La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 26 settembre 2017

Spagna, oltre il referendum: avviare un processo per i diritti sociali

di Massimo Serafini e Marina Turi
Pablo Iglesias gli parla direttamente come se fossero uno di fronte all’altro «Compagno Sánchez non cadere nella trappola di un fronte con il Pp» e ancora prima Ada Colau, la sindaca di Barcellona, si rivolge sempre a lui, al segretario del Psoe, perché appoggi «un referendum concordato invece che allearsi con un Pp bunkerizzato».
MA PEDRO SÁNCHEZ e i rappresentanti del partito socialista sono gli assenti ingiustificati all’assemblea per il dialogo convocata domenica a Saragozza dal gruppo parlamentare Unidos Podemos- En Comu Podem- En Marea. Per evitare quel «choque de trenes», che vede contrapporsi due treni, due estremismi, quello delle forze indipendentiste catalane, con il referendum ormai dichiarato illegale dalla corte costituzionale spagnola e quello del governo Rajoy deciso a far rispettare la legge con ogni uso e abuso della forza, secondo uno schema irresponsabile e reazionario, con arresti e denunce di sedizione per chi protesta, chi si riunisce, chi organizza la consultazione del 1 ottobre. Colpisce il richiamo al rispetto della legge da parte del capo di un partito, il Pp, travolto dalla corruzione, con oltre 800 delle sue cariche pubbliche indagate dalla magistratura, accusato di aver finanziato l’ultima campagna elettorale e la propria sede con fondi neri.
FILO CONDUTTORE dell’assemblea di Saragozza è che il popolo ha sempre il diritto di esprimersi e che mai, per un governo, ascoltare il popolo dovrebbe essere un problema. Ne viene fuori un’idea di patria che non si basa sull’esclusione tra chi si riconosce in una sola identità e chi ne ha più di una.
Dialogo, convivenza e sensatezza sono le parole chiave di una Spagna che inizi a parlare al plurale e sappia ascoltare. Concetti dissonanti con il manipolo di fascisti violenti che hanno circondato con bandiere spagnole l’edificio dove si è svolta l’assemblea, invocando i coccodrilli per una frontiera contro la Catalogna. All’interno gli interventi che si susseguono parlano della crisi di diritti sociali e civili che non ha precedenti nella storia democratica del paese, della necessità del pluralismo politico contro il pensiero unico.
LE VOCI DI MOLTI RESPONSABILI istituzionali si sono levate contro l’irresponsabilità del Pp e molte sono voci di donne che oggi rappresentano le istituzioni in Spagna. Colpisce questa presenza di donne e di giovani tra i 400 rappresentanti autoconvocati. Molti sono nati dopo il 1978, anno che ha imposto quel quadro costituzionale che oggi, dopo quasi 40 anni, sembra superato, almeno nella sua idea territoriale. Si vede che il 15M, il movimento degli indignati, ha segnato un prima e un dopo nella politica del paese. Si parla di Repubblica Iberica solidale e fraterna, perché non si tratta solo di una crisi catalana, ma della crisi di un modello di stato.
IMPORTANTE LA PRESENZA all’assemblea del Partito Nazionale Basco (Pnv), i cui voti sono determinanti in parlamento per mantenere la maggioranza del governo Rajoy, in bilico proprio ora in occasione del voto della manovra finanziaria, il Preventivo Generale dello Stato, volutamente ritardato dopo la minaccia del Pnv di interrompere qualsiasi appoggio finché Rajoy non interrompe le misure contro il referendum catalano. Ma il Pp non sembra voler abbassare i toni.
Il documento approvato al termine dell’incontro contiene proposte in grado di incidere su questa situazione bloccata e drammatica, in particolare riconoscere il diritto a decidere del popolo catalano, nell’ambito di una consultazione referendaria concordata e riconosciuta internazionalmente. Ancora più determinante è far decidere catalane/i su progetti alternativi di paese andando oltre a un sì o un no all’indipendenza, ma far scegliere per avviare un processo che concretizzi l’idea di una Spagna plurinazionale, una confederazione di stati sovrani. E soprattutto scegliere fra un modello di paese liberista e quello che punta a ricostruire una Spagna dove sia ripristinato lo stato sociale, garantendo il diritto al lavoro, allargando i diritti. Non è pensabile però che il diritto a decidere o una riforma della costituzione una Spagna plurinazionale possano essere realizzati senza mandare il Pp e Ciudadanos all’opposizione.
PROPRIO PER QUESTO dall’assemblea viene l’appello al partito socialista di decidere dove collocarsi, di assumersi la responsabilità storica che non sia solo sostegno al popolo catalano, ma che si vincoli ad essere parte della soluzione per un governo differente, per costruire alternative possibili per ideologia e numeri. Non restano molti giorni per decidere ma è del tutto evidente che questa possibilità è tutta nelle mani del Psoe finora risultato inesistente nella crisi.

Fonte: il manifesto 

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