La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 23 marzo 2017

I norvegesi sono il popolo più felice della terra

di David Macaray
Non avendo, sembra, nulla di più da fare del suo tempo, l’ONU, dal 2012 pubblica una lista annuale dei paesi più felici della terra. Il documento è allegramente intitolato: “Il rapporto della felicità del mondo.” Non sorprende che le conclusioni del 2017 mettano la Norvegia in testa seguita, da vicino dalla vincitrice dell’anno scorso, la Danimarca. Anche se le liste di questo genere saranno sempre accusate di essere esageratamente soggettive o ingiustamente distorte, le sei ampie categorie in cui ai cittadini di 154 paesi è stato chiesto di valutarsi, sono: libertà, generosità, onestà, reddito e buona amministrazione. Le prime 10 nazioni, tutte raggruppate insieme vicinissime l’una all’altra, sono: Norvegia, Danimarca, Islanda, Svizzera, Finlandia, Olanda, Canada, Nuova Zelanda e ( alla pari) Australia e Svezia. Gli Stati Uniti sono al 14° posto, il che, dato che Donald Trump è il presidente, e Betty DeVos è Ministro dell’Istruzione, sembra una posizione fantasticamente avanzata.
Quando apparve la prima lista, nel 2012 (dove le Prime Dieci erano spiacevolmente simili alla lista del 2017) alcuni critici sociali espressero le loro obiezioni. Dichiararono che la lista non era non soltanto sostanzialmente fallace, ma “classista.” Altri osservatori, colpiti dal fatto che questi paesi erano abitati in grande maggioranza da persone bianche, la accusarono di essere sfacciatamente “razzista”. (“Sì” Un applauso i Bianchi!)
Mentre si può portare avanti l’idea che le società che sono omogenee dal punto di vista demografico avranno sicuri, innegabili vantaggi rispetto a quelle che sono estremamente eterogenee (cioè con meno conflitti, meno confusione, meno oppressione, meno risentimenti, ecc.), la caratteristica fondamentale riflessa in questa lista dell’ONU non è né l’etnicità né la classe sociale. Non è la razza e non è l’elitismo.
La sola caratteristica che tutti questi paesi hanno in comune – proprio la caratteristica che, presumibilmente, contribuisce di più a descriverle e a spiegarle – è la loro accettazione di un approccio alla vita quasi socialista. [Fatto strano: questi paesi non sono neanche tormentati dal bilancio militare più smoderatamente esagerato del mondo].
Per quanto possa essere difficile ammetterlo da parte dei fondamentalisti del libero mercato e per gli adoratori di Ayn Rand*, questi paesi “di successo” sono il prodotto di un profondo senso di collettivismo. L’idea di “Ogni uomo per se stesso” è a loro estranea. In verità, vari livelli di tasse alte, di sanità nazionale, e di istruzione per tutti (compresa l’università), e di servizi gratuiti, si sono congiunte per renderli “felici”. Che cosa c’è che non possa piacere ?
Considerate l’idea di un’istruzione universitaria gratuita, per esempio. Invece di considerare un “privilegio” il fatto di frequentare all’università la Scandinavia tende a considerare la sovvenzione governativa non come un “peso”, ma come un “investimento.” Dopo tutto, quale scenario, per principio, ha più senso in una democrazia: quello dove gli elettori sono istruiti o quello dove non lo sono?
Se tutti vivessimo in una monarchia, nessuno si preoccuperebbe. Queste opinioni non importerebbero. Potremmo ancora riunirci nel negozio di ciambelle e lamentarci delle buche nelle strade e dell’alto costo della televisione via cavo, ma le nostre opinioni sarebbero irrilevanti.
Tali opinioni non conterebbero neanche come “rumore di fondo”, perché alle fine sarebbero il re o la regina che deciderebbero tutto. Però, dato che nel nostro sistema politico le opinioni sono davvero importanti, gli elettori è necessario che vengano educati. Di conseguenza un governo illuminato riconoscerà questo fatto e agirà in base a esso.
Ad alcuni cristiani piace dire che se Gesù Cristo dovesse tornare, sarebbe socialista. Insistono nel dire che qui non c’è nessun altro modo di tollerare un tipo di realtà dove “il vincitore prende tutto”, in cui delle persone vivono in palazzi, e altri mangiano le cose prese dai cassonetti. Probabilmente hanno ragione. Ma chi di loro non è religioso non deve rivolgersi a Gesù. Tutto quello che dobbiamo fare è guardare la Norvegia.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Originale: Non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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