di Collettivo ROAR
All’alba del ventunesimo secolo la Spagna stava volando alto. Dopo estese liberalizzazioni economiche e l’adozione dell’euro alla fine degli anni ’90, tutti gli indici puntavano al rialzo. La Spagna vantava il più elevato utilizzo di cemento dell’Unione Europea, il quinto nel mondo, essendo stato costruito quasi un milione di case nel solo 2006; più che in Francia, Germania e Italia messe insieme. Molti erano convinti che la prosperità sarebbe durata. Ma il boom era costruito su una bolla, nella quale i prezzi alle stelle degli alloggi e quantità senza precedenti di credito agli immobiliaristi e ai proprietari – e dunque un vasto indebitamento – creavano la tempesta perfetta. Mentre più di sei milioni di nuove case erano costruite e i prezzi erano aumentati di più del 200 per cento dal 1996 al 2007, negli anni a seguire la Spagna ha visto accumularsi milioni di proprietà vuote, la produzione immobiliare a un punto morto, declini dei prezzi di più del 65 per cento rispetto ai massimi e centinaia di migliaia pignoramenti immobiliari.
Con un’economia fortemente dipendente dal settore immobiliare, lo scoppio della bolla immobiliare spagnola ha segnato la fine del cosiddetto “miracolo spagnolo”. Ciò nonostante il governo non ha accettato facilmente ciò: il partito socialista di Zapatero dapprima ha negato la crisi, solo per far seguito con un affannarsi keynesismo per contrastare la caduta dell’economia. Tuttavia è divenuto presto chiaro che era necessaria una medicina più forte.
Il salvataggio del sistema finanziario spagnolo
Un esteso salvataggio e ristrutturazione del sistema finanziario spagnolo devastato dal debito è stato avviato dai socialisti e portato a compimento dal subentrato governo del Partito Popolare nel 2011. Una volta assicuratisi 100 miliardi di euro di prestiti europei per salvare entità finanziarie, il Partito Popolare ha doverosamente messo in atto le misure d’austerità della Troika, aumentando l’IVA, una forma di imposta sui consumi, al 21 per cento e tagliando la spesa pubblica in sanità, istruzione e in altri settori.
Il governo spagnolo ha anche creato la cosiddetta “bad bank”, la Sareb, una società pubblico-privata che ha assorbito gli attivi immobiliari tossici, sia le case sia il debito. Il ruolo della Sareb consiste nel minimizzare i rischi per lo stato disponendo di queste attività nel modo più redditizio possibile. L’istituzione ha come imperativo ridurre l’esposizione debitoria di tutti questi attivi entro 15 anni, come parte dell’accordo spagnolo di salvataggio con l’Unione Europea.
Le storie di maggior spicco a proposito della Spagna in anni recenti hanno riguardato gli espropri, centinaia di migliaia di famiglie pignorate e cacciate dalle proprie case, milioni di persone disoccupate – resistenza, indignazione e più di recente, con le elezioni amministrative, speranza. Qui vogliamo raccontare la storia di una processo più insidioso e poco narrato che sta ora cominciando ad alzare la testa: l’ingresso in Spagna di fondi d’investimento privati che mirano ad approfittare di un nuovo ciclo speculativo immobiliare.
Nel 2012 l’uomo d’affari multimilionario Donald Trump lo ha dichiarato forte e chiaro: “La Spagna è malata ed è ora di approfittarne”. Questo è ciò che stanno facendo centinaia di fondi e di altri veicoli d’investimento scommettendo sul settore immobiliare spagnolo; dal 2013 sono state registrate 190 nuove società che acquistano edifici, mutui, sussidiarie immobiliari, patrimoni ed edilizia residenziali pubblica. L’anno scorso questi investimenti hanno totalizzato più di 23 miliardi di euro, 330 per cento in più rispetto al 2013.
