La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 25 settembre 2017

Una via democratica per la Catalogna contro i nazionalismi di destra. Intervista a Joan Mena Arca

Intervista a Joan Mena Arca di Argiris Panagopoulos 
“Abbiamo bisogno di dialogo, democrazia, fratellanza e convivenza per superare la crisi”, ha detto ad Avgi”, il deputato di Barcellona della lista unitaria della sinistra En Comù Podem, Joan Mena Arca. La politica repressiva del governo di Rajoy, con arresti, multe e intimidazioni, cerca di impedire il referendum, divide il paese e alimenta il nazionalismo catalano cieco, che soffre principalmente la destra catalana. In una settimana i blitz della Guardia Civil hanno portato al sequestro di almeno 10 milioni di schede elettorali, il controllo di siti web delle istituzioni locali che informavano sul referendum e il controllo della liste elettorali digitali della Catalogna.
Il governo di Rajoy ha rivelato ai manifestanti in Catalogna e nel resto della Spagna che corrono il pericolo di pesanti denunce e pene gravi se partecipano in qualsiasi forma all’organizzazione del referendum. Peggio ancora, i direttori delle scuole catalane se faciliteranno la loro conversione in seggi elettorali, si troveranno ad affrontare accuse di tradimento, disobbedienza e appropriazione indebita di risorse pubbliche.
“La Sinistra spagnola è l’unica forza che cerca il dialogo a livello nazionale e una soluzione democratica che ci potrà portare ad un referendum con garanzie, organizzando a Saragoza una Assemblea dei rappresentanti eletti di tutti i partiti democratici”, ha aggiunto ad “Avgi” Mena Arca, che ha già rappresentato la sinistra catalana ICV-EUiA nel parlamento di Madrid nel 2012 ed è stato rieletto nel 2015 e il 2016 con la lista unitaria de En Comù Podem.
-Come è la situazione una settimana prima del referendum?
La crisi in Catalogna non può essere risolta con la Guardia Civil e la paura degli arresti, le multe e le pene detentive. La lista unitaria della Sinistra En Comù Podem ha sottolineato che il 1 ° ottobre non avrà un vero e proprio referendum, perché in primo luogo questo non è quanto credono quasi il 50% dei catalani. Pensiamo che sarà una mobilitazione per consentire alle persone di esprimere la propria opinione in modo democratico.
Il governo di destra del Partito Popolare ha adottato una semplice politica: la repressione con la polizia e la via giudizIlaria. Quando fai arresti, non aiuti il dialogo. Segui una politica autoritaria. Dobbiamo trovare una soluzione politica tra la Catalogna e la Spagna. Il punto è che il governo del Partito Popolare è allergico alla democrazia.
Domenica (oggi) a Saragoza si incontreranno i rappresentanti eletti da tutta la Spagna… Unidos Podemos ha convocato tutti gli eletti, deputato, senatori, membri del governi e dei parlamenti locali, sindaci chiamati ad incontrarsi la mattina della Domenica 24 settembre a Saragoza, che è una delle città che rappresentano il “cambio” con la vittoria delle forze della Sinistra e di Podemos nelle ultime amministrative. Proveremo a fare delle proposte per risolvere il problema in Catalogna e in Spagna. Il governo del Partito Popolare ha rotto il patto costituzionale del 1978. Unidos Podemos ritiene che si debba passare per un’assemblea costituente per avere una nuova costituzione democratica. Le nazioni dello Stato spagnolo devono essere rappresentate con pari dignità. Dal momento che non è così, abbiamo invitato tutte le forze democratiche sia della Sinistra e della destra nazionalista a discutere. La risposta è stata positiva, perché verranno gli eletti dalla Catalogna, dai Paesi Baschi, la Galizia, da tutta la Spagna. Non ci saranno i rappresentanti della repressione, del Partito Popolare e dei Cittadini, e per il momento i socialisti, che sono alle prese con intense contrapposizioni interne.
-Come reagisce il popolo catalano?
