La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 12 novembre 2015

La vera storia di Ermes Mattielli e gli sciacalli della politica

di Carlo Cunegato
Ciò che mi ha sempre colpito della storia di Ermes Mattielli è che nella stampa nessuno ha mai raccontato cosa sia accaduto veramente quella sera di Giugno del 2006. La politica sfrutta la nostra superficialità, ci porta spesso a giudicare delle sentenze senza offrirci la possibilità di conoscere i fatti che le hanno determinate. Se non ci documentiamo saremo sempre manipolati. Vediamo cos'è successo.
Da poco era uscita la legge 59 del Febbraio 2006 sulla legittima difesa, che sosteneva che non si è imputabili del reato se si reagisce ad un pericolo grave ed imminente, purchè ci sia proporzione, vale a dire che se una persona mi offende al bar non posso sparargli. Inoltre la legge stabiliva una cosa importante e innovativa: se siamo a casa nostra e c’è pericolo per le persone e la proprietà possiamo difenderci.
Ermes Mattielli aveva un capannone di ferro vecchio a 200 metri da casa sua, nel comune di Arsiero (Vi). Lì aveva costruito un allarme rudimentale con un filo che arrivava fino alla sua abitazione. Quella sera l’allarme suona ma lui decide di non chiamare i carabinieri. Si veste, si rimette la protesi perché ha una gamba amputata da molti anni e prende la sua pistola.
Nel capannone ci sono due ragazzi, uno ha 21 anni ed è incensurato, il cugino ne ha 28. I ragazzi scappano e le indagini balistiche dimostrano che l’arsierese spara colpendo uno dei due nella schiena e l’altro ad un femore, che si spappola. A questo punto i due giovani sono a terra feriti, chiedono pietà e di chiamare i carabinieri. Il rottamaio si avvicina al primo e spara cinque colpi: lo colpisce alle due gambe e alle braccia e poi lo mira in testa. Il ragazzo fortunatamente alza il volto e il proiettile gli frantuma la mascella, gli rompe otto denti e gli buca la lingua, ma non lo uccide. A questo punto Mattielli si avvicina all’altro giovane accasciato e gli spara nove colpi addosso. Quando lo mira alla testa ha finito il caricatore. In tutto ha sparato 5 pallottole ad una sagoma e 10 all’altra.
Il clima politico crea un’atmosfera tesa e il magistrato di Schio, forse condizionato da una martellante campagna aggressiva, condanna Mattielli solamente per «eccesso doloso di legittima difesa». Questa sentenza stupisce i procuratori di Vicenza e di Venezia, la più importante carica giudiziaria del Veneto, che la appellano. Gli sciacalli della politica veneta si mettono in moto ed usano Mattielli per le loro sporche esigenze di consenso. Invece di convincerlo verso un rito abbreviato, a risarcire il danno e ad una conciliazione lo trasformano in uno strumento della loro becera battaglia politica. In questo modo, anziché aiutarlo, ne determinano la condanna.
I fatti sono invero accertati e chiari: Ermes non era a casa sua, non ha chiamato i carabinieri, non è stato aggredito ma ha sparato alla schiena a delle persone che fuggivano e poi gli ha riversato addosso più di dieci proiettili finchè erano a terra (la maggior parte delle pallottole sono state infatti trovate confiscate nel terreno). La nostra legge difende la vita e la sentenza lo condanna a 5 anni e quattro mesi di carcere. Visti i fatti poteva andare diversamente? Qualche maligno dice che «quegli zingari sono ricchi perché hanno pagato l’avvocato». In realtà l’avvocato non ha preso nemmeno un euro e ha anche rinunciato a rifarsi, anche se poteva, sulle proprietà del povero Mattielli.
Qualche giorno fa lo sventurato rottamaio, da anni cardiopatico, è morto di infarto. Il governatore Zaia ha parlato di omicidio di Stato. È possibile che un uomo dello Stato e delle istituzioni attacchi lo Stato stesso invece di difenderlo? È possibile che chi ha un ruolo di governo attacchi i magistrati che compiono il loro mestiere giudicando dei fatti chiari e applicando le pene previste dalle nostre leggi? È evidente che la stampa e le destre fanno di tutto per creare una elevato allarme securitario.
Recentemente il questore di Vicenza, non certo un pericoloso criminale, dichiarava sul Giornale di Vicenza che dal 31 aprile 2013 al 31 aprile 2014 i reati nella nostra provincia sono diminuiti del 14%. Eppure si costruisce una narrazione quotidiana che crea una percezione di rischio continuo. Si semina insicurezza, rendendo peggiore la vita dei veneti, per raccogliere voti. Nello stesso periodo il già luogotenente dei carabinieri di Schio, Asciolla, attualmente in pensione, ci raccomandò di rifuggire da queste falsificazioni perché la sua esperienza lo ha portato a considerare la nostra zona come una delle più vivibili del paese.
I leghisti e i loro compagni fascisti ultimamente vorrebbero che ci fosse una sospensione dello stato di diritto, e che ognuno si potesse fare giustizia da sé. Nel caso in cui qualcuno mi entra in casa la legittima difesa è giustamente prevista dalla legge ma io non posso mandare il messaggio che sia giusto rincorrere un ladro e riempirlo di pallottole! Io penso che questo sia molto pericoloso perché la vita è un diritto inalienabile. Diffondere una cultura della giustizia fai da te è molto irresponsabile e pericoloso per il nostro territorio. Io voglio vivere in una società civile che crede nel diritto e che si oppone a chi auspica il ritorno alla legge della giungla o al Far West!

Fonte: Il Corsaro

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.