cristiano”. Titolo provocatorio. Stanava la Chiesa cattolica, evidenziando le sue contraddizioni: si può stare con Gesù e rifiutare all’omosessuale il diritto al Sacramento?
E allora: se da più parti arrivano messaggi sbagliati possiamo davvero prendercela con i giovani balordi che a Reggio, a Roma, a Milano insultano e picchiano un gay? I cretini – prevalenti nella “solitudine affollata” dei centri commerciali – non lo sanno, ma è figlia della sensibilità gay gran parte della cultura mondiale. Bisogna ricordarlo, ogni tanto. Con la speranza che anche la politica e la Chiesa escano dal medioevo: dal punto di vista scientifico e da quello etico-teologico “l’amore omosessuale può essere una forma di relazione affettiva sana e umanizzante. La Chiesa ha quindi di fronte a sé molte opzioni per compiere qualche passo in avanti e colmare la distanza notevole tra la maggioranza dei cattolici e le sue indicazioni ufficiali in materia di morale sessuale.” (micromega.net, 2 ottobre 2015).
Papa Francesco riuscirà a farsi ascoltare? Se ciò accadesse, i presidi – anche quelli meno svegli – ci penserebbero a lungo prima di allontanare un gay dall’aula, perché diverso. È d’accordo ministra Giannini? Ha ragione Francesco o il preside di Monza? Quanto pesa il suo silenzio di fronte a quanto è accaduto?
Fonte: MicroMega online
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