La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 30 settembre 2017

Confederalismo Democratico: oltre lo Stato e la violenza

di Ozlem Tanrikulu
Cosa si intende per confederalismo de-mocratico? Il confederalismo democratico indica un modello di convivenza sociale inclusivo e non limitante, perché basato sull’autorganizzazione dal basso, nel rispetto della pluralità etnica, culturale e religiosa, e non fondato su dominio e gerarchia. Rappresenta inoltre un sistema morale in cui sussiste una relazione dialettica sostenibile con la natura e al cui interno il bene comune è stabilito sulla base della democrazia diretta, praticata nella vita quotidiana e non solo al momento dello svolgimento di elezioni o referendum.
Cenni storici sulla creazione della democrazia popolare
La democrazia popolare che si è sviluppata e che, giorno dopo giorno, si consolida sempre di più nel Rojava è dunque basata su tale sistema ideologico, illustrato dal presidente Abdullah Öcalan nel 2005. 
Il paradigma del confederalismo democratico consiste nella “libertà democratica, ecologica e di genere”. Con il termine “democrazia” qui non ci si riferisce al sistema parlamentare: la democrazia parlamentare (rappresentativa) ritiene necessaria la partecipazione popolare solo ogni quattro-cinque anni e, inoltre, lascia la popolazione alla mercé delle frange lobbistiche dei deputati eletti. Questa “democrazia elementare” si basa sugli interessi del governo centrale e delle grandi aziende e non è mai venuta incontro alle reali esigenze della società, in nessuna parte del mondo. Al contrario, una vera democrazia, altrimenti definibile “democrazia del popolo”, richiede approcci differenti, molto zelo e tempi lunghi. Uno sforzo in questa direzione è proprio quello che centinaia di migliaia di persone stanno facendo da molti anni in Rojava, come risultato di un movimento politico di lungo corso.
Negli anni '90, la popolazione di svariate città iniziò a formare assemblee e comitati di autogoverno, ma con il limite legato alla necessità di agire clandestinamente, soprattutto tra il 2000 e il 2004, come effetto dell’aumento della repressione governativa, finché, nel 2011, lo svolgimento di qualsiasi attività non divenne più agevole. Il secondo terreno di esperienza è rappresentato dall’avvio di assemblee popolari in Kurdistan settentrionale (Bakur), nel 2007, sotto l’ombrello di un’organizzazione denominata Congresso della Società Democratica (DTK). 
Ad Afrin, Kobane e Cizire, la realizzazione concreta del confederalismo democratico si ebbe solo con il tempo e con l’acquisizione di una maggiore esperienza. In tutti i luoghi abitati da un numero elevato di curdi, come Aleppo, Damasco, Mimbic, Sahba, Raqqa, tale processo è tuttora in corso. E si è esteso, con una prospettiva federalista, nel resto della Siria. Inizialmente venivano convocate riunioni per dibattere con il popolo sulla formazione del movimento. In breve tempo furono create assemblee a livello rionale e nei villaggi. Il passo successivo fu quello dell’istituzione delle assemblee a livello regionale. L'“assemblea regionale” comprende una città e uno svariato numero di villaggi dell'hinterland. In un secondo momento sorse un’organizzazione più ristretta che consentisse alle persone di relazionarsi più agevolmente e direttamente fra loro senza sentirsi escluse. Quest’organismo, che si formò nelle città, venne denominato “comune” (komun in curdo). Ed è il modello di organizzazione essenziale della società democratica. Il termine non è stato preso in prestito dalle lingue europee: in curdo la parola kom significa “società”. In una comune, generalmente, non si superano le 150 unità abitative, comprendendo un numero esiguo di strade. Ogni “comune” cerca di organizzare la vita politica, economica, sociale e culturale della propria strada (o strade) o del proprio villaggio, e di discutere e risolvere eventuali problemi. Inoltre, invia i propri amministratori eletti (tra i cinque e i sette individui) all’assemblea rionale, in qualità di delegati. 
È importante sottolineare che il sistema descritto non vale solo per i curdi: chiunque vive nel territorio ne fa parte ed è coinvolto, anche chi non è di etnia curda, in quanto si tratta di un sistema che non si basa sull’appartenenza etnica, sulle “frontiere” culturali, bensì sulla rappresentanza dal basso. Una soluzione che potrebbe essere potenzialmente risolutiva per molti dei conflitti etnico-religiosi che attualmente caratterizzano il Medio Oriente, così come altre parti del globo. 
Piuttosto che accettare come “naturali” i confini imposti a tavolino, l'esempio e l'esperienza dei curdi in Bakur e in Rojava possono dunque costituire un passo concreto per il loro superamento e per il pieno riconoscimento del diritto delle popolazioni a esistere e ad auto-organizzarsi, nel rispetto di tutte le diversità etniche, religiose, di genere – definibili tutt'al più come frontiere “semantiche” – e dando a ciascuna componente il proprio spazio nei processi decisionali. È una scommessa per l’intero Medio Oriente, ma non solo: in un'epoca di spostamenti forzati di popolazione causati dalle guerre e dall'instabilità geo-politica, dalla spoliazione di risorse e dall'impoverimento di interi continenti a causa delle ideologie nazionalistiche e del capitalismo di rapina, il genere umano potrebbe invertire tale tendenza e offrire una prospettiva di ricerca di un mondo più stabile, più pacifico, più prospero e più inclusivo.
