La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 8 novembre 2015

Che crescita! 3 milioni di famiglie in bolletta

di Roberto Ciccarelli 
Il 10,2% delle fami­glie ritarda il paga­mento delle bol­lette per le utenze dome­sti­che. La per­cen­tuale cre­sce tra i nuclei che pagano l’affitto: il 16,9%. In media, il 6,3% delle fami­glie che pagano un mutuo sulla casa è ritardo di una rata. Le fami­glie ita­liane «in dif­fi­coltà» con il paga­mento delle spese per la casa sono circa 3 milioni, l’11,7% del totale. È la stima dell’Istat, secondo cui tanti sono i nuclei fami­liari che nel 2014 si sono ritro­vati in arre­trato con il paga­mento delle rate del mutuo, dell’affitto o delle utenze dome­sti­che.
Nero su bianco, que­sti sono i dati dell’Istat con­te­nuti in un docu­mento ela­bo­rato in occa­sione delle audi­zioni sulla legge di sta­bi­lità in Par­la­mento. Le cate­go­rie di fami­glie mag­gior­mente inte­res­sate dal pro­blema sono quelle del quinto quin­tile, ovvero della fascia di red­dito, più povero (29,2% sono state in arre­trato con le spese per la casa, pari a 1 milione e 505mila fami­glie) e, più in gene­rale, quelle in affitto (27,6%, 1 milione e 320mila) o quelle gra­vate da un mutuo per la casa (14,8%, 561mila). Le spese per l’abitazione (con­do­mi­nio, riscal­da­mento, gas, acqua, altri ser­vizi, manu­ten­zione ordi­na­ria, elet­tri­cità, affitto, mutuo) costi­tui­scono infatti una delle voci prin­ci­pali del bilan­cio fami­liare. Nel 2014, l’esborso medio di una fami­glia per que­ste spese è stato di 357 euro men­sili, a fronte di un red­dito netto (al netto delle poste figu­ra­tive) di 2.460 euro men­sili, con un peso del 14,5%. Le spese risul­tano più one­rose nel Nord (15,2%) e nei comuni cen­tri di aree metro­po­li­tane (16,1%).
«I dati — sostiene il pre­si­dente di Con­fe­di­li­zia, Gior­gio Spa­ziani Testa — dimo­strano, quanto impor­tante sia stata la deci­sione di eli­mi­nare la tas­sa­zione sulla prima casa e, dall’altro, quanto urgente sia accom­pa­gnare tale inter­vento con l’adozione di misure che favo­ri­scano l’affitto, attra­verso una almeno par­ziale detas­sa­zione degli immo­bili locati». Di parere oppo­sto il segre­ta­rio gene­rale della Cgil Susanna Camusso: «ser­vono poli­ti­che sociali», «togliere la Tasi non aiu­terà il pro­blema della povertà». Il segre­ta­rio della Uil, Car­melo Bar­ba­gallo, invece, pro­pone che la detas­sa­zione della prima casa sia legata al red­dito, per darla ai pen­sio­nati più poveri, ren­den­dola «sociale e pro­gres­siva».
Il sabato è la gior­nata dei numeri sul fisco. Anche ieri la Cgia di Mestre non ha man­cato di pub­bli­care un rap­porto sullo stato, ango­sciante, della tas­sa­zione. La con­tin­genza dell’uscita plu­rima dei dati per­mette di rap­pre­sen­tare la con­di­zione mate­riale di un’ampia por­zione di ita­liani nel momento in cui dai piani alti del governo si mar­tel­lano le menti con un’unica verità: la cre­scita esi­ste, viva l’Italia «con il segno più». La cre­scita ci sarà pure, quella del Pil e del lavoro povero e pre­ca­rio. Ma cre­scono anche le tasse. Per la Cgia sono un cen­ti­naio tra addi­zio­nali, accise, impo­ste, sovraim­po­ste, tri­buti, rite­nute. Il costo? 8 mila euro tra impo­ste e tasse. Quasi 12 mila euro con­si­de­rando anche i con­tri­buti pre­vi­den­ziali. Le impo­ste più «pesanti» sono due e si man­giano più della metà del get­tito (il 53,1%):sono l’Irpef e l’Iva. L’Irpef garan­ti­sce alle casse dello Stato un get­tito che supera i 161 miliardi di euro (il 33,2%, un terzo del get­tito); l’Iva sfiora i 97 miliardi di euro (19,9% del gettito).

Fonte: il manifesto 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.