La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 14 novembre 2015

Sul partito (mancante) dell'eguaglianza

di Alessandro Gilioli
si è mai pubblicato tanto sulla sinistra, in Italia, come da quando è scomparsa.
Non è una critica: se lo fosse dovrei prendermela prima di tutto con me stesso, dato che un annetto fa ho dato il mio penny anch'io, peraltro con unacosa più giornalistica e cronistica che teoretica. Adesso altri stanno dando di meglio e di più, naturalmente.
In edicola, ad esempio, è appena arrivato un robusto numero di MicroMegatutto su questo: il (mancante) partito dell'uguaglianza, come viene chiamato nell'introduzione.
Segnalo tra gli altri l'intervento di Chantal Mouffe, le cui riflessioni sugli effettipostdemocratici dello spostamento al centro della ex sinistra socialista (da Blair in poi) portano a una proposta per il cosiddetto "populismo di sinistra", un tema che Mouffe ha elaborato per anni insieme a Ernesto Laclau. Vale la pena di leggerlo, il pezzo di Mouffe, anche per mettere una toppa alla scarsa cittadinanza che hanno in Italia questi due filosofi, molto più presenti nel dibattito politico fuori dai nostri confini.
Per quanto invece riguarda specificamente il nostro Paese, consiglio su MicroMega anche la lettura del contributo di Arrigoni e Ferragina sulla maggioranza invisibile, formula che dà il nome pure al libro scritto dai due studiosi nel 2014: ancora una delle cose più lucide e interessanti che ci sono in libreria, con analisi sociologiche che vanno molto oltre la discussione sulla sinistra e sono utili anche a capire l'astensionismo, il fenomeno M5S, e i cosiddetti "partiti antisistema".
Anche qui, come nello scritto di Mouffe, il problema centrale è quello delle difficoltà di rappresentanza (eufemismo) di tutti quelli che sono usciti perdenti dalle grandi trasformazioni economiche e sociali degli ultimi 30-40 anni: una maggioranza, ma appunto invisibile. Senza un partito dell'eguaglianza. Sia Arrigoni sia Ferragina sono cervelli italiani in fuga all'estero, by the way.
Ma, come dicevo, in merito stanno uscendo in questo periodo anche altre cose e volentieri le segnalo a chi ama la politica e vuole farsi un po' di ginnastica del cervello, meglio se in trazione in ospedale o durante un viaggio della speranza con un treno regionale.
Per l'editore Alegre trovate da qualche giorno in libreria "Democrazia anno zero", che è un insieme di riflessioni di Pablo Iglesias, il leader di Podemos, ordinate e sistematizzate per questo volume da Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena. Su Podemos ho scritto un mini e-book anch'io poco tempo fa, per chi fosse interessato, ma il mio era un tentativo di comprensione sempre a livello giornalistico e a confronto con l'Italia: qui invece trovate esposti i pensieri, le proposte, le critiche, le strategie e le pratiche di questo partito che in Spagna - dove esprime i sindaci delle due principali città, Madrid e Barcellona - è ormai uno degli attori principali sulla scena politica.
Anche in questo libro, tra l'altro, si parte dal tramonto dei partiti socialdemocratici da quando sono diventati pallidi emuli del centrodestra, e sulle possibilità di contrapporre al pensiero unico liberista un'alternativa contemporanea, radicale ma pragmatica, con ambizioni di governo e non di testimonianza.
A me la parte che ha interessato di più è quella sull'egemonia del linguaggio, sugli effetti delle parole nell'edificazione del consenso da parte dei padroni del vapore e sulla necessità di ribaltare l'egemonia a partire proprio dal linguaggio. Sono, queste, riflessioni approfondite anche da un altro dei fondatori di Podemos, Juan Carlos Monedero, nel libro "Corso urgente di politica per gente decente" che ho letto l'estate scorsa al mare e che pure consiglio.
L'ultimo libro che voglio segnalare esce invece il 30 ottobre in versione digitale e il 12 novembre su carta: si intitola "Manifesto per la sinistra e l'umanesimo sociale" di Paolo Ercolani e Simone Oggionni.
Il primo è sociologo, filosofo e docente universitario a Urbino, il secondo l'ho conosciuto come giovane attivista di sinistra, ora è fra i dirigenti di Sel ma non prendetelo come un burocrate di partito visto che si spacca la testa da anni per superare proprio i recinti e gli identitarismi chiusi dei vari partitini della sinistra italiana, compreso il suo. Ercolani ha scritto la prima parte, il "laboratorio teorico" per un partito dell'eguaglianza, mentre di Oggionni è la seconda, "l'officina politica".
Anche in questo libro - come nel pensiero di Arrigoni e Ferragina - lo sforzo è quello di pensare a una rappresentanza di fasce sociali potenzialmente maggioritarie, non a sterili antagonismi massimalisti. E queste fasce sono quelle che - dati alla mano - negli ultimi dieci anni si sono impoverite o sono rimaste povere, cioè il 90 per cento, a fronte di un'élite del dieci per cento che dalla crisi (o meglio: dalla gestione della crisi) ha tratto profitto.
Il volume di Ercolani e Oggionni non ha paura di sporcarsi le mani anche con una "bozza di programma di governo" che affronta le questioni più contemporanee - la finanza, l'esternalizzazione della sovranità democratica, i trattati di commercio, le grandi migrazioni etc. Tutti temi che, suggerisce il libro, si possono affrontare solo dopo aver compiuto una rivoluzione cognitiva per emanciparsi dai mali cronici della sinistra italiana: il reducismo, lo sconfittismo, le liturgie, le simbologie vuote, l'autoreferenzialità, l'incapacità di andare oltre i propri vetusti incasellamenti e così via.
Il superamento di ogni vecchio schema è del resto il filo rosso tra tutte le letture che vi ho segnalato.
Una cosa molto benvenuta, anche se poi un po' colpisce lo iato tra tutte queste preziose riflessioni e le difficoltà proprie della sinistra di comunicare, di sintetizzare, di trovare il modo perché tutto questo si trasformi in qualcosa che si possa far proprio immediatamente ed emotivamente nella battaglia politica.
Per capirci - visto che di sinistra parliamo - non sono sicuro che il pensiero di Marx avrebbe avuto lo stesso successo popolare se le complesse analisi del "Capitale" non fossero state affiancate dalla brevità e dalla semplicità del"Manifesto". O, per venire a tempi molto più recenti, penso che diversi movimenti - da Occupy allo stesso Podemos - debbano parecchio a un libretto di poche pagine, divulgativo e agile come "Indignatevi!".
Ma questo della necessità di semplificazione e divulgazione è un altro discorso, naturalmente; anzi, forse lo considererei perfino un dovere personale, a venire, se solo ne avessi il tempo e le capacità.

Fonte: L'Espresso - blog Piovono rane

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