La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 24 marzo 2017

Diritti, welfare, cultura e innovazione. Questa è l'Europa che vogliamo

di Rossella Muroni
Abbiamo bisogno di un'Europa innovatrice e costruttrice di ponti, come diceva Alex Langer. Una terra di diritti, welfare, cultura e innovazione. Sono tanti a crederci nonostante il rischio a cui stiamo andando incontro sia quello di assistere ad una possibile disgregazione dell'Unione Europea provocata da politiche sbagliate, da una eccessiva austerity che ha reso l'Unione Europea, agli occhi di tanti cittadini un'istituzione fredda, lontana, burocratica, ma anche dal riemergere dei nazionalismi e dei razzismi. E poi c'è la paura legata alle continue minacce e ai violenti attacchi terroristici, come quello di ieri a Londra, a due passi dal Parlamento, che ci ha riportato a quel luglio del 2005 quando la città subì un duro attentato. Anche il clima di paura rischia di minare quel sogno europeo in cui crediamo e che ha preso il via 60 anni fa, proprio a Roma con la firma dei Trattati di Roma.
A poche ore dal 25 marzo, in cui festeggeremo i 60 anni di quei Trattati, che nel 1957 hanno dato vita all'Unione Europea, di tutto abbiamo bisogno tranne che di vuota retorica e sfilate di rito. È un momento particolarmente delicato della storia della UE, che davvero rischia di disgregarsi. Per questo dobbiamo avere il coraggio di dire innanzitutto che vanno cambiati gli occhiali con cui si guarda all'Unione. Ci sono luoghi comuni, cavalcati dalle classi politiche, che rischiano di indebolire ulteriormente il progetto di un'Europa unita e coesa. Il primo ci viene suggerito dagli ultimi risultati elettorali. Certo, la sconfitta degli ultranazionalisti e xenofobi olandesi non segna un'inversione di tendenza, ma, se letto insieme alle precedenti elezioni del presidente austriaco, dicono che una parte consistente di cittadini europei non vuole cadere nella trappola di "prima gli italiani, prima gli olandesi" ma si sentono 100% italiani, 100% olandesi o francesi e 100% europei. Esiste una percezione della cittadinanza europea, che è alla base di una nuova identità, che non si ritrova nella deriva sovranista e nel ritorno al passato dell'Europa delle nazioni. Non è vero che gli europei non amano l'Europa.
Il secondo riguarda la deriva nazionalista, che incombe sull'Unione, che non è effetto del trumpismo, arrivato ben dopo l'esplosione di queste tendenze in Europa, né della paura del terrorismo o della presunta "invasione" di migranti. È l'effetto di politiche sbagliate che hanno aperto la porta alle destre più estreme, al revival dei nazionalismi e addirittura al riemergere di forme inaccettabili di razzismo. Con la giustificazione del clima di paura diffusosi in questi anni, socialdemocratici e popolari hanno scelto di inseguire queste derive reazionarie sul loro terreno, finendo per dar loro sempre più ossigeno. Così è anche per la deriva securitaria imboccata a passo di carica dal nostro governo. Abbiamo invece bisogno di rilanciare un progetto politico, che, riaccendendo i valori fondativi dell'Unione Europea, li collochi nella complessità del mondo contemporaneo, con politiche di pace, di prevenzione dei cambiamenti climatici, di giustizia sociale per ridurre le disuguaglianze, di accoglienza verso i migranti, di democrazia legalità e partecipazione dei cittadini, di un nuovo welfare capace di difendere i più deboli.
L'Europa è un bene comune, patrimonio di tutti noi cittadini europei. Questa è la forza dell'Europa. Da qui dobbiamo ripartire per imporre alle élite che hanno finora governato l'Unione, una strada diversa. Per dare forza a questo cambiamento di rotta, Legambiente ha contribuito con convinzione alla costituzione di una larga coalizione di organizzazioni civili, sindacali, politiche, di volontariato, La nostra Europa unita solidale democratica, perché vogliamo più Europa, ma un'Europa diversa. È stato un successo, e oggi più di 150 organizzazioni e reti europee hanno aderito all'appello e parteciperanno a Roma ai Forum di giovedì 23 e venerdì 24 all'Università La Sapienza e al corteo che sabato 25 marzo partirà alle 11 da Piazza Vittorio per raggiungere il Colosseo, dove convergerà anche il corteo del Movimento federalista europeo per una conclusione comune e unitaria.

Fonte: Huffington Post - blog dell'Autrice

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