La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 12 novembre 2015

Un nuovo Manifesto per Comuni virtuosi

Dopo dieci anni di “buone pratiche”, l’associazione Comuni virtuosi aggiorna il proprio Manifesto, che rappresenta gli enti e le comunità “che aspirano a convertire in progetti concreti i sogni e le utopie realizzabili, che hanno raggiunto piena consapevolezza delle crisi ambientali, sociali ed economiche che stanno minacciando il futuro del pianeta e che intendono impegnarsi per costruire delle comunità attive e resilienti”. 
Nata a maggio del 2005 su iniziativa di 4 amministrazioni comunali -quelle diMonsano (AN), Colorno (PR), Vezzano Ligure (SP) e Melpignano (LE)-, oggi l’associazione riunisce 83 enti, con le ultime adesioni di Miglianico (provincia di Chieti) e Castel del Giudice (in provincia di Isernia).
Il Comune molisano è risultato nel 2015 tra i vincitori della nona edizione del Premio “Comuni virtuosi”, che rappresenta un vero e proprio volano per costruire -a partire da esempi concreti- “un’altra Italia”.
Nel 2015, il Comune virtuoso dell’anno è stato Seravezza, in provincia di Lucca, come raccontiamo in questo reportage uscito a ottobre su Altreconomia
Il Manifesto dell’associazione riconosce l’importanza di un impegno “nella lotta allo spreco di risorse a tutti i livelli, energetico, alimentare, di acqua, di materiali e beni”, l’esigenza di “proteggere il capitale naturale e culturale del proprio territorio, attraverso politiche concrete nel campo della sostenibilità ambientale, urbanistica, sociale e di tutela dei beni comuni poiché da essi dipendono la salute, l’economia, la qualità di vita e la felicità dei propri cittadini”. Il documento evidenzia anche la centralità di pratiche che coinvolgano i cittadini, singoli ed associazioni, “favorendo una rete con tutti i soggetti che possono giocare un ruolo determinante nel perseguimento e nel raggiungimento degli obiettivi: enti locali, rappresentanza politica, soggetti istituzionali, associazioni ambientaliste, dei consumatori e ONG di varia natura, esponenti del mondo economico e loro organismi di rappresentanza”.
“I Comuni virtuosi -continua il documento- hanno dimostrato che è possibile 
- aspirare ad un’ottimale gestione del territorio, all’insegna del no al consumo di suolo e alla rigenerazione urbana, partendo dal recupero delle aree dismesse, alla messa in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico e privato, alla riqualificazione energetica degli edifici;
- ridurre l’impronta ecologica della macchina comunale attraverso misure ed interventi di riqualificazione energetica, introduzione dei green public procurement, misure di risparmio e taglio degli sprechi;
- ridurre l’inquinamento atmosferico promuovendo politiche e progetti di mobilità sostenibile, potenziando la rete ciclopedonale anche in funzione di un turismo di qualità, forme di car-sharing, car-pooling, traporto pubblico integrato, piedibus, ecc.;
- promuovere una corretta gestione dei rifiuti, visti non più come un problema ma come risorsa, attraverso la raccolta differenziata “porta a porta” spinta, l’introduzione di una tariffazione puntuale e il potenziamento sul territorio di isole ecologiche e centri per il riuso, incentivando il più possibile forme di riduzione e acquisti consociati in grado di ridurre alla fonte la produzione dei rifiuti, attivando progetti concreti, nel solco di quell’economia circolare di cui parla l’Europa;
- incentivare nuovi stili di vita negli enti locali e nelle loro comunità, attraverso politiche e progettazioni atte a stimolare nella cittadinanza scelte quotidiane sobrie e sostenibili (autoproduzione, filiera corta, cibo biologico e di stagione, sostegno alla costituzione di gruppi di acquisto, turismo ed ospitalità sostenibili, promozione della cultura della pace, cooperazione e solidarietà, disimballo dei territori, diffusione commercio equo e solidale, banche del tempo, autoproduzione, finanza etica, etc), per una società della sobrietà ispirata ai temi della de-crescita”.
Fonte: Altreconomia 

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