La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 23 novembre 2015

La Turchia potrebbe tagliare gli approvviggionamenti dello Stato Islamico. Allora, perche’ non lo fa’?

di David Graeber 
I leader occidentali potrebbero distruggere lo Stato Islamico imponendo a Erdogan di smettere i suoi attacchi sulle forze Curde in Siria e Turchia e di dare loro la possibilita’ di combattere ISIS a terra.
Sull’onda degli attentati omicidi a Parigi possiamo prevedere che i capi di stato del mondo occidentale faranno cio’ che hanno sempre fatto in queste circostanze: dichiarare la guerra totale e incondizionata contro coloro che hanno perpetuato gli attentati, In realta’ pero’ non e’ proprio cio’ che vogliono fare. Essi hanno avuto la possibilita’ di tagliare alle radici e di annientare lo Stato Islamico con le loro stesse mani per piu’ di un anno. Semplicemente si sono rifiutati di farlo. Infatti, mentre il mondo osservava i leader occidentali impegnarsi in risoluzioni implacabili al vertice del G20 ad Antalaya, questi stessi leaders andavano a braccetto con il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, un uomo il cui tacito aiuto politico, economico, e persino militare ha contribuito a far si’ che ISIS potesse perpetuare le atrocita’ che ha commesso a Parigi; senza neanche nominare le atrocita’ commesse nel Medio Oriente.
Sarebbe possibile fermare tutto questo? Nel Medio Oriente lo sanno tutti. Tutto cio’ che necessiterebbe sarebbe la possibilita’ di dare via libera alle forze Curde del YPG (Partito dell’Unione Democratica) in Siria e alle forze guerrigliere del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) in Iraq e Turchia. Queste sono attualmente le forze piu’ importanti che stanno combattendo ISIS a terra. Essi si sono dimostrati straordinariamente efficaci dal punto di vista militare e sono contrari a tutti gli aspetti dell’ideologia reazionaria di ISIS. Invece, il territorio Siriano controllato dal YPG e’ sottoposto a un embargo totale da parte della Turchia e le forze del PKK sono sottoposte a bombardamenti costanti da parte dell’aeronautica Turca. Erdogan ha non solo fatto qualsiasi cosa potesse fare per impedire che queste forze potessero effettivamente opporsi a ISIS; esistono innumerevoli evidenze che il suo governo ha continuato, perlomeno in maniera nascosta, ad appoggiare ISIS. Sembrerebbe oltraggioso che un membro della NATO come la Turchia potesse appoggiare in qualsiasi modo un’organizzazione che assassina civili occidental a sangue freddo. Sarebbe come se un membro della NATO supportasse al-Qaeda. In realta’ pero’ ci sono ottime ragioni per credere che il governo di Erdogan appoggi la branca Siriana di al-Qaeda (Jabhat al-Nusra), insieme a un certo numero di altri gruppi ribelli che condividono la sua ideologia Islamica conservatrice. L’Istituto per lo Studio dei DIritti Umani alla Columbia University (a New York City, Ndt) ha compilato una lunga lista di fatti che dimostra il supporto Turco di ISIS in Siria. E poi ci sono le posizioni reali espresso da Erdogan. Lo scorso Agosto il YPG, fresco dalle vittorie ottenute a Kobane e Gire Spi, era pronto per cincondare Jarablus, l’ultima citta’ nelle mani di ISIS al confine con la Turchia, che l’organizzazione terroristica usa per rifornire la sua capitale , Raqqa, con armi, materiali e reclute- la strada dei rifornimenti di ISIS passa direttamente attraverso la Turchia. Gli osservatori predissero che con la perdita di Jarablus, Raqqa sarebbe caduta subito dopo. Erdogan reagi’ dichiarando Jarablus una “linea rossa”: se i Curdi avessero attaccato il suo esercito sarebbe intervenuto militarmente-contro il YPG. Cosi’Jarablus rimane nelle mani dei terroristi a tutt’oggi, sotto la de facto protezione militare Turca. Come puo’ Erdogan riuscire a farla franca per tutto questo? Pincipalmente dicendo che coloro che combattono ISIS sono terroristi essi stessi.