Le basi e i principi del confederalismo democratico
Il confederalismo democratico del Kurdistan attinge la sua forza dalla ricca eredità culturale proveniente dalla Mesopotamia, dalla profondità della sua storia sociale e dal sistema dei clan e delle confederazioni tribali, opponendosi alla struttura centralizzata statale della società.
Il confederalismo democratico mira a un'unione democratica del popolo curdo, diviso in quattro parti da confini interstatali e diffuso in ogni angolo del mondo. Aspira all’unità delle forze democratiche dei popoli di tutto il Medio Oriente, contrapponendosi all’imperialismo globale e mirando a una democrazia globale dei popoli.
La morale politica è una modalità organizzativa della società e uno stile di vita, sulla base dell’organizzazione e dell’unione dei settori sociali e della politica democratica a partire dal basso. Il fondamento dell’organizzazione è dato dalla propria forza e autosufficienza, al fine di trasformare consapevolmente gli Stati in una democrazia, rimuovendo tutti gli ostacoli che impediscono una vera democratizzazione.
Si abbraccia il modello di una società ecologica, basata sulla libertà di genere e sulla creazione di una gioventù dinamica e consapevole che partecipi alla vita sociale in maniera egualitaria e libera. Si persegue una politica di pace: si ci ispira al principio della legittima difesa, una pratica sacrosanta che esprime il diritto di preservare la libertà e l’esistenza. E non si concede alcuno spazio all’egemonia in generale e a quella ideologica in particolare.
Si tratta dell’unità delle organizzazioni sociali che si basano su comuni ecologiche, che promuovano la libertà di culto, di fede, di genere, la libertà culturale, economica, sociale e politica. Il confederalismo democratico è il modello organizzativo più adatto per rispondere alle necessità epocali nel contesto attuale; un modello organizzativo rappresentato che tiene insieme tutti i suoi membri e li governa con istituzioni autonome democratiche, organizzandoli. L’amministrazione non è sacra in sé, né lo sono la terra, la lingua e le frontiere.
Il cittadino libero rifiuta consapevolmente il concetto di potere gerarchico statale. Il nostro popolo si autogoverna provvedendo alla propria autosufficienza e preoccupandosi di garantire la libertà di genere e di preservare un equilibrio ecologico. Alla base di tutto c'è l’uguaglianza fra tutte le persone che vivono sul territorio senza tener conto della provenienza etnica, dell’identità, del sesso, della cultura, della nazione, della storia, della lingua e della religione. 
Il confederalismo democratico si basa sulla solidarietà, sulla cooperazione, sul mutualismo e sull’autosufficienza: i principi organizzativi fondamentali. Si configura come un centro di forza sociale democratica alternativa, contro la mentalità gerarchica statale centralista e le sue istituzioni di governo.
La società civile democratica, organizzata secondo i bisogni sociali sulla base di assemblee, focolai e comuni concepiti come manifestazione della volontà del popolo, considera lo Stato-nazione, centrato sull’egemonia di una sola bandiera, di una sola nazione e di una sola lingua, come una causa di divisione, sciovinismo, sessismo, assimilazione, “alterizzazione” (stigmatizzazione dell'altro) ed emarginazione. Il confederalismo democratico guarda alle donne e ai giovani come forza d’avanguardia irrinunciabile nell’ambito delle proprie organizzazioni.
Obiettivo principale è la diffusione in ogni luogo dell’assemblea dei cittadini liberi, dell’autonomia. Il confederalismo fa confluire in uno spazio comune, tramite i suoi diversi canali, le abilità, le qualità e le specificità proprie di tutti i cittadini, riunendo in un meccanismo democratico tutte le persone che amano la propria terra e in tal modo ponendo fine, nella regione, a dispersione e frammentazione.
Il confederalismo democratico è fondato sul potere di decisione del popolo, nonché sul diritto di parola. È indispensabile che ogni individuo prenda coscienza di essere un cittadino libero e tale diventi. Invece di basarsi sull’ostilità nei confronti dello Stato e sulla sua distruzione, il confederalismo mira a realizzare la volontà popolare, in maniera che vi sia più libertà e meno Stato, più democrazia e meno Stato, più collettività e meno Stato. 
Ozlem Tanrikulu è presidente dell’Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia, organizzazione non lucrativa di utilità sociale nata dalla necessità di fornire informazioni e ricevere consenso e sostegno da parte dell’opinione pubblica italiana circa il movimento curdo e le sue attività, la questione curda e il Kurdistan in generale.

Fonte: adista.it 

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