La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 14 novembre 2015

Droni e bombe, così l'Italia prepara la guerra

di Gianluca Di Feo
I latini dicevano: se vuoi la pace, prepara la guerra. E anche il governo Renzi pare adattarsi a questa filosofia. Negli ultimi giorni infatti è stata firmata una raffica di contratti per rifornire i nostri arsenali. Uno shopping di bombe, ad alta precisione, comprate negli Stati Uniti. Formalmente, gli ordigni vengono acquistati dal Pentagono che poi li rivenderà al nostro paese: il meccanismo adottato dagli States per mantenere il controllo di tutte le esportazioni e limitare il rischio di tangenti sulle forniture.
L'ultimo contratto riguarda un numero imprecisato di armi molto di moda, perché progettate per ridurre il rischio di danni collaterali. Si chiamano Small Diameter Bomb e serviranno – come recita il documento ufficiale dell'Aeronautica – «in operazioni a sostegno della pace contro bersagli fissi in scenari a bassa-media densità urbana». Per colpire in mezzo alle abitazioni viene richiesto «di rendere inoffensivo il bersaglio con un solo sgancio».
Per questo la testata ha 93 chili di esplosivo ad alto potenziale “concentrato” in maniera da non disperdere schegge o frammenti. L'apparato di guida invece punta sulle coordinate gps da una distanza di circa venti chilometri.
L'Italia nel 2008 è stato uno dei primi paesi al mondo ad adottarle, subito seguita da Israele e poi dagli stessi Usa. All'epoca ne vennero ordinate 500, prodotte su licenza negli stabilimenti della Oto Melara. Ma gran parte della scorta è stata impiegata durante i raid dell'Aeronautica contro il regime di Gheddafi, tra il 2011 e il 2012. In quella campagna – come spiegò a “l'Espresso” l'allora comandante dell'Aviazione Giuseppe Bernardis – vennero sganciate 710 tra bombe e missili: «Sin dalla pianificazione si è fatto di tutto per evitare incidenti».
Non è ancora chiaro quante nuove Small Diameter Bomb siano state ordinate. Il contratto annunciato dal governo americano precisa solo l'importo pari a 130 milioni di dollari e il fatto che “il 95 per cento è destinato all'esportazione”. Una parte degli ordigni finirà in Israele, mentre fonti non confermate parlano di mille bombe per l'Italia. Armi che saranno costruite direttamente dallaBoeing di Saint Louis e consegnate entro aprile 2019.
La necessità di rimpiazzare le scorte è stata sottolineata più volte dai vertici della Difesa. Sia per sostituire le bombe sganciate in Libia e in Afghanistan, sia perché molti degli ordigni più vecchi custoditi negli arsenali ormai non hanno più capacità operative. Ma è chiaro che gli scenari d'impegno futuri contro l'Isis in Iraq e in un'eventuale operazione internazionale libica rendono urgente l'aggiornamento dei materiali d'attacco.
Per questo la scorsa settimana il Pentagono ha dato il via libera anche alla vendita all'Italia di droni armati Reaper(Mietitore) che verranno forniti con una dotazione completa di ordigni. Ben 156 missili Hellfire e 120 bombe a guida laser di vari modelli. Anche questo contratto ha un valore di circa 130 milioni di dollari.
C'è un piccolo mistero. Le agenzie di stampa hanno parlato della cessione di due soli aerei teleguidati per la nostra Aeronautica. Ma questo arsenale appare eccessivo per due soli droni, che avrebbero a disposizione 120 ordigni ciascuno. E il documento ufficiale statunitense specifica la vendita di “sei kit e installazioni per armare i Reaper”. Nel comunicato americano inoltre si dichiara che ci saranno 13 apparati per lanciare missili Hellfire: ogni drone ne usa al massimo quattro. E 26 piloni per sganciare bombe, sufficienti per sei aerei. Elementi che confermano come la flotta italiana di bombardieri senza pilota si prepara a essere numerosa.
La questione verrà chiarita quando il ministro della DifesaRoberta Pinotti presenterà l'operazione in Parlamento. Entro la prossima settimana infatti il Congresso di Washington può ancora bloccare il patto con l'Italia, ipotesi che appare remota. Una volta confermato l'accordo, si dovrebbe passare alla comunicazione alle Camere. Non è escluso che una volta ottenuto il via libera dei parlamentari, il nostro governo possa chiedere di acquistare due nuovi Reaper armati – come prevedevano i piani iniziali dell'Aeronautica – in aggiunta ai sei che verranno resi capaci di attaccare.
L'Italia già oggi schiera infatti sei Reaper, gestiti dal 32mo stormo di Amendola (Foggia) e acquistati nel 2009. Finora però sono stati impiegati soltanto per la ricognizione perché gli americani avevano posto il veto alla fornitura dei sistemi d'armamento.
Stando alle dichiarazioni statunitensi, entro un anno questi sei diventeranno tutti in grado di compiere missioni d'attacco. Una metamorfosi strategica: ogni drone ha un raggio d'azione di 1800 chilometri. E attualmente siamo possiamo utilizzarli anche dalla base di Kuwait City, da quella di Gibuti sul Corno d'Africa e da quella afghana di Herat. Il lungo braccio armato per colpire in tutti i territori del fondamentalismo islamico.

Fonte: L'Espresso

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