La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 29 agosto 2015

Tutto quello che volevate sapere sulla Buona Scuola, dato per dato, numero per numero

di Lorenzo Cassata
Il governo dà i suoi numeri, i giornali lo seguono, i sindacati controbattono. Ma alla fine quanti sono e saranno i docenti assunti grazie alla “riforma” tanto contestata dai professori? Chi resta fuori?
Non sono domande con risposte facili.
Proviamo a fare i conti, tutti in una volta, ripercorrendo le tappe principali che hanno portato alle assunzioni di queste settimane.
Partiamo da un documento del governo, quello pubblicato l’estate scorsa e che lanciò il progetto “labuonascuola”. Il pdf è in rete e si può ancora scaricare
Lì c’erano calcoli chiari e progetti sostanzialmente lineari. Molti dicono che insegnanti e sindacati avrebbero dovuto reagire fin da allora con durezza, dimenticando che in parte lo fecero, con manifestazioni di agosto, ma soprattutto che quel piano, inizialmente non conteneva gran parte delle “modifiche” poi discusse e approvate nella primavera di quest’anno.
Nella scuola, da anni, si entrava in ruolo in due modi:
1) dalla graduatoria a esaurimento (GAE – prima fascia), alla quale si accedeva tramite corsi abilitanti appositi (SSIS, TFA, PAS…)
2) dalle liste dei vincitori dei concorsi (quello del 1999-2000, per cui esistono ancora abilitati non assunti, e quello del 2012)
Su base provinciale, per ogni settore, ogni anno scolastico si calcolavano i posti disponibili (in base ai pensionamenti) e si assumevano i docenti, al 50% dalle GAE e al 50% dai concorsi.
Oltre a queste liste, esistono due altre graduatorie – di istituto – destinate allesupplenze: la GAE – seconda fascia, riservata agli abilitati, e la GAE – terza fascia, per i non abilitati.
Leggiamo quello che scriveva il governo nel suo primo progetto, soprattutto riguardo ai numeri.
Nella GAE – prima fascia erano iscritti 155mila docenti, ma già dopo le assunzioni dello scorso anno il numero si dovrebbe essere assestato a circa141.800.
Nelle graduatorie dei vincitori del concorso del 2012 rimanevano da assumere circa 3mila docenti, di cui 1.800 circa erano iscritti anche alla GAE – prima fascia, quindi i vincitori in attesa sarebbero circa 1.200.
Il governo poi – nel documento della buona scuola – si impegnava ad assumere altre 5.100 persone circa, idonei del concorso del 2012.
Il totale, calcolato a ottobre 2014, di assunzioni previste dalla “buona scuola” era quindi 141.800 + 1.200 + 5.100 = 148.100.
Fu allora, a settembre 2014, che si parlò di “150mila assunzioni”, tutte nel 2015-2016. E’ “necessario” – scriveva il governo – che le 150mila assunzioni avvengano tutte in un solo anno scolastico.
Ma – come giustamente ricordato in un articolo di Roberta Carlini su Internazionale – la divisione per province e per classi di concorso fa sì – storicamente – che ci siano docenti iscritti nelle graduatorie in sovrannumero per alcune materie e per alcune regioni, mentre per altre zone d’Italia e discipline c’è carenza di insegnanti.
Cosa proponeva di fare allora il governo un anno fa, per risolvere questa asimmetria geografico-funzionale?
L’intenzione era chiara: assumere 50mila docenti nell’anno scolastico 2015-2016 in base ai vecchi criteri, sui posti effettivamente resi vacanti dai pensionamenti, anche accorpando “spezzoni” di cattedra su diverse scuole. Poi18mila insegnanti sarebbero stati assunti in quanto abilitati in discipline che si intendeva potenziare (musica, storia dell’arte e sport). Infine i restanti 80milasarebbero stati immessi in ruolo come “organico funzionale”, ovvero in sovrannumero nelle scuole, a tappare i buchi delle assenze, a prescindere dalla classe di concorso, così curando il “male” della “supplentite” (“refrain” poi totalmente scomparso dalla retorica del governo). 
Per garantire quest’ultimo passaggio si parlava già della possibilità di cambiare le regole, in modo da assumere docenti in province o regioni diverse da quelle delle graduatorie, e anche per materie diverse. Per questo era previsto un “censimento” da terminare “al più, entro il 31 dicembre 2014″.
Tralasciamo il fatto che i conti non tornavano comunque perché nel documento parte degli 80mila (20mila) erano anche un pezzo dei 50mila, ma sono dettagli. In ogni caso, il piano del governo puntava a raggiungere con un solo provvedimento diversi obiettivi: 
1) eliminare la GAE – prima fascia, assumendo tutti i 140mila docenti iscritti.
2) eliminare la graduatoria del concorso del 2012, assumendo tutti i vincitori e idonei residui.
