La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 11 ottobre 2015

Vienna, trema il bastione rosso

di Angela Mayr
Impos­si­bile entrarci, il grande ten­done dei social­de­mo­cra­tici (Spoe) instal­lato sotto la pro­pria sede accanto al Burg­thea­ter tra­bocca. Meno male, in Piazza Santo Ste­fano al comi­zio finale di H.C. Stra­che, il lea­der dell’estrema destra popu­li­sta sfi­dante del sin­daco in carica Michael Haeupl c’era meno gente. Ecco che arriva — ci infi­liamo nella tenda appresso a lui — accolto da stan­ding ova­tion. Sce­na­rio tutto in rosso, clima com­patto e com­bat­tivo: la posta in gioco sta­volta è altis­sima, a rischio è l’ultimo bastione rosso del paese, il modello Vienna, «isola mode­ra­ta­mente socia­li­sta in un mondo sem­pre più neo­li­be­ra­liz­zato» lo descrive l’editoriale di Armin Thur­n­her sul set­ti­ma­nale vien­nese Fal­ter, gover­nata dalla Spoe fin dal lon­tano 1918 (escluso il periodo 1934–45, dell’austrofascismo e poi nazi­smo). Un modello che limi­tando le pri­va­tiz­za­zioni ha man­te­nuto il con­trollo pub­blico su vasti set­tori «ser­vendo più al bene comune che all’egoismo dei sin­goli» scrive Thur­n­herr.
Argo­menti che nei media hanno tro­vato poco spa­zio. Haeupl, 66 anni, sin­daco da 20 anni ha scelto l’offensiva sul ter­reno sco­modo dei pro­fu­ghi caval­cato da Stra­che, tema che domina il dibat­tito austriaco da mesi, posi­zio­nan­dosi su una linea chiara e netta pro rifu­giati. In ballo oggi è la scelta tra soli­da­rietà e spi­rito uma­ni­ta­rio, con­tro la paura e l’odio che emar­gina la povertà isti­gati dalla Fpoe, ha detto Haeupl rac­con­tando i suoi incon­tri con i rifu­giati.
E’ una linea che non sem­pre era così netta, che por­terà al recu­pero di con­senso nella società civile, tra arti­sti e intel­let­tuali, quelli che otto giorni fa hanno sfi­lato per le strade di Vienna, in 130 mila al con­certo con­clu­sivo in Piazza degli Eroi, per espri­mere soli­da­rietà e soste­gno ai rifu­giati, riven­di­cando come si leg­geva sugli stri­scioni che «un altro mondo è pos­si­bile».
Che è pos­si­bile si per­ce­pi­sce visi­tando la sta­zione Haupt­bah­n­hof di Vienna, dove i ragazzi di train of hope in ser­vi­zio volon­ta­rio 24 ore su 24 si pre­pa­rano all’arrivo di forse 16mila rifu­giati que­sto wee­kend, secondo le loro fonti di atti­vi­sti sparsi nei punti più cri­tici tra i con­fini dell’Europa cen­trale. Per Stra­che è un’occasione gra­dita per rilan­ciare sulla chiu­sura dei con­fini, con la stessa reto­rica già nota dei Mat­teo Sal­vini o Marine Le Pen.
Oggi oltre un milione di vien­nesi andranno alle urne per eleg­gere il nuovo con­si­glio comu­nale, non diret­ta­mente il sin­daco, ma liste di sin­goli par­titi, con sistema pro­por­zio­nale. Un 20% dei votanti sono neoau­striaci, un altro 25% sono immi­grati resi­denti a Vienna ma senza diritto di voto. La mag­gio­ranza dei son­daggi, tutti su cam­pioni non vasti pre­ve­dono un fino a pochi mesi fa impen­sa­bile testa a testa tra Haeupl e Stra­che, un peri­colo vero, dif­fi­cile da cre­dere in una città visi­bil­mente ben ammi­ni­strata, in testa a tutte le clas­si­fi­che inter­na­zio­nali per qua­lità della vita..
«Haeupl adieu? Meglio di no!» ha messo in coper­tina allar­mato il set­ti­ma­nale pro­fil abban­do­nando la sua abi­tuale asti­nenza da indi­ca­zioni di voto. Un ter­reno dove si deci­derà l’esito del voto saranno le case popo­lari comu­nali dove vive quasi il 30% dei cit­ta­dini, in pas­sato for­ti­lizi solo rossi dove la Fpoe ha fatto brec­cia da tempo. «Se la gente lì vota Fpoe per­ché scon­tenta per le lam­pa­dine rotte o del rumore dei vicini, dico che capi­sco tutto, ma se tocca alla Fpoe gover­nare gli pri­va­tizza la casa e gliela tira via da sotto il sedere prima che se ne accor­gano» ha detto Haeupl che ha già rilan­ciato la costru­zione di case comu­nali ferma dal 2004 (è con­ti­nuato invece il sistema misto pub­blico pri­vato delle Genos­sen­schaf­tswoh­nun­gen dove abita un altro terzo di vien­nesi): «Fac­ciamo di nuovo case comu­nali, su que­sta cosa sono testardo» rie­cheg­gia dai car­tel­loni.
Nel 2010 la Spoe era al 44,3%, già in discesa, la Fpoe al 25,7, quasi 20 punti in meno. Anche allora si par­lava di duello Haeupl-Strache, il copione non è nuovo, ma finora è stata in que­stione solo la tenuta della mag­gio­ranza asso­luta, mai la mag­gio­ranza. Una dram­ma­tiz­za­zione ad arte? La domanda se la pon­gono vari com­men­ta­tori. Fatto è che la Fpoe è uscita vin­cente, anche se non al primo posto, in tutte le regio­nali recenti, ultimo caso il rad­dop­pio dei voti in Alta Austria di due set­ti­mane fa, col 30,4%.
A Vienna Spoe e Fpoe insieme dovreb­bero tota­liz­zare non meno del 70% dei voti è la pre­vi­sione. L’istituto di son­dag­gio Ogm vede in testa di circa 3 punti la Spoe. Il ter­rore di tro­varsi a Vienna Stra­che sin­daco pola­rizza il voto al mas­simo, pena­liz­zando i par­titi minori indi­spen­sa­bili peral­tro per for­mare una coa­li­zione di governo. La Spoe ha gover­nato dal 2010 in una coa­li­zione insieme ai Verdi della vice­sin­daco Maria Vas­si­la­kou, forte di un 12,64%. L’altro rischio del voto di oggi è che la somma dei due non basti più per for­mare una coa­li­zione. «Chi vuole rosso verde deve votare verde» insi­stono su tutti i mani­fe­sti i Verdi, cer­cando di ras­si­cu­rare su una sicura vit­to­ria dei social­de­mo­cra­tici. «Haeupl è un tipo troppo gemue­tlich, rilas­sato, ha biso­gno di noi che gli met­tiamo fuoco sotto il sedere» ha dichia­rato Maria Vas­si­la­kou, che come asses­sore al traf­fico ha attuato scelte ini­zial­mente con­flit­tuali in seguito rive­la­tesi un suc­cesso. Prova indi­retta anche lo slo­gan elet­to­rale dei popo­lari (Oevp) che sta­volta forse fini­ranno die­tro ai Verdi: «No alle ves­sa­zioni con­tro gli auto­mo­bi­li­sti».
In serata sapremo se soprav­vi­vrà il modello Vienna, o se la città fini­sce in mano «ai distrut­tori», come li chiama Haeupl.

Fonte: il manifesto 

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