La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 25 ottobre 2015

Catastrofi del clima: diluvio nel deserto, emergenza Saharawi

di Gianluca Diana
Il dilu­vio nel deserto del Sahara. Quello che non ci aspetta, che nean­che la fan­ta­sia più fer­vida potrebbe imma­gi­nare, è in corso. Da sabato 17 otto­bre piove quasi quo­ti­dia­na­mente nei campi pro­fu­ghi saha­rawi, nella pro­vin­cia di Tin­duf, in ter­ri­to­rio algerino.
Al momento le pre­vi­sioni meteo ipo­tiz­zano clima pio­voso almeno fino al pros­simo mar­tedi 27 otto­bre. Una situa­zione deva­stante, come sot­to­li­nea anche la rap­pre­sen­tanza ita­liana del Fronte Poli­sa­rio, che in un comu­ni­cato uffi­ciale parla di «gravi danni alle abi­ta­zioni e alle strut­ture pub­bli­che», inclu­dendo in que­ste ospe­dali, dispen­sari e scuole.
Per com­pren­dere quanto un feno­meno meteo­ro­lo­gico come la piog­gia possa avere con­se­guenze disa­strose, va ricor­dato che i rifu­giati saha­rawi vivono in tende e in alloggi abi­ta­tivi estre­ma­mente fra­gili, per­ché costruiti con mat­toni di fango e sab­bia cotti al sole. Il sus­se­guirsi dei tem­po­rali ha por­tato le mura di oltre tre­mila costru­zioni let­te­ral­mente a scio­gliersi in pochi giorni. Se a que­sto si aggiunge l’impraticabilità delle tende com­ple­ta­mente intrise d’acqua, si capi­sce la dram­ma­ti­cità della situazione.
I campi rifu­giati sono com­po­sti da cin­que pro­vince, tutte col­pite dagli eventi cli­ma­tici estremi. Dakhla ha avuto la peg­gio, nes­sun abi­tato è rima­sto in piedi. Danni con­si­stenti sono stati regi­strati anche a Smara, Auserd e Boja­dor. Minore invece l’impatto distrut­tivo sulla pro­vin­cia di El Aaiun.
Le fram­men­tate infor­ma­zioni che giun­gono par­lano di oltre ven­ti­cin­que­mila senza tetto che hanno perso ogni loro avere. Si regi­strano alcuni feriti a seguito dei crolli delle case. La via­bi­lità ha risen­tito pesan­te­mente dell’alluvione: sono inter­rotte le strade tra i cen­tri urbani di Rabuni e Tin­duf, oltre a buona parte dei col­le­ga­menti locali.
Un ospe­dale è com­ple­ta­mente alla­gato e inu­ti­liz­za­bile, altre strut­ture ospe­da­liere hanno subito diversi danni e rie­scono a rispon­dere con grosse dif­fi­coltà all’aumentato biso­gno di assi­stenza in corso. Dal punto di vista sani­ta­rio non si regi­strano al momento foco­lai infet­tivi ed epi­de­mici, ma la situa­zione pre­senta dei rischi effet­tivi, dovuti al mesco­larsi di acque reflue e piovane.
La Mez­za­luna Rossa Saha­rawi in col­la­bo­ra­zione con gli ope­ra­tori dell’Agenzia delle Nazioni Unite e le isti­tu­zioni saha­rawi, sta cer­cando di quan­ti­fi­care i danni e di indi­vi­duare le neces­sità più urgenti. I primi inter­venti di aiuto sono stati garan­titi dalla pro­te­zione civile alge­rina di con­certo con l’esercito della Repub­blica araba demo­cra­tica saha­rawi (Rasd), assieme a diverse asso­cia­zioni e ong pre­senti con pro­pri coo­pe­ranti sul territorio.
Al momento la situa­zione è gestita pro­prio dalla Mez­za­luna Rossa, che in un comu­ni­cato ha dichia­rato per l’area di Dakhla lo stato di cata­strofe uma­ni­ta­ria. Acqua, cibo, vet­to­va­glie, coperte e pronto inter­vento soprat­tutto per gli edi­fici di pub­blica uti­lità, sono tra le priorità.
La mac­china dei soc­corsi si sta muo­vendo anche oltre con­fine. In prima fila il nostro paese che, come si legge in una nota dif­fusa il 22 otto­bre dal mini­stero degli Affari Esteri e della Coo­pe­ra­zione Inter­na­zio­nale, ha appro­vato attra­verso la Coo­pe­ra­zione Ita­liana la con­ces­sione di un con­tri­buto di emer­genza di 200 mila euro, in favore dell’Alto Com­mis­sa­riato Onu per i Rifu­giati (Unchr). L’intento è di soste­nere l’operato dello stesso Unchr, delle altre orga­niz­za­zioni ope­ra­tive sul posto, inclusa l’ong ita­liana Cisp. A sup­porto ulte­riore è giunta il 23 otto­bre una let­tera a firma del sena­tore Ste­fano Vac­cari (Pd), che come pre­si­dente del gruppo inter­gruppo par­la­men­tare di soli­da­rietà con il popolo saha­rawi, ha chie­sto un’impegno fat­tivo agli oltre cento par­la­men­tari iscritti al gruppo attra­verso la crea­zione di una rac­colta fondi.
La dram­ma­tica situa­zione dei campi pro­fu­ghi si col­loca in un momento sto­rico già par­ti­co­lar­mente impe­gna­tivo per la popo­la­zione saha­rawi, che pro­prio nel pros­simo mese di dicem­bre ha in pro­gramma il Con­gresso nazio­nale (per il quale si voci­fera uno slit­ta­mento), in occa­sione dei quarant’anni di esi­lio che ricor­rono in quel periodo.
Le con­se­guenze del disa­stro uma­ni­ta­rio in corso, non potranno che inci­dere ancor più su que­sto momento di con­fronto poli­tico e sociale interno, riguar­dante le riven­di­ca­zioni ter­ri­to­riali che da quat­tro decenni sono ina­scol­tate da tutta la comu­nità internazionale.

Fonte: il manifesto

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