La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 31 ottobre 2015

Ceta e Ttip contro i servizi

di Marco Bersani
«Per chi legge in buona fede il man­dato nego­ziale del Ttip, è del tutto evi­dente che i ser­vizi pub­blici non sono oggetto di nego­zia­zione». Così ripete ad ogni occa­sione il vice­mi­ni­stro dello svi­luppo eco­no­mico Carlo Calenda. «A pen­sar male si fa pec­cato, ma spesso ci si azzecca» ver­rebbe da rispon­dere citando il famoso «bel­zebù» della prima repub­blica. D’altronde, basta leg­gere quanto pre­vi­sto dal Ceta (Accordo com­mer­ciale Ue-Canada, la cui rati­fica par­tirà nel 2016) e dal Ttip (Accordo Usa-Ue, in fase di nego­zia­zione) per capire chi ha ragione.
Il trucco prin­ci­pale risiede nella defi­ni­zione di «ser­vi­zio pub­blico» adot­tata in que­sti accordi. Una defi­ni­zione che si basa su due nega­zioni: a) non è ser­vi­zio pub­blico, quello la cui ero­ga­zione può essere effet­tuata anche da sog­getti diversi dall’autorità di governo; b) non è ser­vi­zio pub­blico, quello per la cui ero­ga­zione è pre­vi­sto un cor­ri­spet­tivo eco­no­mico, anche una tantum.
Da que­ste desi­gna­zioni emerge chia­ra­mente come l’istruzione e la sanità non vanno con­si­de­rate ser­vizi pub­blici, in quanto pos­sono essere ero­gati anche da sog­getti pri­vati, così come l’acqua, l’energia, i rifiuti e il tra­sporto pub­blico, in quanto per la loro ero­ga­zione è pre­vi­sto il paga­mento di una tariffa. Per­sino la tes­sera della biblio­teca di quar­tiere (5 euro/anno), essendo un cor­ri­spet­tivo una tan­tum, ne fa deca­dere il carat­tere di ser­vi­zio pubblico.
Di con­se­guenza, il vice­mi­ni­stro Calenda ha ragione quando sostiene che i ser­vizi pub­blici sono esclusi dai nego­ziati com­mer­ciali, a patto che pre­cisi che, per Ceta e Ttip, i ser­vizi pub­blici sono solo i seguenti: l’amministrazione della giu­sti­zia, la difesa, l’ordine pub­blico e la defi­ni­zione delle rotte aeree internazionali (!).
Tutto que­sto non basta: den­tro quasi ogni capi­tolo dei nego­ziati Ceta e Ttip tro­viamo ele­menti che vanno nella dire­zione della pri­va­tiz­za­zione dei ser­vizi pub­blici. Vedia­mone solo alcuni:
a) si pas­serà dagli «elen­chi posi­tivi», sinora uti­liz­zati negli accordi com­mer­ciali, all’approccio dell’«elenco nega­tivo»; ovvero, men­tre sinora erano i governi a sta­bi­lire quali ser­vizi met­tere sul mer­cato, da adesso tutti i ser­vizi sono sog­getti a pri­va­tiz­za­zione, salvo quelli con­te­nuti in espli­cite ecce­zioni; b) ver­ranno adot­tate le clau­sole «stand­still» e «rat­chet»: la prima pre­vede l’impegno a non adot­tare nella legi­sla­zione nazio­nale misure più restrit­tive rispetto a quelle pre­vi­ste negli accordi; la seconda pre­vede che un paese non possa rein­tro­durre una deter­mi­nata bar­riera pre­ce­den­te­mente rimossa su un deter­mi­nato set­tore; con buona pace del refe­ren­dum sull’acqua e di tutti i pro­cessi di rimu­ni­ci­pa­liz­za­zione del ser­vi­zio idrico in corso in diversi paesi euro­pei; c) saranno impe­dite la libera distri­bu­zione di acqua ed ener­gia per fina­lità di inte­resse pub­blico, così come gli obbli­ghi di ser­vi­zio uni­ver­sale pre­vi­sti nei ser­vizi postali; d) verrà resa obbli­ga­to­ria la gara inter­na­zio­nale per ogni appalto pub­blico, con la fine di ogni for­ni­tore locale e pro­cessi infi­niti di ester­na­liz­za­zione. Senza con­tare come Ceta e Ttip con­sen­tano alle imprese di citare in giu­di­zio i governi per ogni norma da que­ste con­si­de­rata osta­tiva al rag­giun­gi­mento dei pro­pri obiet­tivi di profitto.
Con buona pace di Calenda, l’attacco ai ser­vizi pub­blici è uno degli obiet­tivi pri­mari di Ceta e Ttip. D’altronde, se i ser­vizi pub­blici gli stanno tanto a cuore, può il vice­mi­ni­stro gen­til­mente spie­gare per­ché l’Unione Euro­pea – e dun­que anche l’Italia– par­te­cipa al Tisa (Accordo sul com­mer­cio dei ser­vizi), altro trat­tato segreto, il cui unico obiet­tivo è la libe­ra­liz­za­zione totale dei ser­vizi pubblici?

Fonte: il manifesto 

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