La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 28 agosto 2015

A Praga movimenti alla gogna

di Jakub Hornacek
La poli­zia di Stato ceca ha dato il via libera alla retata con­tro un gruppo di anar­chici e mili­tanti di sini­stra il 29 aprile scorso con arre­sti in grande stile: una decina di sospet­tati su tutto il ter­ri­to­rio della Repub­blica Ceca. Quasi tutti rila­sciati dopo pochi giorni. La poli­zia soste­neva di aver messo mano sulla rete di cel­lule rivo­lu­zio­na­rie, che negli scorsi mesi avrebbe incen­diato mac­chine di poli­zia nel Nord della Boe­mia e diversi can­celli di pedag­gio autostradale.
Pochi giorni dopo gli arre­sti e a ridosso del Primo mag­gio, dagli ambienti vicino alla poli­zia fil­tra­rono noti­zie sulla peri­co­lo­sità del gruppo arre­stato. A ripren­derle in gran pompa il quo­ti­diano Lidove noviny, la cui casa edi­trice è di pro­prietà del vice­pre­mier e mini­stro delle Finanze Andrej Babis. Per il quo­ti­diano, il gruppo stava pia­ni­fi­cando ope­ra­zioni ben più peri­co­lose degli incendi delle volanti della poli­zia: gli anar­chici avreb­bero avuto in mente di attac­care con molo­tov i treni che tra­spor­ta­vano mate­riale bel­lico. Il gruppo anti-militarista anar­chico Voice of Anar­cho­pa­ci­fism (Vap), dove si sarebbe for­mata la «cel­lula di fuoco», avrebbe deciso quindi di pas­sare alle maniere forti.
Dopo un paio di set­ti­mane sono tut­ta­via emersi det­ta­gli illu­mi­nanti. Gli accu­sati e i loro difen­sori hanno infatti dimo­strato, che il peri­co­loso covo ter­ro­ri­sta era in realtà una delle case aperte tipi­che del movi­mento anar­chico. E nel mag­gio scorso la rive­la­zione: si sco­prì che l’idea dei peri­co­losi attac­chi ai treni mili­tari era stata ordita da due infil­trati della polizia.
Infine anche il numero degli accu­sati si è ristretto da dieci a cin­que, di cui due ancora in car­ce­ra­zione pre­ven­tiva. «Non penso che la poli­zia abbia in mano delle grandi prove – ha detto al quo­ti­diano di sini­stra A2larm la sorella di uno degli atti­vi­sti ancora in cella – Le accuse di attac­chi incen­diari, sia con­tro le auto­mo­bili che con­tro le sta­zioni di pedag­gio, sono state riti­rate. E finora alla difesa non è stata mostrata alcuna prova di col­pe­vo­lezza e i due agenti infil­trati devono essere ancora sot­to­po­sti a un interrogatorio».
Le prin­ci­pali prove della peri­co­lo­sità del gruppo sem­brano quindi i due agenti infil­trati e i loro piani di attacco ai con­vo­gli fer­ro­viari. Secondo fonti degli ambienti anar­chici i due infil­trati hanno comin­ciato a fre­quen­tare il gruppo Voice of Anar­cho­pa­ci­fism nell’autunno 2014.
«Gra­zie a una strut­tura piut­to­sto aperta e infor­male, Vap è stato un ottimo ponte di lan­cio per le atti­vità dei due infil­trati», sot­to­li­neano gli anar­chici. Secondo gli atti­vi­sti i poli­ziotti infil­trati erano sem­pre dispo­ni­bili a for­nire il loro aiuto mate­riale ma «nelle riu­nioni tene­vano sem­pre i discorsi più radi­cali soste­nendo che l’affissione dei volan­tini non ser­visse a nulla e che fosse neces­sa­rio pas­sare a maniere più forti».
L’iperattività degli agenti fu tale, che durante una tra­sferta a Vienna, dove si teneva una pro­te­sta con­tro il ballo d’inverno del par­tito xeno­fobo Fpo, i due infil­trati muniti di mazze e col­telli furono arre­stati dalla poli­zia austriaca. Quest’ultima non mancò di riven­di­care l’arresto di un peri­co­loso grup­petto di faci­no­rosi dell’Est, sco­prendo in un secondo momento, che si trat­tava di «colleghi».
L’Akce Fenix è stata messa in moto in un periodo di rela­tiva viva­cità dei movi­menti a Praga. Que­sti ultimi sono riu­sciti a met­tere in piedi alcune ver­tenze impor­tanti. Si tratta soprat­tutto di temi legati alla casa e alla spe­cu­la­zione immo­bi­liare, che anche a Praga, come in molte altre metro­poli euro­pee, si sta facendo sen­tire pesantemente.

Uno dei risul­tati di que­sta mobi­li­ta­zione è stata la crea­zione del cen­tro sociale Kli­nika, preso più volte di mira dalla poli­zia, ma che ha saputo creare una rete di soli­da­rietà tra il vici­nato di ampiezza inso­lita. Inol­tre una parte dei movi­menti è impe­gnate a sup­porto di lavo­ra­tori pre­cari, soprat­tutto nel set­tore della risto­ra­zione, a cui i datori di lavoro non hanno ver­sato lo sti­pen­dio patteggiato.
Il reparto di lotta all’estremismo poli­tico della Poli­zia di Stato e i ser­vizi segreti non hanno esi­tato defi­nire que­ste atti­vità come «social­mente pericolose».
Di fatto nei rap­porti sull’estremismo poli­tico, che que­sti organi di repres­sione sti­lano, si pos­sono tro­vare fianco a fianco le atti­vità soli­dali con i lavo­ra­tori rima­sti senza sti­pen­dio e gli hate cri­mes dei neo-nazisti, che negli ultimi anni hanno pro­vo­cato anche diverse vittime.
«I rap­porti della poli­zia, invece di pren­dere in con­si­de­ra­zione dei fatti con­creti, defi­ni­scono l’estremismo solo sulla base del rap­porto verso una o un’altra ideo­lo­gia», riflette il poli­to­logo Jaro­slav Bican, sot­to­li­neando come l’elenco delle ideo­lo­gie estre­mi­ste sia sti­lato dal mini­stero degli Interni senza discus­sione e ulte­riore controllo.
La rea­zione dell’opinione pub­blica è stata piut­to­sto fredda. La ripresa mas­sic­cia da parte della stampa dell’affaire Fenix ha però cam­biato le coor­di­nate media­ti­che. Da una parte sem­bra infatti che a sini­stra ci sia una nebu­losa ter­ro­ri­stica non ben defi­nita, che è sem­pre pronta a pren­dere una molo­tov in mano.
Dall’altra parte nel dibat­tito quo­ti­diano si fa sem­pre più strada una reto­rica di uso della forza con­tro i migranti e con­tro chi sostiene un approc­cio più aperto alla que­stione. I neo­na­zi­sti così spa­dro­neg­giano in cor­tei con­tro l’immigrazione, dove si vedono in pro­ces­sione for­che e cappi.
Ma forse l’estremismo più peri­co­loso arriva dall’alto. Pro­prio que­sta set­ti­mana infatti il pre­si­dente della Repub­blica Zeman ha con­si­gliato di man­dare l’esercito sulle fron­tiere dello spa­zio Schen­gen e il mini­stro delle Finanze (non­ché il terzo uomo più ricco del Paese) Andrej Babis ha detto che biso­gna chiu­dere «con­tro l’invasione» com­ple­ta­mente le fron­tiere esterne di Schengen.

Fonte: il manifesto

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