La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 30 settembre 2017

Il razzismo è una scorciatoia

di Grazia Naletto
L’egemonia culturale e sociale odierna della xenofobia e del razzismo è davvero solo il prodotto della crisi economica e sociale che ha coinvolto in questi anni fasce di popolazione crescenti? È insomma di per sé la crisi del modello neoliberista a far sì che le molteplici forme di disuguaglianza che attraversano le società europee producano nuove forme di intolleranza, di stigmatizzazione, di xenofobia e di razzismo? Sono in molti a crederlo come sono in molti ad utilizzare strumentalmente questa tesi per giustificare la torsione sicuritaria delle politiche dei governi europei e della propaganda politica.
È indubbio che il peggioramento delle condizioni di vita delle fasce di popolazione più povera, ma anche di buona parte dei ceti medi, costituisca un terreno fertile per la proliferazione di comportamenti intolleranti e aggressivi nei confronti di migranti, richiedenti asilo, rifugiati, rom e in generale dei cittadini stranieri stabilmente residenti nelle nostre città. Ma sancire un nesso causale tra il primo e i secondi significa compiere una rimozione che non aiuta a comprendere e contrastare il rigurgito di razzismo che rischia di travolgere non solo coloro che lo subiscono direttamente, ma tutti noi.
Non c’è niente di “naturale” né di “fisiologico” nella diffusione di discorsi e comportamenti sociali intolleranti e violenti contro i migranti, i richiedenti asilo, i rifugiati e i rom. Nessun automatismo impone che le nostre difficoltà economiche e sociali e le nostre insoddisfazioni diano origine a comportamenti aggressivi da scagliare contro altri esseri umani, in genere identificati per un qualche motivo “diversi ed estranei”, e percepiti come più deboli rispetto a noi.
D’altra parte la storia ci insegna che non è indispensabile agitare gli spettri della paura, dell’invasione, dello scontro tra civiltà o delle differenze religiose per conquistare il consenso dell’opinione pubblica. È possibile essere popolari facendo leva sui principi e le idee dell’uguaglianza, della pace e della solidarietà tra i popoli, della giustizia sociale ed economica, della garanzia di diritti sociali fondamentali. Ed è possibile combattere per rivendicarli. Le idee di eguaglianza e di giustizia sociale possono ottenere un consenso e orientare i comportamenti quotidiani. Basterebbe solo non rimuoverle oltre che dall’immaginario collettivo, dalla propria attività pubblica, politica o sociale.
Chi ci racconta che le politiche del rifiuto dei migranti e dei richiedenti asilo, la militarizzazione delle nostre città, la mancata approvazione della riforma sulla cittadinanza, la trasformazione dei nostri sindaci in tutori dell’ordine sono richieste dall’opinione pubblica compie un consapevole inganno.
Diciamo la verità: a chi ci governa appare molto più semplice scegliere di offrire un facile capro espiatorio utile a guadagnare consenso nel breve periodo piuttosto che rimettere in discussione, con politiche industriali, economiche e sociali diverse, gli assi di un modello di sviluppo che ad oggi si è dimostrato incapace di migliorare le condizioni di vita della maggioranza della popolazione e continua a produrre diseguaglianze e ingiustizie economiche e sociali crescenti. E poi ci sono anche interessi economici: investire nell’industria della difesa, della sicurezza, e della sorveglianza fa molto comodo alle grandi multinazionali che ne ricavano un grande profitto.
Le politiche del rifiuto sono dunque scorciatoie ciniche e ottusepresentate come indispensabili da chi le propone, ma non risolvono in realtà i nostri problemi sociali. Sono queste a orientare il dibattito pubblico e mediatico e a influenzare i comportamenti popolari, non il contrario.
Per trovarne una conferma basterebbe guardare a ciò che è successo nella storia recente. Alla fine degli anni Nontanta e poi nel biennio 2007-2009 la xenofobia e il razzismo hanno conosciuto dei picchi molto simili a quelli di oggi. Esattamente come oggi l’opinione pubblica monitorata con sondaggi non sempre deontologicamente corretti e i comportamenti popolari violenti si sono scagliati contro migranti e richiedenti asilo a seguito di campagne di propaganda politica che individuavano nello straniero l’origine di tutti i mali: dalla devianza alla mancanza di lavoro, dall’insicurezza all’esclusione sociale, dalla violenza contro le donne alla (presunta) diffusione di malattie rare.
Non è l’insicurezza sociale ed economica a provocare la xenofobia e il razzismo e la torsione sicuritaria delle scelte politiche e partitiche, è vero esattamente il contrario. L’incapacità delle nostre classi dirigenti di definire un orizzonte lungo di cambiamento in direzione di una maggiore giustizia sociale genera nuove diseguaglianze e con queste alimenta le nuove forme di razzismo.
Avremmo bisogno di uscire dall’ingannevole e impressionistica narrazione emotiva delle notizie di attualità; di cercare delle chiavi di lettura non semplicistiche degli eventi; di opporci alla strategia di distrazione di massa messa in campo dal ministero dell’interno; di inventare iniziative di solidarietà nuove, creative, al tempo stesso concrete e lungimiranti.
In questo momento di grande smarrimento e disorientamento culturale, politico e morale, la nostra priorità collettiva di singoli, associazioni, movimenti e forze politiche democratiche dovrebbe essere quella di ricomporre una bussola sufficientemente solida per rivendicare maggiore eguaglianza e giustizia sociale per tutti: la lotta contro il razzismo si intreccia con la più generale lotta per una maggiore giustizia economica e sociale.
Come bene hanno scritto i nostri amici di Comune “I muri servono a nascondersi per proteggere chi sta in alto da chi sta in basso“..
Guardando come sempre a chi, nato qui o altrove, sta in basso, il quarto libro bianco sul razzismo che Lunaria presenta a Roma il prossimo 5 ottobre ricostruisce la memoria di ciò che è avvenuto negli ultimi tre anni con l’intento di sostenere una lotta collettiva per l’eguaglianza e contro ogni forma di diseguaglianza e di razzismo.

Fonte: comune-info.net 

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