3) limitare fortemente le supplenze, soprattutto quelle annuali, unificando seconda e terza fascia (avrebbero potuto chiedere di fare i supplenti solo gli abilitati)
4) instaurare a regime un meccanismo di assunzioni solo per concorso. Il concorso per il triennio 2016-2018 sarebbe dovuto partire nella primavera 2015, bandendo circa 40mila posti.
All’epoca i sindacati e gruppi di docenti protestarono. Motivo (principale) del contendere? Gli esclusi dal processo di assunzione: 
1) i precari con 3 anni di anzianità che non erano iscritti alla GAE – prima fascia (ma per i quali una sentenza della corte di giustizia europea ha “consigliato” l’assunzione allo Stato italiano): il numero non è definito
2) i “sospesi SSIS”, che avevano iniziato il percorso di abilitazione ma poi non lo avevano finito perché la SSIS era stata chiusa e sostituita dal TFA
3) gli abilitati TFA e PAS nuovi, che non avevano potuto iscriversi alla GAE – prima fascia
4) il personale tecnico e amministrativo (ATA), escluso dalla “buona scuola”
Dopo mesi, che sono serviti a Renzi a sostituire il sottosegretario Reggi (inviato al Demanio) con Faraone, mentre il censimento sulle graduatorie non risulta sia stato mai fatto.
A febbraio 2015 partono le indiscrezioni più varie. Sembra che le 150mila assunzioni si divideranno su più anni, che includeranno anche docenti non abilitati, la ministra Giannini rispondendo a un’interrogazione in Parlamentorassicura sull’assunzione di tutti gli idonei del concorso del 2012. 
Poi, dopo alcuni rinvii, arriva il DDL. La presentazione in consiglio dei ministri è del 12 marzo 2015. 
Gli assunti previsti per settembre sono diventati 100mila, 50mila in meno di quelli promessi. Inoltre si introducono novità rilevanti: il preside “manager” con i “superpoteri” e la sua “squadra”, gli albi regionali, un voucher di 500 euro per gli insegnanti con cui acquistare libri e strumenti digitali, il 5 per mille per le singole scuole.
A quel punto parte la mobilitazione nel mondo della scuola, che unisce tutte le sigle sindacali rappresentative (Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals) e i Cobas, ma anche comitati di precari e di “abilitati” di vario genere e movimenti di studenti. Si arriva a uno sciopero unitario, il 5 maggio, con una massiccia adesione, e al blocco degli scrutini a inizio giugno, anch’esso con un successo clamoroso. Renzi prova prima a rispondere con un video alla lavagna, quindiminaccia di far saltare le assunzioni, ma alla fine si impone a colpi di fiducia e, mentre il mondo della scuola continua a protestare fuori da Montecitorio, fa approvare la “buona scuola”. Il voto finale della Camera è del 9 luglio 2015.
Nella versione finale i provvedimenti principali sono i seguenti:
1) Le assunzioni per l’anno scolastico 2015-2016 sono 102mila (46mila in meno di quanto previsto nel piano iniziale). Sono inclusi gli idonei del concorso del 2012.
2) Il preside avrà i “super poteri”, in particolare quello di scegliere gli insegnanti da un “albo regionale“, ma solo dal 2016-2017. Rispetto alla proposta di marzo inoltre alcuni poteri del preside sono attenuati e resi più “collegiali”.
3) Il 5 per mille per le singole scuole è stato “stralciato” e rinviato a una nuova disposizione.
4) Il concorso nuovo è annunciato “entro dicembre 2015″ (inizialmente doveva partire in primavera)
Di fatto resteranno nella GAE – prima fascia decine di migliaia di docenti, la “supplentite” rimarrà, molti precari con 3 anni di anzianità, gli iscritti alla GAE – seconda e terza fascia, i nuovi abilitati con TFA e PAS sono fuori da qualsiasi possibilità di assunzione, se non con i prossimi futuribili concorsi. Per gli ATA (i tecnici e amministrativi) non è stata inserita nessuna assunzione speciale, anzi sono previsti tagli dell’organico. Per la scuola dell’infanzia non è previsto nessun organico potenziato: circa 40mila docenti della GAE – prima fascia rimarranno perciò esclusi.
Dopo la pubblicazione della legge n. 107/2015 il 13 luglio è scattata la parte burocratica delle assunzioni. Il MIUR (Ministero dell’Istruzione, università e ricerca) ha cominciato a enunciare regole e fasi, che si sono piano piano definite nel tempo, anche attraverso l’uso di FAQ.
1) La fase 0 riguarda le assunzioni “vecchia maniera”: 36.627 insegnanti reclutati. Dopo la fase 0, le graduatorie del concorso del 1999-2000 sono definitivamente soppresse. Questa fase si è conclusa. Secondo il ministeroavrebbe portato a circa 29mila assunzioni.
2) La fase A è sempre basata sulla GAE e sui concorsi del 2012, e assegna altri 10.849 posti vacanti: quelli dell’organico di fatto, unendo spezzoni di diverse scuole. Fase 0 e fase A insieme totalizzano 47.476 assunzioni, che si sarebbero potute fare comunque, anche senza “buona scuola” (corrispondono alle 50mila assunzioni di cui parlava il piano originario).
