La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 15 gennaio 2016

Errori e prospettive venezuelane

di Michael Albert
Il Venezuela sta affrontando una crisi. La “opposizione” che comprende non soltanto i proprietari delle grosse aziende, ma anche molti professionisti e anche operai, ha il potere legislativo ed è fortemente determinata a ribaltare i successi bolivariani, rimuovendo i funzionari, ribaltando le leggi bolivariane e approvandone nuove, e perfino scrivendo una nuova costituzione per sostituire quella adottata dai bolivariani. Maduro, tuttavia, è ancora presidente ed è determinato ad ampliare i successi bolivariani.
Il progetto bolivariano iniziò con l’incarico esecutivo di presidente e con un massiccio appoggio popolare. L’opposizione controllava vaste aree dell’economia, dei media, la maggior parte degli uffici governativi, della polizia locale, ecc.
Chavez (e in seguito Maduro) hanno usato il braccio esecutivo del governo, appoggiato e guidato dai desideri popolari, per piegare tutti i tipi di risultati in nome dei deboli e dei poveri, compresa la redistribuzione della ricchezza, delle necessità sanitarie e dell’istruzione, e lo sviluppo di nuove strutture di partecipazione e di governo locale.
L’opposizione ha replicato usando i diritti di proprietà in varie industrie particolarmente nei media, nel governo locale, ed aiuti dall’estero per sabotare e altrimenti ostacolare gli sforzi bolivariani, usando anche un tentativo di colpo di stato.
La vendita della del petrolio ha finanziato la redistribuzione senza togliere tutta la proprietà alle élite. Dato, però, che il prezzo dell’olio è crollato, il governo è entrato in un periodo difficile con la popolazione che soffre di gravi dislocazioni.
Infine, un pubblico sempre più sotto attacco ed esausto ha votato per l’opposizione con un voto che è stato tanto contro lo status quo di subbuglio economico, quanto un voto per i programmi dell’opposizione.
Un altro fattore che merita di essere sottolineato, è la corruzione. Non la corruzione delle élite delle imprese, che è una caratteristica costante della competizione di mercato e della ricerca del profitto capitalista, e non una corruzione di opportunisti o bande occasionali ( favorita da della polizia) ma una intensa corruzione perpetrata all’interno del governo bolivariano.
La spiegazione usuale della corruzione è: avidità più opportunità. Si ipotizza che l’avidità sia presente in tutti, dovunque. L’occasione la fa emergere e l’occasione, in Venezuela consiste in tassi di scambio distorti e in sussidi commerciali in nome dei poveri, cosa che rende molto vantaggioso comprare e vendere al mercato nero oppure comprare in Venezuela e vendere nei paesi confinanti o porgere l’altra guancia in cambio di tangenti.
In quanto a quello che ha alimentato la corruzione del governo, tra poco dirò altro.
E quindi, dall’elezione di Chavez fino a ora, c’è stata una lotta costante tra l’opposizione e i bolivariani . La strategia bolivariana è stata, nel modo migliore che posso percepire, di evitare che l’opposizione bloccasse completamente la politica bolivariana, in modo da operare dei cambiamenti preziosi per la gente e con quelli ottenere una crescente lealtà per conquistare ancora più saldamente e la loro mente e il loro cuore.
E in effetti, il governo bolivariano ha creato davvero tutti i tipi di progetti validi: dalle missioni, agli organi di potere popolare di base, ai media locali, a regole modificate per l’impiego, e molto di più. E, in realtà, i bolivariani hanno ripetutamente perduto le elezioni, sebbene, in media, il loro margine di vittoria, non è riuscito ad aumentare ed è anche calato a causa delle macchinazioni dell’opposizione.
La chiarezza su dove tutta cosa sarebbe andata, è stata assente fin dall’inizio. Le indicazioni per esaminare, determinare l’avanzamento o il calo, sono mancate. E’ stata indicativa la celebrazione delle vittorie elettorali anche con margini sempre in calo, come se soltanto vincere fosse importante.
L’opposizione aveva il peso di secoli di storia di grosse aziende e di relazioni imperiali onnipresenti, oltre al peso della sua ricchezza e del controllo economico e dell’appoggio oltremare.
Chi non è impegnati a nascere, è impegnato a morire (frase di una canzone di Bob Dylan: It’s Alright, Mamn.d.t.) e sospetto che quella dinamica abbia alimentato non soltanto la diminuzione del supporto, ma anche l’aumento della corruzione, almeno fino dalla morte di Chavez, e forse anche prima. Quando cominciò a diminuire la speranza di realizzare una società pienamente liberata e crebbe la paura che le condizioni potessero regredire, si radicarono idee di sé e della salvaguardia della famiglia. Dopo tutto, se l’intero progetto non fosse riuscito, allora nella mente di un funzionario medio, comunque fosse stato impegnato in precedenza, ora poteva nascere l’idea: va bene, al diavolo, devo assicurare il mio futuro e quello delle mie famiglie e non soltanto posso farlo facilmente, ma, soprattutto, posso farlo senza senso di colpa perché sto rubando un progetto che comunque non riuscirà.
