La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 27 agosto 2015

Scuola, mai più “deportazione dei docenti”


di Antonia Sani
La “deportazione dei docenti” è stato uno degli slogan più ripetuti in queste ultime settimane da tutti i notiziari, come fu per “la studentessa bocconiana”, “i separatisti curdi”… slogan che durano fino allo sfinimento per alcuni giorni, poi spariscono sedimentati acriticamente nell’opinione pubblica.
La “deportazione dei docenti” continua a incontrare centinaia di sostenitori e denigratori. Chi ritiene giusto che vengano finalmente messi in riga fannulloni/e che vogliono la scuola sotto casa (come fosse una colpa), chi ritiene che non sia questo il meritato compenso a chi per anni ha sopportato il disagio del precariato. Certamente non erano queste le modalità auspicate dai docenti precari per l’agognato reclutamento.
L’accostamento alla“deportazione”, determinato dall’eccezionale massa di insegnanti da assumere in un solo colpo, è dovuto almeno a due ragioni. La prima: il taglio degli 87.000 posti, in particolare nel meridione, effettuati dalla ministra Gelmini e mai più reintegrati nonostante il giudizio di illegittimità pronunciato dal Consiglio di Stato; la seconda: la sentenza della Corte di Giustizia Europea sul diritto all’assunzione maturato dopo 36 mesi di precariato.
Questi due fattori si sono perversamente intrecciati. Il governo, anziché prendere in esame – per porvi mano – le situazioni delle diverse province, ha scelto una scorciatoia: una lotteria nazionale per la corsa al posto, cui, in nome di un falso egualitarismo sono stati invitati a partecipare 102.000 precari da tutto il paese. Sarebbe occorsa una ben diversa attenzione alle persone, soprattutto all’età media dei /delle precarie nel nostro paese (non è un caso che la Corte europea abbia fissato in 36 mesi il termine per rimanere precari!). Un conto è allontanarsi da casa quando non si hanno pesanti responsabilità familiari, altra cosa sono spostamenti privi di particolari gratificazioni quando la propria presenza – in età matura – è ben radicata nella quotidianità domestica.
Ma le assunzioni dovevano servire da volano alla legge 107, e così è stato.
Forse eccessivo per la sproporzione delle immagini rievocate, ma comunque non del tutto improprio, è stato l’uso del termine “deportazione”, trattandosi dell’accettazione coatta per migliaia di docenti di un esodo dal proprio territorio sotto il ricatto del posto fisso. Un “salto nel buio” rispetto alle precedenti disposizioni (una provincia autonomamente indicata oltre quella di residenza), lo spettro del depennamento dalla graduatoria in caso di rifiuto della sede assegnata, la discriminazione inaccettabile tra le fasi A, B, e in particolare rispetto alla fase C , ossia l’incognita dell’“organico potenziato”.
Questi timori espressi all’unanimità nelle importanti mobilitazioni dei/delle precarie hanno indotto alcune migliaia dei docenti convitati a non partecipare alla lotteria, scegliendo di rimanere nelle rispettive graduatorie, a costo di prolungare lo stato di precarietà.
La protesta qualche risultato lo ha ottenuto: la nomina giuridica a partire dal prossimo anno scolastico sarà compatibile col mantenimento dell’incarico annuale a chi fosse già stato convocato. E intanto le supplenze continueranno sui posti non coperti.
Non possiamo che augurarci – al di là dell’auspicata abrogazione della legge 107 e del risultato dei numerosi ricorsi che impugneranno l’illegittimità delle procedure indicate – che la gestione del personale precario (non sparirà per bacchetta magica) venga assunta d’ora in avanti a tutti i livelli come problema prioritario, con la considerazione reale delle esigenze delle singole persone, col potenziamento della rete scolastica nelle province dove lo squilibrio è più evidente, in modo da consentire scelte in piena autonomia, nel rispetto della libertà di insegnamento, della dignità di ciascuno/a e della qualità della didattica.
“Deportazione” è dunque un termine che vorremmo cancellato per sempre dal mondo della scuola.
Ma soprattutto vorremmo che la sua bieca immagine non fungesse da freno alle richieste autonome di inserimento in graduatorie di altre province o regioni, sia del Nord che del Sud, che, invece, a prescindere dalla ricerca del tempo indeterminato, possono rappresentare un arricchimento, uno scambio di relazioni a vantaggio di docenti, di alunni e alunne, di genitori nei diversi contesti ambientali del nostro paese, la testimonianza vivente dell’unità nazionale del nostro sistema scolastico statale.
Le reti delle comunicazioni, incessanti e sempre più diffuse ovunque sul territorio nazionale, non sostituiscono la funzione della scuola, dove docenti provenienti da regioni frutto di differenti retaggi storici, socio-culturali, possono essere portatori/trici di esperienze maturate in realtà ancora oggi diverse, possono contribuire ad abbattere stereotipi, pregiudizi, diffidenze ataviche, possono rendere effettivo nel confronto giornaliero nelle aule quel “pluralismo” di posizioni che esalta la qualità della scuola pubblica. Occorrerebbero appositi incentivi proposti ai docenti precari interessati a simili percorsi.
La scuola italiana non deve chiudersi nel ghetto delle province, quale espressione esclusiva dei residenti delle singole località regionali (es. l’atteggiamento di alcuni docenti lumbard verso i precari meridionali inseriti nelle loro graduatorie ci riporta fatalmente agli anni ’50). l’Italia non è uno Stato federale, ma uno Stato unitario a dimensione nazionale. Questo era anche il senso della battaglia per i programmi nazionali. Vecchie battaglie, ma nuove per le giovani generazioni.
La scuola della Costituzione è nazionale e i valori espressi nella nostra Costituzione vanno rappresentati ovunque sul territorio nazionale, per la formazione di future generazioni realmente integrate nel rispetto di quei valori, anche a costo di inevitabili difficoltà. E il contributo di insegnanti di diversa provenienza temporaneamente impegnati/e in un simile grande progetto può essere prezioso.

Fonte: MicroMega online - blog dell'autore

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