3) La fase B richiedeva che i docenti iscritti nella GAE – prima fascia o nelle graduatorie del concorso 2012 (come vincitori o idonei) facessero domanda, rinunciando alla propria posizione, entro il 14 agosto 2015. La fase B non assegna nessun posto ulteriore, se non eventuali residui delle due fasi precedenti, che non era stato possibile coprire per mancanza di docenti in una provincia o disciplina.
4) La fase C riguarda i “nuovi” posti previsti dalla “buona scuola”, che sono 55.258. Le assunzioni di questa fase avverranno a ottobre-novembre, dopo che le scuole avranno comunicato le loro necessità.
Le domande per le fasi B e C sono state 71.643. Considerando che nella fase 0 sono state assunte circa 29mila persone, cresciute a 31mila con la fase A, rimangono le assunzioni della fase B (16.210) e della fase C (55.258).
Il totale di posti ancora da assegnare 16.210+55.258=71.468 corrisponde quasi esattamente – in modo “magico” – al numero (71.643) delle domande presentate. Ma è molto improbabile che saranno colmati tutti i posti. Questo perché ci sono alcune migliaia fra le 71mila domande delle fasi B e C che sono probabilmente da scartare (doppioni, persone senza i requisiti, altre già assunte nelle fasi precedenti, ecc.). Inoltre i posti che non sono stati assegnati finora non è detto che lo saranno tutti nelle ultime fasi: si tratta evidentemente di posti in province e/o classi di concorso su cui non ci sono docenti. E una parte dei chiamati finali potrebbe comunque tirarsi indietro, di fronte a un trasferimento molto gravoso o su una materia di cui non ha alcuna competenza.
La stima è infatti che le assunzioni complessive saranno 15.000 in meno del previsto. Quei posti andranno a sommarsi ai 65.000 del prossimo “concorsone”, che dovrebbe essere nazionale, già quindi nello spirito della “buona scuola” e selezionare 80mila docenti per le assunzioni dei successivi 3 anni.
Perché molti docenti non hanno presentato la domanda, scatenando polemiche estive
Perché si sono trovati davanti a una scelta razionale, sulla base degli elementi di conoscenza a disposizione (esistono siti che da anni si sono specializzati nel fornire questo tipo di dati agli insegnanti): da una parte la possibilità di essere mandati a insegnare in una provincia o addirittura una regione diversa da quella in cui erano in graduatoria da anni, dall’altra quella di rimanere nella GAE della propria provincia sperando in un’assunzione nei prossimi anni scolastici. 
La scansione delle fasi B e C crea addirittura una possibile inversione delle graduatorie. I docenti collocati ai primi posti potrebbero finire a “tappare i buchi” delle assunzioni sui posti vacanti fuori provincia, residui delle fasi 0 ed A, mentre chi li seguiva in graduatoria, aspettando novembre, potrebbe finire, con la fase C, ad essere assegnato nella sua provincia: un meccanismo perverso che molti insegnanti non hanno voluto rischiare.
E’ quindi prevedibile che – a differenza di quanto riportato da molti giornali – si siano “rifiutati” di fare domanda docenti in testa alle graduatorie anche nelle province tradizionalmente più sguarnite, oltre che in quelle con comunicazioni più difficili. 
La tabella riassuntiva è stata elaborata incrociando – per regione – diversi numeri: quelli delle assunzioni della “fase 0″ (dati del ministero), quelli delle presenze nella GAE – prima fascia (prese da qui) e quelli delle domande presentate per le fasi B e C, presi dal sito del ministero. Infine il ministero ha fornito anche i dati dei posti rimasti dopo le fasi 0 ed A (che sono 16.210), che saranno quindi usate per la fase B. Per calcolare il “tasso di domanda” finale ho escluso la scuola dell’infanzia, per la quale non si faceva domanda, visto che non è inclusa nel piano straordinario di assunzioni.
Si tratta ovviamente di una tabella con molti difetti:
– non si tiene conto dei numerosi “duplicati” (molti docenti sono iscritti in più graduatorie per diverse classi di concorso)
– non si sa nulla della fase A e della sua distribuzione sul territorio: la fase è stata gestita in modo decentrato
– non tiene conto di vincitori e idonei al concorso 2012 che non sono nella GAE
L’indicatore che indica la percentuale di domande “volontarie” rispetto ai presenti in graduatoria è più alto per le regioni del nord, ma ci sono alcuni dati sorprendenti, come il fatto che Sardegna e Sicilia non si collocano agli ultimi posti.
L’indicatore che indica il tasso di disponibilità è correlato a quello delle domande, con eccezioni significative. Toscana e Liguria ad esempio, pur avendo una forte disponibilità, hanno un tasso di domande relativamente basso, ad esempio.

Fonte: minima&moralia

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