Il popolo della Catalogna ha mostrato una grande sensibilità democratica, affrontando la depressione con pazienza e tenacia per tornare alla normalità con proteste massicce e pacifiche. En Comù Podem è sceso in strada fin dall’inizio. Lo stesso hanno fatto i grandi sindacati. Il più grande sindacato e le Comisiones Obreras – CC.OO., ha tagliato le grandi arterie di Barcellona per protestare contro gli arresti e la politica del governo Rajoy.
-Gli ultimi eventi hanno dato un nuovo ruolo al Comune di Barcellona e alla sua sindaca?
La sindaca Anta Colau con l’efferato attacco terroristico a Barcellona si è trasformata in un simbolo morale per tutta la Catalogna. Di fronte al confronto tra il governo della Catalogna e quello di Madrid lavora con coerenza per trovare una soluzione democratica e politica. Insieme al presidente della Catalogna ha inviato una lettera al governo di Madrid e al re per chiedere un referendum con garanzie, come è successo in Scozia e nel Québec. Allo stato attuale, Colau rappresenta l’anello di coesione del popolo della Catalogna, che vuole solo andare a votare per risolvere un confronto politico nel nostro Paese.
-La destra catalana è responsabile di possibili impasse?
Abbiamo ripetuto in più occasioni negli ultimi mesi che la decisione unilaterale assunta dal governo della Catalogna porta non solo ad un vicolo cieco, ma anche a non incintrare il consenso della gente. Non si può voler organizzare un referendum quando la metà della gente non crede che sia un vero referendum. Il governo locale della Catalogna ha fatto molti e grossi errori, anche nella metodologia seguita. La riunione del parlamento locale nel quale è stato approvato il referendum è stata episodica. L’unica soluzione può venire solo dal dialogo e da un accordo. En Comu Podem è l’unica forza politica in Catalogna che è stata in grado di creare alleanze politiche con il resto della Spagna, con Unidos Podemos, la Sinistra Unita o En Marea.
-L’Europa può svolgere un ruolo?
L’Europa potrebbe essere un importante fattore politico per trovare un accordo attraverso il dialogo tra i governi di Madrid e della Catalogna. Il problema è che l’Unione europea soffre di un deficit democratico. L’UE promuove solo specifici interessi economici piuttosto che soluzioni politiche attraverso il dialogo e la democrazia. La soluzione al problema della Catalogna si troverà dall’allargamento della democrazia. In questo aspetto, l’UE è … insufficiente . . .
-Quando En Comù Podem si troverà davanti alle urne cosa voterà?
Sia come En Comù Poden sia come Catalunya En Comù, il nuovo partito unitario della Sinistra in Catalogna, abbiamo molte e diverse correnti, che partono da quelle che sostengono l’indipendenza fino a coloro che vogliono uno stato federale, che è la posizione che personalmente porto avanti. Siamo uniti però dalla nostra comune lotta contro la politica neoliberale e l’adozione di politiche progressiste. Contro la sovranità della Catalogna non sono solo diretti il Partito Popolare e il suo governo, ma anche le politiche neoliberali dell’UE e i governi europei. I tagli di Rajoy e di Puigdemont rappresentano i due lati della stessa moneta. Lo 0,4% della popolazione del paese controlla più del 50% del Pil. La destra catalana e spagnola seguono politiche neoliberali che sono contro i lavoratori. La destra spagnola e quella catalana sono corrotte. Noi di En Comù Podem e Catalunya En Comù, Unidos Podemos, con Podemos e Sinistra Unita, insieme con le altre liste unitarie lottiamo contro il neoliberismo per tutelare gli interessi dei lavoratori e vogliamo una maggiore democrazia nel nostro paese per poter garantire soluzioni politiche con il nostro voto. Vogliamo un vero referendum sull’autodeterminazione, ispirato dalla coerenza politica e con tutte le garanzie. Nessuno può cancellare il diritto dei cittadini a decidere. Questo diritto non è stato concesso da nessun governo. Lo abbiamo conquistato attraverso molti sacrifici e sangue.

Intervista pubblicata sul giornale di SYRIZA, Domenica 24 settembre 2017

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