Gli investitori stranieri ricercano “un modo per approfittare della svolta strutturale nel mercato residenziale spagnolo” e la pozione, secondo Mato Carlos Sanchez, economista e coordinatore dell’organizzazione per la giustizia economia Attac Madrid, consiste nel “premere al massimo nel cercare di abbassare il prezzo d’acquisto e, in tal modo, conseguire redditività a breve termine”.
La corsa a nuovi investimenti sta cominciando a ricostruire il collegamento da case e finanza in Spagna, centralizzando la proprietà nelle mani di fondi transnazionali d’investimento. Tuttavia è importante non perdere di vista il ruolo che lo stato ha giocato in questo processo di ristrutturazione, creando la Sareb per disporre all’ingrosso di attività immobiliari tossiche e promulgando norme e regimi fiscali più flessibili per investitori immobiliari come la Blackstone.
Spagna, ingresso di Blackstone & Co.
La spettacolare espansione e frenata in Spagna, assieme agli interventi statali dopo la crisi, ha perciò creato opportunità attraenti per gli investitori. La Blackstone, il maggior protagonista mondiale privato negli investimenti immobiliari, sia è imbarcata in un’orgia di acquisti in Spagna, tra altri mercati immobiliari depressi in giro per il mondo (USA compresi).
Nel luglio del 2014 la Blackstone si è aggiudicata un’asta per un portafoglio di mutui ipotecari insolventi indetta dalla banca nazionalizzata Cataluyna Caixa, battendo società globali concorrenti d’investimento quali Goldman Sachs, Oaktree Capital Group, Lone Star Funds e Apollo Global Management. La Blackstone ha ottenuto uno sconto di più del 40 per cento per l’acquisto di 94.000 mutui ipotecari insolventi, pagando, a quanto risulta, 3,6 miliardi di euro per un portafoglio valutato 6,5 miliardi, 572 milioni dei quali coperti dallo stato.
Pure nel 2014 la società, in associazione con Magic Real Estate, ha speso 40 milioni di euro per acquisire la piattaforma di gestione delle proprietà immobiliari della Caixa, Cataluyna Caixa Inmobiliari, che gestisce e vende prestiti per immobili e proprietà in progetti di sviluppo e costruzioni. Questo portafoglio consiste in prestiti insoluti assunti da immobiliaristi durante gli anni del boom.
La scommessa della Blackstone sul settore immobiliare è dunque estesa e variegata: mutui ipotecari, sussidiarie immobiliari, 600 unità abitative dalla Sareb e persino l’acquisto di 18 progetti di edilizia pubblica dalla Società Municipale delle Case e Terreni di Madrid (la Empresa Municipal de Vivienda y Suelo, EMVS), a braccetto con il suo socio spagnolo Magic Real Estate.
Accanto alla Blackstone, altri fondi che sono atterrati nel paese includono Cerberus (che ha acquistato l’agenzia immobiliare della Bankia per 90 milioni di euro), Texas Pacific Group (che ha ispessito il proprio portafoglio con più di 30.000 proprietà e crediti dalla Sareb), Azora (che gestisce 689 unità di edilizia pubblica a Barcellona), Goldman Sachs (che ha acquistato 3.000 appartamenti a basso reddito dall’amministrazione regionale di Madrid) e Lone Star (che ha acquistato in blocco terreni).
A un incontro di fondi internazionali tenutosi a Madrid nel 2014, il mercato spagnolo degli affitti è stato considerato una grossa occasione d’affari, con Luis Lazaro di Magic Real Estate che ha riconosciuto che le modifiche legislative che hanno reso più facile ai proprietari sfrattare gli inquilini e consentire il trasferimento di edilizia sociale a fondi d’investimento immobiliare rendono la Spagna favorevole agli investitori internazionali.
Lucrare sulle vite della gente
Scoprendo solo dai media che la Blackstone avrà le chiavi delle loro vite, i detentori di mutui ipotecari che li hanno contratti con la Caixa negli anni del boom residenziali e oggi non sono più in grado di rimborsarli, respirano affannosamente. Diversamente dagli Stati Uniti e da altri paesi, in Spagna il pignoramento non cancella il debito ipotecario; i sottoscrittori d’ipoteca restano responsabili del debito, che è anche escluso dalla dichiarazione di fallimento (analogamente ai prestiti studenteschi negli Stati Uniti).