Questo è stupendamente triste, ma forse non così brutto quanto la convinzione che ognuno è un ladro che aspetta soltanto di avere un piede di porco (levachiodi) con cui fare dei furti e un muro di invisibilità dietro il quale nascondere le proprie azioni.
Il declino verso le recenti condizioni era causato soltanto dal petrolio? No, ecco altri tre importanti errori o anche scelte mediocri.
Primo: non avere una visione condivisa chiaramente enunciata e non essersi confrontati con l’opposizione molto prima, prima che questa avesse il tempo di usare i propri beni per logorare il pubblico e minare l’appoggio bolivariano, è stata un’azione controproducente. Perché non c’è stata una visione come quella che c’è stata per l’alfabetizzazione, per esempio? Perché non c’è stato un confronto con le vecchie élite?
Per la prima domanda non ho neanche una buona congettura, tranne pensare che una visione condivisa di questo genere non si era mai neanche arrivati a condividerla. Circa la seconda, il motivo era di evitare la guerra civile. Però la scelta di evitare lo scontro rimandò il momento della possibile vittoria e durante quel ritardo i bolivariani non divennero più forti e l’opposizione non divenne più, debole, al contrario di ciò che si pensava.
Secondo, anche non aver tentato a sufficienza di consolidare la base bolivariana, cercando di conoscere e di avere fiducia nella sua agenda, e forse ancora di più, non aver cercato di aprire un dialogo con i sostenitori dell’opposizione per organizzarli secondo attitudini e impegni di tipo bolivariano, è stato controproducente. Perché non è stato fatto molto di più? Probabilmente per le stesse ragioni per cui negli Stati Uniti le persone di sinistra evitano di aprire un dialogo con i sostenitori di Trump. Sconforto. Paura di un contrasto. Mancanza di fiducia su che cosa dire e fare. E, principalmente, una mancanza di focalizzazione sull’esigenza a lungo termine di ottenere davvero un nuovo mondo, invece di concentrarsi soltanto sull’esigenza a breve termine di non mollare.
Terzo non essersi occupati a sufficienza di economia, in parte diversificando, ma anche, principalmente, risolvendo problemi associati all’ostruzione capitalista e ai perversi tassi di cambio, è stata certamente una causa prossima del recente calo nel sostegno. Perché questo non è stato corretto? Probabilmente la paura che atti del genere avrebbero potessero provocare una guerra civile o far arrabbiare i sostenitori nel breve termine, senza vedere, allo stesso tempo, il devastante impatto nel lungo termine – e, forse, la pressione da diverse direzioni di non sconvolgere i profitti vantaggiosi che le élite, comprese quelle all’interno del governo, ottenevano dalla corruzione provocata.
E così arriviamo ad adesso. Che cosa dovrebbe accadere? La mia congettura è che ci dovranno essere tre ampie fasce di opinione riguardo a questo in Venezuela.
Primo, alcuni diranno che la popolazione deve essere organizzata e stimolata a combattere, non soltanto per difendere le attuali condizioni, ma per portare a compimento gli scopi della rivoluzione in modo di gran lunga più completo. La difficoltà, al riguardo, è che il pubblico non dà molte prove di essere disponibile a farlo, spontaneamente, o completamente, o forse affatto.
Secondo: alcuni diranno: va bene, quindi l’opposizione ha la legislatura, noi abbiamo ancora l’esecutivo. Usiamolo efficacemente. Lottiamo per riguadagnare l’appoggio della massa. La difficoltà che proprio ora non c’è un mandato per un grande cambiamento e, tuttavia, i problemi attuali che persisteranno ancora più a lungo, è probabile che portino a un nuovo presidente scelto nell’opposizione, ansioso di lavorare con la nuova legislatura, portando alla repressione e a un’inversione molto importante. E quindi questa strada dipende da Maduro e dai lealisti al governo, oltre al popolo che opera per raddrizzare l’economia, e poi avanzare e allo stesso tempo combattendo l’opposizione. La difficoltà è: può Maduro che è diventato il parafulmine della rabbia fin da quando le crisi hanno finito per non essere esaminate, motivare ed essere al timone di una lotta di questo tipo?
Terzo, una nuova elezione presidenziale è presto accettata; emerge un nuovo presidente con (si spera) una grandissima base di supporto bolivariana. Poi il nuovo esecutivo, con un mandato, invece di sostenere la vergogna del passato, si impegna a mettere in ordine l’economia e ad avanzare. Naturalmente questo presenta il grosso rischio di perdere una prima elezione presidenziale speciale, ma il fattore di rischio è un po’ simile a quello dell’intera storia bolivariana precedente, dal momento che rimandare una nuova elezione presidenziale potrebbe indebolire la prospettiva di vincerla, proprio come aver rimandato un conflitto aperto più violento con l’opposizione per molti anni, ha indebolito le prospettive di vincerlo.
Dall’esterno, possiamo al massimo ipotizzare quali di queste strade, adeguatamente raffinate e migliorate, ha le migliori prospettive di successo. In ogni caso, tuttavia, possiamo operare per assicurarci che il futuro del Venezuela sia in mani venezuelane.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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