La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 29 agosto 2015

Buona scuola, un colpo alle minoranze linguistiche


di Felice Besostri
Non è stato facile dare attua­zione all’articolo 6 della Costi­tu­zione, quello che dice «La Repub­blica tutela con appo­site norme le mino­ranze lin­gui­sti­che». Fino all’entrata in vigore della legge 482 del 1999, non c’erano appo­site norme nazio­nali che tute­las­sero effet­ti­va­mente le mino­ranze, tut­ta­via alcune di que­ste con­qui­sta­rono, all’ombra dei trat­tati inter­na­zio­nali, una tutela raf­for­zata addi­rit­tura di livello costi­tu­zio­nale, per­ché gli sta­tuti delle regioni e pro­vince auto­nome sono appro­vati con legge costi­tu­zio­nale.
Le norme nazio­nali ed euro­pee non tute­lano le lin­gue, ma le per­sone che par­lano una lin­gua mino­ri­ta­ria, anzi che par­lano una lin­gua mino­ri­ta­ria in un ter­ri­to­rio con­no­tato dalla pre­senza di per­sone che la par­lano: una tutela ter­ri­to­riale. Per essere coe­renti la tutela richiede inter­venti plu­ri­set­to­riali che spa­ziano dalla tutela del ter­ri­to­rio sia ambien­tale che idro­geo­lo­gica, di svi­luppo eco­no­mico mirato alla valo­riz­za­zione dei beni mate­riali e imma­te­riali tipici delle popo­la­zioni mino­ri­ta­rie e, su tutte, lo svi­luppo della cono­scenza della lin­gua.

Ebbene nella legge sulla buona scuola niente di tutto que­sto è assi­cu­rato. Nes­sun mec­ca­ni­smo pre­vede il man­te­ni­mento dei pre­cari bilin­gui nel loro ter­ri­to­rio, ben­ché una scuola con una forte pre­senza della lin­gua mino­ri­ta­ria sia uno degli obiet­tivi delle norme nazio­nali ed euro­pee.
Le azioni cosid­dette di discri­mi­na­zione posi­tiva rap­pre­sen­tano un prin­ci­pio acqui­sito, vale a dire che la tutela delle mino­ranze non costi­tui­sce vio­la­zione del prin­ci­pio di ugua­glianza. Orbene suc­ce­derà invece che i pre­cari appar­te­nenti ad una mino­ranza lin­gui­stica, anche se coin­volti in pro­grammi regio­nali di spor­telli lin­gui­stici o di inse­gna­mento nella lin­gua mino­ri­ta­ria, saranno tra­sfe­riti in regioni senza pre­senza mino­ri­ta­ria. E pari­menti acca­drà che in ter­ri­tori carat­te­riz­zati da una pre­senza di lin­gue mino­ri­ta­ria saranno asse­gnate cat­te­dre a bra­vis­simi inse­gnati, ma asso­lu­ta­mente digiuni di cono­scenze lin­gui­sti­che e cul­tu­rali nella lin­gua minoritaria.
Alla fine i docenti mino­ri­tari saranno sra­di­cati dalla loro comu­nità e le loro comu­nità pri­vate di ele­menti qua­li­fi­cati per il man­te­ni­mento della lin­gua.
Un tas­sello che si aggiunge alla pro­gres­siva scom­parsa poli­tica di rap­pre­sen­tanti delle lin­gue mino­ri­ta­rie nelle isti­tu­zioni pub­bli­che, con la solita ecce­zione della Val d’Aosta e della pro­vin­cia auto­noma di Bol­zano. I comuni sono rag­grup­pati a forza in Friuli e Vene­zia Giu­lia, con annul­la­mento della mino­ranza slo­vena e con il man­cato svi­luppo dell’identità friu­lana.
L’abolizione della demo­cra­zia elet­tiva diretta nelle pro­vince ha com­por­tato l’abolizione di col­legi carat­te­riz­zati da una pre­senza lin­gui­stica mino­ri­ta­ria, già com­pro­messa a livello comu­nale da leggi elet­to­rali mag­gio­ri­ta­rie e dalla dimi­nu­zione del numero dei con­si­glieri e infine dall’abolizione delle Comu­nità Mon­tane.
Nelle ele­zioni poli­ti­che future, con la nuove legge elet­to­rale della camera cosid­detta Ita­li­cum, gli espo­nenti delle mino­ranze lin­gui­sti­che potranno aspi­rare all’elezione solo se un par­tito nazio­nale dovesse sce­glierli come capo­li­sta in col­legi dove la loro pre­senza è con­si­stente.
Le mino­ranze filo-governative si sono messe in sicu­rezza per­ché in Val d’Aosta e in Tren­tino Alto Adige-Sudtirolo i col­legi uni­no­mi­nali offrono garan­zie, men­tre in Friuli Vene­zia Giu­lia i can­di­dati trie­stini, che rap­pre­sen­tano il 18% della popo­la­zione avranno il 40% della rap­pre­sen­tanza regio­nale nella camera dei depu­tati.
La Sar­de­gna, dove esi­ste la mag­giore mino­ranza lin­gui­stica tute­lata dalle legge numero 482 del 1999, non ha norme spe­ciali nem­meno per il par­la­mento euro­peo, tanto che pre­sto dovrà occu­par­sene la Corte costi­tu­zio­nale su rin­vio del tri­bu­nale di Cagliari.
La tutela delle mino­ranze è uno dei diritti fon­da­men­tali dell’Unione euro­pea e uno dei suoi prin­cipi fon­da­tivi: «L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della demo­cra­zia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, com­presi i diritti delle per­sone appar­te­nenti a mino­ranze» (arti­colo 2 del trat­tato sull’Unione euro­pea).
L’Italia ed il suo governo li stanno vio­lando. Anche con la legge sulla buona scuola.

Fonte: il manifesto

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