E’ vero che il PKK ha combattuto una guerra di guerriglia, a tratti sanguinosa, con la Turchia negli anni ’90, con il risultato di essere bollato come organizzazione terroristica nelle liste internazionali. Tuttavia, negli ultimi 10 anni ha cambiato strategia completamente e ha rinunciato al separatismo adottando anche una politica molto severa per evitare qualsiasi spargimento di sangue della popolazione civile. Il PKK riusci’ a liberare migliaia di civili Yazidi minacciati di genocidio dalle forze di ISIS nel 2014, e la sua organizzazione sorella, il YPG, riusci’ anche a proteggere comunita’ Cristiane in Siria. 
La loro strategia e’ focalizzata nel perseguire collocqui di pace con il governo, incoraggiando allo stesso tempo l’autonomia locale democratica nelle aree Curde sotto l’egida dell’HDP, originariamene un partito nazionalistico, che si e’ ridefinito come la voce della sinistra democratica pan-Turca. Insieme, queste organizzazioni sono state straordinariamente efficaci dal punto di vista militare e con il loro supporto della democrazia di base e dei diritti delle donne, si oppongono a qualsiasi aspetto dell’ideologia reazionaria di ISIS. 
Lo scorso GIugno il successo dell’HDP alle elezioni impedi’ che Erdogan raggiungesse la maggioranza assoluta in parlamento. La risposta di Erdogan fu molto scaltra. Egli decreto’ nuove elezioni, dichiaro’ che egli “sarebbe entrato in guerra “ con ISIS, fece un attacco simbolico contro ISIS e quindi procedette a dare via libera alla forza totale dei suoi militari contro le forze del PKK in Turchia e Iraq, allo stesso tempo denunciando l’HDP come “ aiutanti dei terroristi” per via della loro associazione con il PKK. Subito dopo seguirono una serie di sanguinosi attentati esplosivi terroristici in Turchia- nelle citta’ di Diyarbakir, Suruc e alla fine Ankara- attacchi attribuiti a ISIS ma che, per ragioni misteriose, furono sempre e solo diretti contrio attivisti Curdi associati con l’HDP. 
Le vittime hanno descritto ripetutamente come la polizia impedisse alle ambulanze di portar via i feriti, o persino aprendo il fuoco sui sopravvissuti con gas lacrimogeni. Ne risulto’ che l’HDP dovette rinunciae persino a organizzare comizi elettorali nelle settimane precedenti le elezioni di Novembre per timore di altri massacri e molti di coloro che avevano votato per l’HDP a Giugno non andarono a votare; il partito di Erdogan riusci’ a ottenere la maggioranza in parlamento. La relazione precisa che esiste tra il governo di Erdogan e ISIS potrebbe essere oggetto di dibattito; alcune cose pero’ sono relativamente sicure. Se la Turchia avesso posto in atto lo stesso blocco attorno ai territori controllati da ISIS, come fece intorno alle aree della Siria in mano ai Curdi, o se avesse mostrato la stessa “negligenza benevole” nei confronti del PKK e del YPG che ha offerto a ISIS, quel “califfato” sporco di sangue potrebbe essere gia’ caduto molto tempo fa- e, forse, gli attentati di Parigi non sarebbero mai avvenuti. E se la Turchia ritirasse il suo appoggio adesso, ISIS molto probabilmente collasserebbe in pochi mesi. Allora, ha, qualsiasi singolo leader occidentale chiesto a Erdogan di fare una di queste cose? 
La prossima volta che sentiamo uno di questi politici sprolocquiare circa la necessita’ di restringere le liberta’ civili o i diritti degli immigrati per via della necessita’ di una “guerra” assoluta contro il terrorismo, teniamocelo a mente. La loro determinazione e’ “assoluta” quanto politicamente conveniente. La Turchia, dopo tutto, e’ un “alleato strategico”. Quindi, dopo la loro dichiarazione questa gente molto probabilmente se ne andra’ al bar a bere una tazza di te’ con la vera stessa persona che rende possibile a ISIS di continuare a esistere. 
Da Z Net Italy: Lo Spirito Della Resistenza E’ Vivo 
www.znetitaly.org
http://www.theguardian.com/commentisfree/2015/nov/18/turkey-cut-islamic-state-supply-lines-erdogan-isis?CMP=share_btn_tw&mc_cid=529122477e&mc_eid=49bca96461 
Traduzione di Francesco D’Alessandro 
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