Anche se alcuni dei colpiti da ipoteca si sono assicurati un accordo verbale con la Caixa per la cancellazione del debito in cambio dell’abbandono della loro casa (dación en pago) essi non sanno se il fondo avvoltoio rispetterà tali accordi. Per adesso, secondo Carlo Macias, un portavoce della Piattaforma delle Persone Colpite da Ipoteca (PAH) a difesa del diritto alla casa, i fondi hanno dichiarato alla PAH in un incontro informale: “Lo scopo è fare affari con appartamenti e, perciò, rimuovere rapidamente i debitori senza considerazione per l’offerta del canone sociale [un affitto fissato al massimo al 30 per cento del reddito di una famiglia].”
A Manresa, una città vicino a Barcellona, Mohammed ha negoziato un contratto con la Caixa per la cancellazione parziale del debito ipotecario in cambio della sua casa, ma temeva che l’accordo sarebbe stato un inutile pezzo di carte se non avesse firmato subito. La sola certezza è arrivata con le clausole accluse: la Caixa ha offerto un cosiddetto “accordo di sospensione” in cui la società ha promesso di smettere di richiedere il rimborso a persone colpite da ipoteca fino a quando non fosse sottoscritta la vendita alla Blackstone e al BBVA, a condizione che esse “non avviino alcun tipo di azione diretta o indiretta contro la banca”.
Poiché la vendita è stata sottoscritta alcuni mesi fa, la Blackstone ha tentato di pagare ad alcune famiglie 2.000 euro a condizione che abbandonassero la loro casa e smettessero di chiedere il canone sociale. Anche se queste sono chiaramente tattiche per controllare la popolazione, per assicurare che le persone obbediscano agli ordini della Blackstone, tali pratiche suggeriscono anche una potenziale vulnerabilità della Blackstone. Abituata a portare avanti i propri affari con scarsa interferenza pubblica, la società può essere apprensiva riguardo a come forti movimenti sociali sorti in reazione alla crisi dei pignoramenti in Spagna, il più importante la PAH, possano influire sui propri bilanci.
Se il fondo statunitense sarà in grado di recuperare parte del debito del portafoglio della Caixa e di mettere in vendita le proprietà, si tratterà di un affare da acquolina in bocca. La Blackstone ha un’estesa esperienza nella gestione di patrimoni negli Stati Uniti, avendo più recentemente acquistato quasi 50.000 case pignorate, avendole convertite in immobili da affittare e cartolarizzando gli introiti degli affitti.
La società ha trovato anche un altro modo per incrementare i profitti: pagando meno tasse. E’ una delle 340 multinazionali che hanno sottoscritto accordi segreti con il Lussemburgo, un paradiso fiscale riconosciuto, per approfittare delle bassissime aliquote fiscali del paese. Di fatto uno degli uomini d’affari che occupa posizioni in varie sussidiare della Blackstone, Jean-François Pascal Emmanuel Bossy, ha società con sede in Lussemburgo e ne ha avute alle Isole Cayman. La Blackstone utilizza così strategie vecchie e nuove per ricavare rendite da attività svalutate e dalle persone, in modo da accrescere il proprio portafoglio e i propri profitti in tutto il mondo.
L’organizzazione contro i fondi d’investimento
La presa globale della Blackstone e di altre società rappresenta sia una sfida per i movimenti per la giustizia sul terreno sia una chiamata alle armi. Ciò che è chiaro è che la Spagna non è sola: grandi investitori hanno messo gli occhi su altri mercati immobiliari esposti a gravi regressioni a causa della crisi finanziaria globale, tra cui Stati Uniti e Irlanda. Per le società d’investimenti globali l’espropriazione di milioni di proprietari di case è diventata un’occasione – agevolata dallo stato – per mettere insieme portafogli proprietari con uno sconto, aprendo la via a una nuova ondata di espropriazione finanziaria.
