La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 11 ottobre 2015

La Baviera contro Merkel: «Basta con i profughi»

di Jacopo Rosatelli
Sulla cosid­detta «emer­genza pro­fu­ghi» nel mondo poli­tico tede­sco è guerra di tutti con­tro tutti. Appa­iono lon­ta­nis­simi i giorni degli applausi ai migranti in arrivo alla sta­zione di Monaco: ora il clima è cam­biato, e il dibat­tito pub­blico gra­vita osses­si­va­mente attorno alla limi­ta­zione dell’afflusso dei richie­denti asilo. Un recente son­dag­gio della tv pub­blica Zdf regi­stra il muta­mento d’umore: la mag­gio­ranza dei tede­schi pensa che il Paese non possa fare fronte all’ingente massa di pro­fu­ghi (577mila nei primi 8 mesi del 2015). Vacilla l’«egemonia morale» che alcuni osser­va­tori si erano affret­tati a rico­no­scere alla Ger­ma­nia «uma­ni­ta­ria».
La can­cel­liera Angela Mer­kel è sotto attacco. I più sca­te­nati con­tro di lei sono gli ultra-conservatori di Alter­na­tive für Deu­tschland, che vogliono denun­ciarla per favo­reg­gia­mento dell’immigrazione clan­de­stina. Ma ciò che la disturba di più è senz’altro il «fuoco amico»: quello di set­tori del par­tito di cui è la lea­der, l’Unione demo­cri­stiana (Cdu), e quello del gover­na­tore della Baviera Horst See­ho­fer, numero uno dell’Unione cristiano-sociale (Csu), partito-fratello della Cdu nel ricco Land meri­dio­nale. See­ho­fer parla ormai da capo dell’opposizione: in ogni cir­co­stanza pos­si­bile attacca la poli­tica della can­cel­liera, e venerdì scorso ha minac­ciato di por­tare il governo fede­rale di fronte alla Corte costi­tu­zio­nale. Una bou­tade alla quale non segui­ranno azioni con­crete — nulla è stato detto circa la base nor­ma­tiva su cui farlo -, ma che dà la giu­sta misura del livello di scon­tro in atto.
Il governo bava­rese vor­rebbe sostan­zial­mente rispe­dire indie­tro i pro­fu­ghi che var­cano il con­fine pro­ve­nendo dall’Austria, ma non ne ha la com­pe­tenza: il con­trollo delle fron­tiere nazio­nali è appan­nag­gio di Ber­lino. Non solo: See­ho­fer chiede a Mer­kel di «dare un segnale circa l’immediata limi­ta­zione dell’immigrazione». Cosa che giu­sta­mente la can­cel­liera non fa nei ter­mini in cui il lea­der Csu vor­rebbe, per­ché la Costi­tu­zione tede­sca non pre­vede che si pos­sano porre limiti nume­rici al rico­no­sci­mento dell’asilo. Nel rifiu­tarsi di dare retta al gover­na­tore bava­rese, Mer­kel fini­sce per supe­rare a sini­stra il par­tito social­de­mo­cra­tico (Spd), i cui ver­tici riten­gono impos­si­bile che la Ger­ma­nia possa acco­gliere ogni anno più di un milione di per­sone: così affer­mano il vice­can­cel­liere Sig­mar Gabriel e il mini­stro degli esteri Frank-Walter Stein­meier in un inter­vento pub­bli­cato nel set­ti­ma­nale «der Spie­gel» da ieri in edi­cola. Nell’indicare quel numero — un milione — i due diri­genti social­de­mo­cra­tici stanno, di fatto, dando ragione a See­ho­fer e torto a Mer­kel, defi­nendo una sorta di limite mas­simo oltre il quale la Repub­blica fede­rale dovrebbe negare l’accoglienza.
Gabriel e Stein­meier sono stati dura­mente cri­ti­cati dalla por­ta­voce della sini­stra interna della Spd, Hilde Mat­theis: l’accusa è di «assu­mere toni popu­li­sti che dan­neg­giano la cul­tura dell’accoglienza». Anche la lea­der dei gio­vani del par­tito (Jusos), Johanna Ueker­mann, non ha gra­dito l’uscita dei due mem­bri del governo: «Invece di fare ipo­tesi su numeri, biso­gna inve­stire sull’integrazione». Chi difende la linea dei ver­tici del par­tito con­tro­batte che non c’è nes­suna vici­nanza con le posi­zioni della Csu, ma sem­pli­ce­mente la pre­oc­cu­pa­zione per la situa­zione in cui si tro­vano i comuni, con pochi mezzi per fare fronte all’arrivo di pro­fu­ghi ogni giorno.
Grandi tur­bo­lenze poli­ti­che anche all’interno dell’esecutivo della Turin­gia, retto da una coa­li­zione fra Linke, di cui è mem­bro il gover­na­tore Bodo Rame­low, Spd e Verdi. Qui il pomo della discor­dia è il voto che espri­me­ranno i rap­pre­sen­tanti del Land sulle annun­ciate nuove norme — più restrit­tive — in mate­ria di asilo e immi­gra­zione quando il dise­gno di legge arri­verà al Bun­de­srat, la camera dove sie­dono i governi regio­nali. La Linke è per il «no», gli alleati per il «sì»: in casi come que­sto è prassi che i rap­pre­sen­tati al Bun­de­srat si asten­gano (il voto è in blocco), ma la Spd minac­cia la crisi se non si farà secondo il suo volere. A poco meno di un anno dall’insediamento, il governo pro­gres­si­sta della regione di Erfurt e Wei­mar è di fronte a una dif­fi­cile prova di tenuta.

Fonte: il manifesto 

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