La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 22 maggio 2017

Corbyn è primo tra i giovani. Intanto

di Michele Revelli
Il leak (pubblicazione non autorizzata) del manifesto Labour riapre la corsa alle elezioni dell’8 giugno in Gran Bretagna, che comunque vede Theresa May in grande vantaggio, preferita dalla maggioranza dll’elettorato, tra cui anche la classe dei lavoratori. Labour supera la controparte solo nelle preferenze dei giovani dai 18 ai 24 anni, ragione che può aver incentivato la proposta di abbassare l’età minima per votare a 16 anni.
Nonostante le riforme promesse dal manifesto Labour siano atte a tutelare, o in qualche caso ripristinare, i diritti dei lavoratori, sacrificati in favore di una logica di mercato che mette la competitività dell’azienda al primo posto, la classe dei lavoratori inglese (compresa quella operaia), sembra finora preferire di affidarsi a un leader meno sensibile ai propri problemi, come è Theresa May, ma che in compenso, con la sua sicurezza e rigidità, possa rassicurarli in questo clima di confusione e incertezza causato dalla Brexit, piuttosto che confidare nelle proposte offerte da un pacato e poco appariscente Corbyn, percepito debole e impacciato, così diverso dal modello Trump che ha saputo ammaliare la classe dei lavoratori americani.
Tuttavia, bisogna anche considerare che i polls attuali non tengono in conto che molti cittadini appartenenti alle classi sociali più svantaggiate, che queste riforme tendono a tutelare maggiormente, non sono ancora entrati a conoscenza né del manifesto né di quali proposte contenga, ma potrebbero farlo entro la fine della campagna elettorale, diminuendo il divario con i Conservatives. Inoltre, anche se il modello inglese, fondato su valori liberisti, fatica ad adattarsi alla spinta per il sociale proposta da Labour, tra i giovani, in particolar modo studenti, dove le preferenze Labour superano il 60%, viene riconosciuta la necessità di un cambio di rotta, che porti alla ristatalizzazione di compagnie private fornitrici di servizi pubblici, cedute dallo Stato negli anni a enti privati (come ferrovie o la fornitura dell’acqua), e rafforzi la tutela dei diritti dei cittadini. Allo stesso modo per le riforme che riguardano l’ aumento del minimo salariale e l’investimento di gran quantità di capitale pubblico nel settore dell’istruzione.
Nel manifesto è stata anche inserita l’interessante idea di fondare una banca statale, che rappresenterebbe una notevole agevolazione per il sostegno allo Stato sociale promesso dal Labour, in quanto potrebbe dare più flessibilità e libertà alle casse dello stato, ma che, per il “Telegraph” su tutti, è stato sufficiente per classificare il manifesto come socialista e Corbyn come illuso visionario. Sebbene l’immagine del leader labour non sembri all’altezza delle proprie riforme (a parere dell’elettorato), per la prima volta dopo mesi si è parlato di Labour come di un partito che possa davvero giocare una parte importante in questa elezione, se non altro proponendosi come chiara alternativa al programma dei Conservatives e affermandosi come vero partito a tutela dei diritti dei cittadini, in particolar modo dei lavoratori, anche non avendo il loro voto.
Il leak del manifesto è stata una manna per la campagna elettorale Labour, in quanto ha permesso alle proposte contenute di ricevere la giusta attenzione da parte dei media, lasciando all’elettorato il tempo necessario per entrarne a conoscenza e abituarcisi. Probabilmente se il manifesto fosse stato pubblicato in questi giorni, come da programma, sarebbe uscito in coincidenza con il manifesto dei Lib Dem e l’attenzione dell’elettorato e della stampa sarebbe stata divisa. Le innovazioni proposte da Corbyn sarebbero state confuse con le proposte di uno dei tanti partiti di sinistra, e per esempio la tassa Robinhood sarebbe stata giudicata alla stregua della proposta Lib Dem di legalizzare la Marijuana, insabbiando il tutto. Inoltre, essendo stato un leak, quindi teoricamente un documento dannoso per il partito, o comunque espressione di disorganizzazione e divisione all’interno dello stesso, tutti i media e gli elettori politicamente interessati, anche oppositori di Corbyn, hanno prestato molta attenzione alla notizia, contribuendo anche involontariamente alla sua condivisione.
La campagna elettorale Labour, da oggi fino al giorno delle elezioni, si combatterà su due fronti. In primis, il partito dovrà cercare in ogni modo di far arrivare il messaggio del manifesto alle classi sociali più povere e politicamente disinteressate, che sono quelle che trarrebbero subito un beneficio diretto da molte delle riforme (la proposta di aumentare il numero delle council houses è una di queste). Come sembra già star facendo, grazie ai tentativi del suo leader di mettersi in contatto con la parte più povera delle città per capirne i reali bisogni. Allo stesso tempo, Corbyn deve superare la sfida di convincere la classe medio alta inglese che il rafforzamento del wellfare a discapito delle leggi di mercato, sarà controbilanciato da un atteggiamento “soft” rispetto alla Brexit, paragonato alla “hard Brexit” promossa dalla May, che rischia di indebolire l’economia inglese per i suoi forti attriti con la UE.
Qualora Labour, contro ogni previsione, avesse successo in entrambi gli obbiettivi, le elezioni inglesi potrebbero concludersi con un risultato ad oggi impensabile. Mentre il raggiungimento anche di uno solo degli obbiettivi prefissati, porterebbe comunque speranza per il futuro di una società che sembra stare capendo sempre di più la necessità della reintroduzione di uno Stato sociale concreto, capace di proteggere i più, a sfavore dei pochi che sanno come difendersi da soli.

Fonte: listatsipras.eu

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