Ha così inizio un nuovo capitolo del rapporto tra finanza e settore immobiliare: abbiamo una comprensione profonda di come questo rapporto scatena crisi urbane ed economiche; il nostro compito attuale consiste nel comprendere come si ricompone dopo tali crisi e come lo spazio urbano è rimodellato mentre è mobilitato ad acquisire rendite finanziarie.
Ci vorrà tempo per cogliere l’impatto che avranno in Spagna la Blackstone e altre società d’investimento. Il timore attuale è che aumenteranno gli affitti e gli sfratti, ma è improbabile che ciò accada uniformemente nello spazio urbano. Piuttosto potremo assistere un’accresciuta polarizzazione socio-spaziale mentre gli investitori sviluppano strategie diverse per i patrimoni residenziali acquistati all’ingrosso, forse scaricando le proprietà di minor valore nelle periferie e apportando migliorie a quelle nei centri, come abbiamo visto quando società di private equity hanno acquistato società di edilizia sociale a Berlino dopo la crisi fiscale dei metà degli anni ’90.
Negli Stati Uniti la Blackstone e altri investitori hanno ignorato del tutto comunità storicamente povere e oppresse, mentre il capitale istituzionale va invece in larga misura all’acquisto di case pignorate in periferie della classe media. Il modo in cui la finanziarizzazione post-crisi ristruttura il paesaggio urbano è dunque complesso, dipendente da tornate precedenti di speculazione, interventi statali e strategie d’investimento che evolvono dinamicamente.
Questo, naturalmente, non esclude la possibilità di trasformazione sociale. In effetti i paralleli tra il modello imprenditoriale della Blackstone in Spagna e negli Stati Uniti sta incoraggiando un rapporto tra la PAH e l’alleanza Diritto alla Città, una rete di organizzazioni sociali, razziali e di diritto alla casa. Da esso sono derivate iniziative transnazionali, la prima in febbraio, in PAH e Diritto alla Città hanno organizzato proteste simultanee contro la Blackstone a New York, San Francisco e El Prat de Llobregat (Barcellona). A quest’ultima, molti hanno scavalcato il recinto e hanno ricoperto l’ingresso con adesivi verdi per avvertire che non resteranno passivamente a guardare di fronte al gruppo d’investimenti guida del mondo. Altre iniziative internazionali sono seguite a marzo e proprio adesso in ottobre.
Attivisti negli USA e altrove sono ansiosi di apprendere dai successi della PAH nel costruire un movimento nazionale unificato per difendere il diritto alla casa, mentre attivisti in entrambi i luoghi sono consapevoli dell’imperativo di costruire un’alleanza internazionale per contrastare più efficacemente gli impatti localizzati delle società d’investimenti globali. La crescita dell’attivismo che collega luoghi distinti con una comune esposizione a processi quali la finanziarizzazione, ci ricorda che mentre gli investitori accumulano portafogli proprietari, stanno anche unendo il potere della gente di lottare contro queste nuove ondate di espropriazione finanziaria.
Questo articolo è una traduzione cooperativa [in inglese] di Melissa Garcia e Desiree Fields di un articoloscritto originariamente in catalano da Marc Font e Gemma Garcia e pubblicato su La Directa, un canale di comunicazioni autogestito per il cambiamento sociale fondato nel 2006. E’ in questo spirito che Garcia e Field hanno tradotto il testo originale in inglese, aggiungendo altro contesto e analisi al contenuto originale per i lettori che non hanno familiarità con la crisi in Spagna.
Questo articolo è scritto collettivamente da Marc Font e Gemma Garcia, tradotto collaborativamente [in inglese] da Melissa Garcia e Desiree Fields, Foto di Kukka Ranta
Pubblicato da www.znetitaly.org
Originale: Roarmag.org
Traduzione di Giuseppe Volpe
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