La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 25 ottobre 2015

Kunduz, l'inchiesta è ferma

di Emanuele Giordana 
Men­tre il bilan­cio del raid del 3 otto­bre che ha deva­stato l’ospedale di Medici senza Fron­tiere a Kun­duz in Afgha­ni­stan è salito a 25 vit­time, il Pen­ta­gono ha fatto sapere che il rap­porto interno della Difesa ame­ri­cana (un’altra inchie­sta viene con­dotta dalla Nato e un’altra ancora dal governo di Kabul) non è ancora pronto. Nel giu­sti­fi­care il ritardo, il segre­ta­rio alla Difesa Ash­ton Car­ter ha detto che il Pen­ta­gono vuole un lavoro «fatto bene», in linea con l’assunzione di respon­sa­bi­lità e tra­spa­renza nei con­fronti delle vittime.
Il rap­porto, o quan­to­meno le prime risul­tanze dell’indagine, erano attese entro que­sta set­ti­mana, a quasi un mese ormai da quello che Washing­ton e la Nato hanno defi­nito un «tra­gico inci­dente» e Msf una patente «vio­la­zione del diritto inter­na­zio­nale uma­ni­ta­rio». In altre parole un cri­mine di guerra.
I parenti delle vit­time (staff e pazienti) intanto aumen­tano e molto pro­ba­bil­mente aumen­te­ranno ancora per­ché Medici senza fron­tiere sta lavo­rando al rico­no­sci­mento di altri sette cada­veri tut­tora irri­co­no­sci­bili, tro­vati tra le mace­rie dell’ospedale bom­bar­dato dall’aereo da com­bat­ti­mento ame­ri­cano AC-130 che, all’alba del 3 otto­bre, ha ripe­tu­ta­mente col­pito il cen­tro medico (il Loc­kheed AC-130 è qua­dri­mo­tore a tur­boe­lica impie­gato come can­no­niera volante per attac­chi sul terreno).
Men­tre Msf con­ti­nua a chie­dere un’inchiesta indi­pen­dente, il ritardo nell’indagine interna non fa che aumen­tare l’irritazione dopo che, alcuni giorni fa – col com­pito di rac­co­gliere prove sui fatti – vei­coli blin­dati con a bordo mili­tari ame­ri­cani e afgani sono pene­trati nell’ospedale (dove tra l’altro si tro­va­vano alcuni respon­sa­bili di Msf), for­zan­done il por­tone e distrug­gendo pre­su­mi­bil­mente parte delle evi­denze che i sol­dati avreb­bero dovuto indagare.
La peti­zione lan­ciata da Medici senza fron­tiere a metà otto­bre sul web per otte­nere un’inchiesta indi­pen­dente (attra­verso la piat­ta­forma Change​.org) ha già supe­rato le 300mila firme ma l’organizzazione medica vuole arri­vare a 500mila: chiede al pre­si­dente sta­tu­ni­tense Barack Obama di con­sen­tire un’indagine auto­noma e neu­trale da parte della Com­mis­sione d’inchiesta uma­ni­ta­ria inter­na­zio­nale (Ihffc), l’unico organo per­ma­nente spe­ci­fi­ca­mente isti­tuito per inda­gare le vio­la­zioni del diritto inter­na­zio­nale uma­ni­ta­rio. Ihffc si è detta dispo­ni­bile ma sta aspet­tando luce verde sia dagli Stati Uniti sia dal governo afgano.

Fonte: il manifesto 

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